Assarmatori si è schierata a fianco della sua associata Moby, la compagnia di navigazione del gruppo Onorato Armatori che nei giorni scorsi ha denunciato di essere oggetto di attacchi portati da fondi di investimento speculativi ( del 20 settembre 2019). Sostenendo che «i rapporti fra mondo armatoriale e finanza vanno riscritti», il presidente dell'associazione armatoriale, Stefano Messina, ha sottolineato che «le compagnie di navigazione italiane non possono essere terra di conquista per azioni speculative, mirate a negare la continuità e a minare i livelli occupazionali dei lavoratori e della gente di mare sulla flotta che batte la bandiera nazionale e garantisce servizi pubblici essenziali».-
- «Nell'affermare con forza la posizione dell'associazione a sostegno incondizionato non solo di uno dei suoi associati, ma anche di una delle realtà storiche più importanti della flotta italiana - ha affermato Messina - il caso Moby rappresenta la conferma, purtroppo acuta, di un momento particolarmente delicato nei rapporti fra finanza e shipping. Un momento che richiede un ripensamento globale e forse anche la definizione di un nuovo quadro di regole».
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- Per il presidente di Assarmatori, sono «lontani ormai i tempi dei rapporti lineari fra gruppi armatoriali e banche disposte e in condizione di sostenere lo sforzo imprenditoriale e di investimento nel rinnovamento delle flotte. Ora - ha evidenziato - un'industria così capital intensive come quella del mare e così essenziale per gli equilibri strategici dell'economia e dell'interscambio mondiale non può essere abbandonata ai venti di tempesta della speculazione».
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- «Ben vengano - ha precisato Messina - nuovi player finanziari in grado di sostenere anche gli sforzi che i gruppi armatoriali come Moby stanno ad esempio affrontando nel campo della tutela dell'ambiente, ma è oggi necessario che questi gruppi cessino di considerare le navi, le rotte marittime e specialmente i marittimi, alla stregua di un gioco di Monopoli dove la partita si apre e si chiude in tempi strettissimi con plusvalenze milionarie a favore di chi specula».
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- «Lo shipping, e quello italiano in particolare - ha concluso il presidente di Assarmatori - ha bisogno non di speculatori che acquistano, come avvenuto nella fattispecie, al mercato secondario titoli obbligazionari emessi dalla compagnia, ma di partners che investano in progetti e abbiano nel loro codice genetico finanziario il sostegno, l'affiancamento di iniziative industriali e non speculazioni usa e getta fatte sulla pelle di un gruppo che impiega 5.000 persone e che costituisce un'importante infrastruttura del nostro Paese».

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