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IATA, ICS, IRU e ITF denunciano che le isteriche reazioni dei governi alla variante Omicron rischiano di far collassare una supply chain già in ginocchio
Platten: assisteremo ad un ritorno al momento di picco del 2020 della crisi del cambio degli equipaggi delle navi
3 dicembre 2021
Le attività di trasporto e distribuzione delle merci sono state messe sotto forte pressione in tutto il mondo dalle conseguenze della diffusione della pandemia di Covid-19, che ha indotto i governi ad adottare iniziative e norme per ridurre la mobilità e con essa la trasmissione del virus. Se qualche mese fa l'allentamento delle restrizioni aveva un poco attenuato l'impatto negativo sulla logistica, la propagazione della variante Omicron ha spinto nuovamente i governi ad inasprire le misure per fermare il contagio nonostante da diversi giorni ormai gli esperti ritengono questa variante assai meno pericolosa, ad esempio, della variante Delta che pure allarma da alcuni mesi gli Stati.
La reazione di molti governi alla variante Omicron ha convinto quattro primarie organizzazioni mondiali del trasporto - International Air Transport Association (IATA), International Chamber of Shipping (ICS), International Road Transport Union ( IRU) e International Transport Workers' Federation ( ITF) - a sollecitarli a non reintrodurre restrizioni alle frontiere che limitano ulteriormente la libertà di movimento dei lavoratori dei trasporti.
IATA, ICS, IRU e ITF hanno evidenziato che «le reazioni istintive dei leader mondiali alla variante Omicron stanno sottoponendo i lavoratori dei trasporti e la supply chain globale ad un più elevato rischio di collasso». «I lavoratori del trasporto transfrontaliero, tra cui i marittimi, il personale di volo e gli autisti - hanno spiegato le quattro associazioni - devono essere in grado di continuare a svolgere il proprio lavoro e attraversare le frontiere senza prescrizioni sui viaggi eccessivamente restrittive al fine di mantenere in movimento catene di approvvigionamento già in difficoltà».
Le associazioni del settore dei trasporti hanno espresso anche frustrazione perché i governi si sono rifiutati di seguire le indicazioni espresse a settembre dai leader mondiali con lo scopo di garantire la libera e sicura circolazione dei trasporti, dare priorità ai lavoratori dei trasporti nell'ambito delle campagne di vaccinazione, adottare protocolli di viaggio e sanitari sviluppati dal settore per i marittimi, gli autisti e il personale di volo e approvati da WHO, ILO, IMO e ICAO, creare certificati e procedure di vaccinazione armonizzati a livello mondiale, digitali e reciprocamente riconosciuti, ed aumentare la fornitura globale di vaccini.
«Per i nostri settori dei trasporti, questo sembra il giorno della marmotta», ha rilevato il segretario generale dell'ICS, Guy Platten, riferendosi ai detti sul rivivere circostanze già vissute. «Il timore legittimo e reale - ha spiegato - è che, a meno che non venga assunta un'iniziativa coordinata da parte dei leader mondiali, assisteremo ad un ritorno al momento di picco del 2020 della crisi del cambio degli equipaggi quando più di 400mila marittimi erano stati colpiti da restrizioni ai viaggi inutilmente severe. Negli ultimi due anni i nostri lavoratori dei trasporti hanno lavorato instancabilmente durante la pandemia per tenere in movimento la supply chain mondiale e sono giunti ad un punto di rottura. Dicembre - ha avvertito Platten - è tradizionalmente un periodo impegnativo per i marittimi che ritornano a casa dalle loro famiglie e i governi devono loro la possibilità di passare quel periodo con i loro cari».
Analoghe le considerazioni del direttore generale della IATA sull'effetto delle nuove restrizioni sul settore del trasporto aereo: Willie Walsh ha osservato che le restrizioni alle frontiere che impediscono al personale di volo di svolgere il proprio lavoro non hanno nulla a che fare con la limitazione della diffusione delle varianti del virus che, quando vengono scoperte - ha sottolineato - sono già presenti in tutto il mondo, mentre invece - ha denunciato - infliggono «gravi danni alle supply chain globali e alle economie locali ancora in fase di ripresa».
«Gli stessi governi che hanno bloccato l'accesso globale ai vaccini - ha rilevato il segretario generale dell'organizzazione sindacale ITF, Stephen Cotton - sono ora i primi a serrare i loro confini per tenere fuori la variante Omicron. Piuttosto che perseguire una soluzione globale a questa pandemia, le loro decisioni rischiano di far ulteriormente collassare la catena di approvvigionamento. Non è solo moralmente riprovevole - ha evidenziato Cotton - è anche un suicidio economico. Abbiamo bisogno dell'accesso universale ai vaccini ora. È imperativo per tutti noi dire ai governi di smettere di inchinarsi davanti alle grandi industrie farmaceutiche e far sì che ogni paese possa produrre i vaccini necessari per porre fine a questa pandemia».
Sconfortata anche la reazione del segretario generale dell'IRU, Umberto de Pretto: «ancora una volta - ha deplorato - la storia del Covid si sta ripetendo, con i governi che nel giro di poche ore modificano unilateralmente centinaia di regole che riguardano i lavoratori dei trasporti transfrontalieri. I camionisti - ha denunciato de Pretto - sono di nuovo presi nel mezzo e pagano un prezzo pesante semplicemente per fare il loro lavoro al fine di mantenere funzionanti le catene di approvvigionamento globali. Loro, e tutti noi che facciamo affidamento sul loro servizio, meritano molto di meglio».
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