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T&E denuncia che alcuni primari Stati marittimi dell'UE frenano le iniziative per la riduzione delle emissioni dello shipping
I più recalcitranti sarebbero Croazia, Portogallo, Italia, Cipro e, fanalino di coda, la “marittimissima” Grecia
23 marzo 2018
Tra le nazioni dell'Unione Europea che meno si sono impegnate nel sostenere l'adozione di misure per ridurre le emissioni di gas serra prodotte dallo shipping ci sarebbero alcuni tra i primi Stati marittimi dell'UE, ovvero Croazia, Portogallo, Italia, Cipro e, fanalino di coda, la “marittimissima” Grecia. Lo sostiene Transport & Environment (T&E), organizzazione non governativa con sede a Bruxelles che associa oltre 50 organizzazioni con lo scopo comune di promuovere a livello UE e globale una politica dei trasporti basata sul principio dello sviluppo sostenibile.
In vista dell'adozione della proposta iniziale dell'International Maritime Organization (IMO), l'agenzia delle Nazioni Unite, sulla riduzione delle emissioni prodotte dalle navi prevista in occasione della prossima sessione del Marine Environment Protection Committee (MEPC) che si terrà ad aprile, cioè oltre vent'anni dopo che l'IMO è stata incaricata di farlo dal Protocollo di Kyoto del 1997, Transport & Environment ha condotto una ricerca con l'obiettivo di classificare gli Stati membri dell'UE in base al loro impegno in questo ambito. L'esito di tale ricerca, che ha preso in esame le 23 nazioni UE provviste di coste e il Lussemburgo che ha un registro navale attivo pur non essendo una nazione marittima, è che le nazioni europee maggiormente impegnate a sostenere un piano climatico efficace da adottare in sede IMO sarebbero Germania, Belgio e Francia seguite da Olanda, Spagna, Svezia, e poi Regno Unito, Danimarca, Lussemburgo e Finlandia. La classifica è stata stilata sulla base di osservazioni scritte e orali sottoposte all'IMO dagli Stati UE.
T&E ha evidenziato che il rapporto rimarca anche la netta divisione geografica tra le nazioni dell'Europa settentrionale, che dimostrano un maggiore impegno verso il raggiungimento di un accordo per la riduzione delle emissioni dello shipping, e gli Stati dell'Europa meridionale ed orientale che mostrano molta meno iniziativa verso questo obiettivo, con l'eccezione degna di nota - ha osservato l'organizzazione non governativa - della Spagna che occupa la quinta posizione.
Il rapporto di T&E rileva inoltre che, nella compilazione della graduatoria, i principali registri navali dell'UE - Malta, Grecia e - Cipro hanno ottenuto punti quasi esclusivamente negativi data la loro quasi totale mancanza di impegno nei negoziati sul clima.
«Quando nel 2017 il Parlamento europeo ha chiesto iniziative sulle emissioni dello shipping - ha denunciato Faig Abbasov, ufficiale marittimo di T&E - le grandi nazioni marittime europee hanno proclamato con forza che l'UE non dovrebbe imporre norme sullo shipping dato che tutti stavano facendo del loro meglio affinché la questione venisse affrontata in sede IMO. Tuttavia - ha accusato Abbasov - questi stessi Stati stanno ora lavorando per far naufragare un possibile accordo sul clima in sede IMO per il trasporto marittimo».
«Aprile - ha concluso Abbasov - costituisce l'ultima opportunità di agire di concerto per l'industria dello shipping, per i principali Stati di bandiera e per l'IMO. Lo shipping non può più trarre vantaggio dagli sforzi compiuti da altri settori. Questo è un campanello d'allarme per l'UE. O i governi dell'UE, in particolare quelli con industrie navali importanti, si impegnano seriamente a conseguire un buon risultato in sede IMO oppure dovranno accettare soluzioni al di fuori dell'IMO».
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