L'Associazione Italiana Terminalisti Portuali (Assiterminal) ha inviato una lettera aperta a Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, denunciando una «ormai costante serie di provvedimenti - ha spiegato il presidente dell'organizzazione, Luca Becce - che tendono con i loro effetti a determinare un discriminante scenario di incertezza per la collettività del mondo economico portuale in contraddizione con una sedicente linea politica che invece asserisce di voler promuovere la competitività del sistema logistico del nostro Paese».-
- «La categoria dei terminalisti e delle imprese portuali che operano in Italia - ha ricordato Becce - rivendica da tempo la dignità di propulsore dello sviluppo economico di un settore che nel suo insieme rappresenta circa il 10% del Pil del Paese, in cui la modalità marittima costituisce, in valore, oltre il 60% del sistema dei trasporti, senza però trovare riscontro in una pianificazione di misure omogenee volte a contribuire realmente a detto sviluppo. Al contrario - ha evidenziato il presidente di Assiterminal nella lettera - ci troviamo a dover rincorrere e stigmatizzare ripetutamente misure che depotenziano la capacità di sostenersi sul mercato e di fornire agli azionisti (grandi o piccoli che siano) un'appetibilità per investimenti e proiezioni di medio lungo periodo, in un contesto di deficit infrastrutturale evidente a tutti non certo ascrivibile al nostro comparto imprenditoriale».
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- «Il nostro, lo ribadiamo - prosegue la lettera - è un settore “capital intensive” con marginalità volatile, senza un regime di decontribuzione o forfettizzazione degli utili che fatica a misurarsi nel contesto internazionale in cui opera. La riforma della 84/94 (la legge di riforma della portualità italiana, ndr) è rimasta lettera morta, l'azione delle nostre istituzioni portuali continua così ad essere improntata ad un localismo senza visione (tutti chiediamo una vera cabina di regia). Continua così a mancare un'omogeneità nella determinazione dei criteri dei canoni sulle concessioni portuali (che garantiscono già un ingente introito all'erario) e, in aggiunta a ciò, si sovrappongono sempre di più enti regolatori - in ultimo A.R.T. - che agiscono con modalità e strumenti disarticolati che impongono comunque sovraccosti senza alcun valore aggiunto: ora si chiede un aumento dell'Ires (ci piace richiamare l'art.3 della Costituzione!) che colpisce indiscriminatamente concessionari puri e imprese logistiche (beneficiarie di una mera autorizzazione), equiparando gestori e infrastrutture completamente differenti per funzioni, ruoli e marginalità. Con queste premesse il nostro sistema non può essere competitivo!»
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- «Abbiamo - ha specificato inoltre Becce - un costo del lavoro (diretto e indiretto) nettamente maggiore del 25% rispetto ad altri Paesi anche comunitari con cui ci confrontiamo (per non parlare di quelli che operano sulla sponda settentrionale del continente africano), la Comunità Europea che chiede un diverso approccio nella tassazione dei canoni concessori con l'alea di gravare maggiormente sulle casse delle imprese, incentivi minori rispetto ad altri settori».
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- «Signora ministro - ha concluso Becce - Assiterminal, ritenendo di esprimere una opinione condivisa dalle associazioni del cluster della logistica marittimo portuale, chiede, senza polemica, una decisa inversione di marcia e una chiara determinazione nell'approcciare il nostro settore in modo proattivo e sistemico, se non si vuole che lo stesso entri strutturalmente in crisi! Ribadiamo ovviamente la nostra disponibilità, come sempre dimostrato, ad apportare contributi utili al sistema Paese».
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