
Il regolamento europeo n. 1257/2013 sul riciclaggio delle navi
ha raggiunto i suoi obiettivi, ma la sua efficacia è
ampiamente compromessa dagli armatori che cambiano la bandiera di
una loro nave da quella di uno Stato membro dell'UE ad una bandiera
extraeuropea poco prima di destinarla alla demolizione per
avvantaggiarsi della vendita di queste navi ai cantieri dell'Asia
meridionale. Lo evidenzia una valutazione del regolamento della
Commissione Europea pubblicata nei giorni scorsi che rileva come gli
obiettivi del regolamento siano stati conseguiti in quanto è
stato istituito un elenco europeo di impianti di riciclaggio delle
navi autorizzati e il regolamento ha contribuito ad elevare gli
standard ambientali e sociali nelle attività di riciclaggio
delle navi, diventando anche un punto di riferimento sia all'interno
che all'esterno dell'Unione Europea.
Se la valutazione denuncia la pratica di molti armatori di
cambiare la bandiera delle loro navi per demolirle nei cantieri
asiatici, sottraendosi all'ambito di applicazione del regolamento
europeo, l'esame della norma mette in luce inoltre che l'inventario
dei materiali pericolosi sulle navi, che il regolamento impone di
tenere a bordo delle navi e di aggiornare durante l'intera vita
della nave, è ancora troppo spesso assente durante la vita
operativa della nave ed è spesso insufficiente anche nella
fase di riciclaggio della nave.
Presentando la valutazione del regolamento, la Commissione
Europea ha ricordato che il prossimo giugno entrerà in vigore
la Convenzione di Hong Kong che fissa norme internazionali per il
riciclaggio delle navi che in alcune parti sono meno rigorose di
quelle stabilite dal regolamento europeo.
In occasione della presentazione della valutazione, la
Commissione UE ha adottato anche la quattordicesima edizione
dell'elenco europeo degli impianti di riciclaggio delle navi nella
quale sono stati aggiunti un cantiere olandese e un cantiere turco,
mentre tre cantieri che si trovano in Lettonia, Lituania e Turchia
sono stati rimossi dalla lista. Ora l'elenco europeo include 43
strutture, di cui 31 in Europa (UE, Norvegia e Regno Unito), 11 in
Turchia e una negli Stati Uniti. In Italia il solo cantiere incluso
nell'elenco è quello della genovese San Giorgio del Porto.