Oggi nel corso dell'assemblea annuale della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), svoltasi a Roma presso l'Auditorium della Tecnica-Confindustria, il presidente dell'organizzazione armatoriale, Mario Mattioli, ha invitato il governo a delineare un'agenda condivisa delle “priorità del mare”. Nella sua relazione, che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica”, Mattioli ha ricordato che la flotta italiana rappresenta un “marchio di qualità” internazionalmente riconosciuto, un punto di forza del “Sistema Paese” che si fonda su qualità dei servizi, tutela del lavoro marittimo e sicurezza delle persone, delle merci e dell'ambiente marino e che l'economia del mare si rafforza quale frontiera economica mondiale. «L'industria marittima - ha sottolineato - è capace di stimolare sviluppo, occupazione qualificata e innovazione; è una risorsa indispensabile, anzi insostituibile, per l'economia mondiale, per fronteggiare con successo e in modo unitario le sfide globali dei prossimi decenni».-
- Ricordando che in Italia il cluster marittimo vale 32 miliardi di euro e che la Blue Economy allargata (considerando anche sport, energia e turismo) ha un valore stimato di 130 miliardi, Mattioli ha evidenziato che se il Paese saprà attivarne il potenziale ancora inespresso si creeranno ulteriori ingenti risorse. «Proprio per questo - ha spiegato - abbiamo immaginato l'assemblea odierna come un invito a considerare il mare e la terra un unico “ambiente di sviluppo integrato. Dobbiamo riuscire a congiungere le Alpi e il mare in un'unica prospettiva virtuosa ed è per questo che abbiamo più volte chiesto un'amministrazione dedicata alle politiche marittime, ma continuiamo a rivolgerci ancora ad almeno otto dicasteri».
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- Nel suo intervento Mattioli ha osservato che «oggi la competizione si è spostata nel quadro europeo dove le condizioni di registrazione delle navi sono ormai praticamente equivalenti. Pertanto - ha rilevato il presidente di Confitarma - la scelta della bandiera è determinata dalle condizioni del “Sistema Paese”. E il nostro sembra soffrire di quella che viene definita “Sea blindness”, l'incapacità di riconoscere il ruolo centrale dell'economia del mare per la nostra vita di ogni giorno. Ed ecco il punto: Siamo - si è chiesto Mattioli - un Paese davvero “marittimo”? Siamo una nazione shipping friendly? Abbiamo il coraggio di dedicare alle politiche marittime una governance unitaria? Io - ha concluso - spero vivamente di sì».
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- Nel suo intervento Paola De Micheli, neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha confermato che il governo sta lavorando in Europa «per far valere le nostre specificità sul Registro Internazionale, perché - ha precisato - crediamo sia una misura destinata a migliorare la competitività delle nostre navi esattamente come il marebonus e il ferrobonus che hanno già dato risultati molto importanti».
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- L'assemblea si è conclusa con l'intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che, replicando alle domande poste da Mattioli, ha affermato che operare e competere liberi e sicuri nel mondo è una necessità primaria dei Paesi marittimi e che l'Italia è un Paese straordinariamente marittimo. Conte ha aggiunto che il governo è fortemente impegnato nella promozione internazionale dell'industria italiana ben sapendo che gran parte dei nostri prodotti viene trasportato via mare. Il premier ha sottolineato anche che è fondamentale assicurare alla flotta nazionale la possibilità di competere sui mercati globali, seguendo il percorso già tracciato dalla Commissione Europea per il mantenimento e lo sviluppo delle industrie marittime degli Stati membri, evitandone la delocalizzazione.
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