Il sindacato International Transport Workers' Federation (ITF)
ha accusato la compagnia di navigazione turca Sea Lion Shipping di
disinteressarsi della sorte dei marittimi imbarcati sulle navi della
società di Istanbul, marittimi abbandonati senza salario in
una situazione estremamente precaria che ha portato uno di questi a
tentare il suicidio. L'ITF ha denunciato che lo scorso 21 settembre
un marittimo della nave Med Sea Eagle, che da luglio è
all'ancora al largo di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, è
stato trasportato a terra e ricoverato in ospedale dopo aver assunto
un'overdose di compresse di antidolorifici. «La domanda che la
comunità marittima ora deve porsi - ha affermato Steve
Trowsdale, coordinatore dell'ispettorato dell'ITF - è: com'è
stato consentito che le cose diventassero così gravi da
spingere questo marittimo a voler togliersi la vita? La Sea Lion
Shipping - ha aggiunto Trowsdale - sostiene di essere in difficoltà
finanziarie, ma è altamente immorale, e contrario al diritto
internazionale, scaricare il peso dei suoi fallimenti sui suoi
equipaggi. In ogni caso, esistono sistemi che dovrebbero
salvaguardare i singoli marittimi coinvolti in questo tipo di
situazioni. Questi sistemi - ha specificato il rappresentante del
sindacato internazionale dei lavoratori del settore dei trasporti -
stanno fallendo a causa del comportamento ambiguo della compagnia e
perché tutta una serie di altre persone si sottraggono alle
proprie responsabilità».
L'ITF ha reso noto che, interpellato dal sindacato a seguito del
tentato suicidio del marittimo, l'armatore della nave ha risposto
via e-mail spiegando che «le perdite finanziarie subite dalla
nostra compagnia, assieme al fatto che la nostra intera flotta è
attualmente inutilizzabile, stanno gradualmente fermando tutte le
nostre attività. Come azienda, stiamo facendo ogni sforzo per
rimediare a questa situazione, incluso valutare misure come la
vendita delle navi».
Il sindacato ha tuttavia evidenziato che la priorità deve
essere rivolta al benessere degli equipaggi. «La compagnia -
ha spiegato Sandra Bernal, coordinatrice del Network FOC dell'ITF
per la regione Asia Pacifico, che è intervenuta per conto
dell'equipaggio della Med Sea Eagle - ha più volte
promesso di pagare l'equipaggio e di riportarlo a casa, ma queste
promesse non sono servite a nulla». A tal proposito, l'ITF ha
precisato che lo scorso 8 settembre Sea Lion Shipping ha inviato
rimesse all'equipaggio prospettando il prossimo pagamento dei loro
salari arretrati, pagamento però che non è stato
effettuato. «Queste persone - ha denunciato Bernal - erano già
bloccate a bordo della nave da mesi senza alcuna segnalazione su
quando sarebbero potute tornare a casa. Stavano finendo cibo e acqua
e molte forniture mediche essenziali erano già esaurite. Tre
soffrivano di febbre e un quarto soffriva di forti dolori alla
schiena. Emettere comunicazioni fuorvianti in tale situazione è
decisamente crudele. Non c'è da meravigliarsi che alcuni
marittimi siano stati così preda dell'angoscia. Anche voi
sareste angosciati se la vostra vita fosse appesa ad un filo in mano
ad un datore di lavoro così insensibile».
Il sindacato ha sottolineato che tale comportamento della
compagnia turca riguarda anche altre navi della sua flotta, tra cui
la Med Sea Fox, anch'essa all'ancora al largo degli Emirati
Arabi Uniti, i cui dieci membri dell'equipaggio, dopo molti mesi di
pressioni da parte dell'ITF, sono riusciti ad ottenere il pagamento
dei salari e il rimpatrio, anche se - ha specificato il sindacato -
a quattro ucraini è dovuta ancora la paga di 26 giorni di
lavoro. Però questi marittimi sono stati rimpiazzati da altri
dieci che non vengono pagati da più di tre mesi. «La
compagnia - ha accusato Trowsdale - ha ammesso di essere in
difficoltà finanziarie. Quindi assume persone nella piena
consapevolezza che non intende pagarle. Questo, a mio parere, è
traffico di esseri umani».
L'ITF ha specificato che una terza nave della Sea Lion Shipping,
la Med Sea Lion, è attualmente abbandonata in Africa
occidentale, con l'equipaggio che non viene retribuito né
assistito dalla compagnia. Lo scorso giugno - ha precisato il
sindacato - dodici marittimi della nave, che credevano di tornare a
casa in India, sono stati respinti in un aeroporto della Guyana in
quanto si è scoperto che la compagnia aveva fornito loro
biglietti falsi.
Tornando al caso della Med Sea Eagle, l'ITF ha reso noto
che il marittimo che ha tentato il suicidio è stato dimesso
dall'ospedale ma, incredibilmente, è stato rimandato a bordo
della nave e, in risposta al tentato suicidio, la Sea Lion Shipping
ha nuovamente emesso rimesse a favore dell'equipaggio della nave
che, tuttavia, ancora una volta non è stato pagato, né
sono arrivati sulla general cargo i rifornimenti che erano stati
promessi il 23 settembre.
Trowsdale ha evidenziato come, in particolare, il caso della Med
Sea Eagle abbia messo in luce non solo «l'abominevole
comportamento dell'armatore», ma anche quello di altri attori
coinvolti, con «l'agente marittimo che si è rifiutato
di rifornire la nave sinché non fosse stato pagato dagli
armatori, con lo Stato di bandiera che non si è assunto
alcuna responsabilità, con gli assicuratori che latitano e
con l'autorità di Port State Control che è intervenuta
solo in seguito al tentato suicidio del marittimo. Mentre tutte
queste persone cercano di sottrarsi alle proprie responsabilità,
i mesi passano e i marittimi soffrono. Come industria - ha concluso
Trowsdale - dobbiamo trovare modi migliori per affrontare questi
problemi. Nel frattempo la Sea Lion Shipping deve vendere almeno una
delle sue navi per porre fine alla crisi finanziaria e iniziare a
trattare i suoi marittimi con il rispetto che meritano».
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