- La guerra della Russia all'Ucraina ha chiaramente posto un freno alla globalizzazione, stante la necessità di molti governi di reperire risorse che in precedenza o ancora acquisiscono all'estero da nazioni ora considerate ostili o inaffidabili. Se il caso più emblematico è quello delle fonti energetiche, con diversi Paesi europei che stanno tentando di rimediare alla propria dipendenza dal gas e dal petrolio russi, la questione si è rapidamente allargata ad altre materie prime così ai prodotti semilavorati o finiti.
-
- Uno dei più recenti esempi degli allarmi suscitati in alcune nazioni per la dipendenza in diversi segmenti delle proprie attività economiche da attrezzature e mezzi forniti in gran parte da nazioni ritenute non proprio amiche è quello delle attrezzature per il trasporto intermodale a disposizione degli operatori statunitensi. Preoccupazione è stata espressa dall'agenzia federale americana Federal Maritime Commission (FMC) per la dipendenza della logistica statunitense dai container e dagli chassis prodotti in Cina.
-
- In particolare, a conclusione di un anno di analisi di questo mercato, la FMC ha effettuato una valutazione del predominio della Repubblica Popolare Cinese nella produzione di contenitori e semirimorchi da cui risulta - ha concisamente riassunto il commissario dell'agenzia governativa americana, Carl W. Bentzel - che, «come Paese, il nostro settore e le nostre attrezzature marittime dipendono sempre più dalla Cina. La pandemia - ha spiegato - ha mostrato quanto la nostra supply chain e la nostra economia siano legati ai nostri partner globali. Dobbiamo - è l'avvertimento di Bentzel - valutare con attenzione le nostre partnership».
-
- Bentzel ha evidenziato che i tre maggiori produttori cinesi, che sono di proprietà o sono controllati dallo Stato cinese, coprono oltre l'86% delle forniture mondiali di semirimorchi intermodali e queste stesse società producono oltre il 95% dei container utilizzati sul mercato mondiale, inclusi i contenitori intermodali utilizzati sui treni e sui camion negli Stati Uniti.
-
- Osservando che quando la domanda di container marittimi è aumentata i produttori cinesi di attrezzature intermodali sono stati assai lenti nell'aumentare la produzione, Bentzel si è chiesto se ciò non facesse parte di una deliberata strategia per manipolare i prezzi, interesse - ha tuttavia precisato il commissario della FMC - che però è mitigato da quello della Cina di supportare i propri esportatori affinché possano servire i mercati esteri, in particolare gli USA. «Ad ogni buon conto - ha precisato ancora Bentzel - questa attenuazione degli interessi al fine di poter spedire le esportazioni cinesi non si estende ad altri mercati in Asia né ad altri mercati esteri che fanno concorrenza alle esportazioni cinesi, né in definitiva diminuisce il potenziale livello di manipolazione del mercato».
-
- Assentendo alle considerazione di Bentzel, che è stato nominato commissario della FMC nel 2019 dal presidente Donald Trump, un altro commissario della Federal Maritime Commission, Max Vekich, a cui l'incarico è stato conferito dal presidente Joe Biden lo scorso 24 giugno, ha rilevato che se la Cina ha l'interesse di non far mancare le attrezzature intermodali utili alle spedizioni dei propri esportatori, gli esportatori statunitensi invece - ha osservato Vekich - «stanno attraversando un periodo sempre più difficile nell'immettere le loro merci sul mercato, spesso a causa della carenza di attrezzature disponibili».
-
- Per Vekich, «è importante che, come nazione, disponiamo delle risorse utili a reagire alle interruzioni della supply chain e di una forza lavoro pronta ad affrontare queste mutevoli condizioni del mercato. Anche se c'è ancora molto da fare - ha aggiunto - dobbiamo incentivare una base manifatturiera negli Stati Uniti che sia in grado di produrre le attrezzature essenziali per soddisfare le esigenze dei nostri esportatori».
|