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TRASPORTI
Pieno apprezzamento dell'ECSA per il Clean Industrial Deal europeo
Favore espresso anche da T&E, che però ritiene assai preoccupante la decisione di rinviare la proposta di un obiettivo climatico per il 2040
Bruxelles
27 febbraio 2025
C'è l'apprezzamento dell'associazione degli armatori
europei per il riconoscimento dello shipping quale uno dei cinque
settori nei quali dovrebbe essere implementato il Clean Industrial
Deal, il programma per realizzare una decarbonizzazione dell'UE che
nel contempo salvaguardi la competitività e la resilienza
dell'industria europea che è stato presentato ieri dalla
Commissione Europea. Il Patto per l'Industria Pulita include,
infatti, il Sustainable Transport Investment Plan, il programma fra
i cinque previsti che è dedicato alla decarbonizzazione del
settore dei trasporti e che prevede la definizione di misure a breve
e medio termine per assicurare prioritariamente supporto allo
sviluppo di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio
per il trasporto marittimo e quello aereo. Riferendosi a questo
programma, l'European Community Shipowners' Associations (ECSA) ha
evidenziato che «garantire investimenti mirati nella
produzione, distribuzione e impiego di carburanti marittimi
sostenibili è essenziale per soddisfare gli obiettivi di
decarbonizzazione del settore, salvaguardando al contempo la
competitività dello shipping europeo».
Per ECSA, inoltre, «è fondamentale per la
competitività dell'industria europea attuare l'impegno della
Commissione e ridurre gli obblighi di reporting di almeno il 25% per
tutte le aziende e di almeno il 35% per le PMI che sono la spina
dorsale dell'industria europea dello shipping. A tal proposito - ha
rilevato l'associazione degli armatori europei - il primo pacchetto
di semplificazione (pacchetto Omnibus) rappresenta un buon passo
avanti. La revisione della tassonomia dovrebbe anche rendere i suoi
criteri di sostenibilità adatti allo scopo per il settore del
trasporto marittimo». Secondo ECSA, «i prossimi
pacchetti di semplificazione dovrebbero anche considerare i
progressi compiuti e l'implementazione della strategia sui gas serra
dell'IMO, con l'obiettivo di allineare la legislazione dell'UE e
garantire parità di condizioni a livello internazionale».
Per l'associazione armatoriale, anche «il lancio di un
nuovo meccanismo nell'ambito della Banca europea dell'idrogeno per
ridurre il rischio degli investimenti nei carburanti per lo shipping
rappresenta uno sviluppo positivo. Sfruttare le entrate nazionali ed
europee dell'ETS - ha evidenziato ECSA riferendosi agli introiti
generati dal sistema per lo scambio di quote di emissioni
nell'Unione Europea - è essenziale per costruire capacità
industriali in Europa e colmare l'immenso divario di prezzo tra
combustibili convenzionali e quelli puliti che possono essere fino a
cinque volte più costosi. A questo proposito, i meccanismi di
sovvenzioni e aste come modelli a servizio possono aiutare a mettere
in comune le entrate ETS nazionali per supportare questi
obiettivi».
«Questo - ha sottolineato il
segretario generale dell'ECSA, Sotiris Raptis - è il momento
di agire con urgenza per effettuare gli investimenti necessari in
tecnologie e combustibili puliti, per mantenere la competitività
internazionale del nostro settore e per migliorare la sicurezza del
nostro continente. Gli Stati membri dell'UE - ha specificato Raptis
- devono utilizzare i nove miliardi di entrate ETS dello shipping
per supportare la produzione di combustibili puliti. Esortiamo
inoltre la Commissione a ridurre la burocrazia e garantire parità
di condizioni a livello internazionale».
Anche Transport & Environment (T&E), l'organizzazione
indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, ha
accolto con favore i nuovi programmi europei presentati dalla
Commissione UE per ridurre il costo dell'energia, rafforzando il
ruolo e lo sviluppo dell'elettricità da fonti rinnovabili e
attivando più investimenti e soluzioni commerciali per
accelerare lo sviluppo di tecnologie pulite nell'UE, e ha espresso
apprezzamento, in particolare, alla priorità assegnata alla
produzione interna di carburanti rinnovabili per il trasporto aereo
e il trasporto marittimo. Tuttavia T&E ha definito un segnale
assai preoccupante la decisione di rinviare la proposta di un
obiettivo climatico per il 2040.
Inoltre, secondo T&E, la Commissione Europea ha anche
presentato con troppa fretta nuove proposte per allentare le regole
sui report di sostenibilità che - ha ricordato l'associazione
- rendono le imprese responsabili rispetto ai loro impatti
ambientali e sociali. Pur riconoscendo la necessità di
semplificazioni, in particolare, a differenza dell'ECSA, T&E ha
criticato il pacchetto Omnibus, che - secondo l'associazione
ambientalista - «di fatto non fa altro che indebolire le norme
sulla responsabilità delle aziende per i loro impatti
ambientali e sociali. Le proposte di modifica alla direttiva sulla
Due Diligence di Sostenibilità Aziendale - ha osservato T&E
- limiterebbero l'obbligo di verifica ai soli fornitori diretti,
impedendo un controllo adeguato lungo l'intera catena di
approvvigionamento. Con le modifiche proposte, il rischio è
che ci siano minori controlli sui danni ambientali o sulle
violazioni dei diritti umani, ad esempio nell'estrazione di materie
prime. L'Omnibus propone anche di ritardare di due anni l'obbligo
per le aziende di rendicontare rischi e impatti, modificando la
direttiva sulla Rendicontazione di Sostenibilità Aziendale.
Le nuove norme si applicherebbero inoltre alle sole aziende con
oltre 1.000 dipendenti e un fatturato di 450 milioni di euro. Una
minore disponibilità di informazioni inerenti agli ESG,
dovuta alla riduzione dell'ambito di applicazione della legge,
renderebbe enormemente più complesso per le aziende valutare
le emissioni lungo l'intera catena del valore». Riferendosi al
pacchetto Omnibus, Giorgia Ranzato, manager per la Finanza
sostenibile di T&E, ha rilevato che, «pur lasciando spazio
a semplificazioni, la proposta di oggi rappresenta un passo indietro
per l'Europa, cancellando un decennio di progressi in sostenibilità
e competitività globale. Se approvata - ha spiegato Ranzato -
la nuova rendicontazione sulla sostenibilità riguarderà
solo lo 0,02% delle aziende europee. Il rischio è una
disastrosa mancanza di informazioni sugli ESG in tutta l'Unione: un
incubo per investitori e consumatori responsabili. Questo pacchetto
affossa del tutto la responsabilità d'impresa».
Riferendosi poi al rinvio dell'obiettivo di decarbonizzazione al
2040, e in particolare all'Action Plan for Affordable Energy, che è
stato approvato e presentato ieri dalla Commissione Europea con lo
scopo di per ridurre i costi energetici, completare l'Unione
dell'energia, attrarre investimenti ed essere preparati a potenziali
crisi energetiche, piano che prevede risparmi complessivi stimati
pari a 45 miliardi di euro nel 2025 che aumenterebbero
progressivamente fino a 130 miliardi all'anno entro il 2030 e a 260
miliardi entro il 2040, Transport & Environment ha rilevato che
se il piano mira ad incrementare significativamente
l'elettrificazione dell'economia, che secondo l'UE dovrebbe passare
dal 23% attuale al 32% nel 2030, tuttavia, più di un anno
dopo aver confermato che avrebbe pubblicato un obiettivo di
riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra del 90% entro
il 2040 rispetto ai livelli del 1990, la Commissione Europea non ha
rispettato la scadenza prevista. T&E ha avvertito che «qualsiasi
arretramento rispetto all'atteso obiettivo del -90% priverebbe case
automobilistiche, compagnie aeree e operatori marittimi della
certezza regolatoria necessaria per investire nella transizione e
nelle tecnologie pulite, e garantendone la produzione all'interno
dell'UE».
«Il Clean Industrial Deal - ha commentato Carlo Tritto,
Sustainable Fuels Manager di T&E Italia - è un passo
nella giusta direzione che riconosce il ruolo essenziale dei
carburanti derivati dall'idrogeno verde per la decarbonizzazione del
trasporto marittimo e dell'aviazione. Tuttavia, mancano dettagli
fondamentali su come l'UE intenda colmare il divario di prezzo tra i
combustibili fossili e le alternative sostenibili, o affrontare la
necessità dei produttori di ottenere accordi di acquisto più
duraturi e consistenti nei volumi. Il Piano di Investimento per il
Trasporto Sostenibile deve riempire queste lacune altrimenti, pena
l'accumularsi di ritardi che potrebbero essere fatali per questa
nascente industria».
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