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AUTOTRASPORTO
Federlogistica, il possibile collasso dell'autotrasporto è un rischio per il Paese
Ruote Libere denuncia che al governo basta stanziare un po' di fondi per non dover affrontare i veri problemi degli autotrasportatori
Genova/Modena
8 aprile 2025
Accrescere la quota di trasporto delle merci della modalità
ferroviaria è importante, ma in Italia l'autotrasporto rimane
centrale per assicurare la mobilità nazionale e
internazionale delle merci. Lo sottolinea il presidente di
Federlogistica, Davide Falteri, portando ad esempio «un dato
per tutti: anche costruendo tutte le infrastrutture ferroviarie
progettate o in cantiere, dal Terzo Valico alla Napoli-Bari, dal
Brennero alla Tav Torino-Lione - spiega - la quota parte di merci
che si riuscirebbe a spostare dalle strade alla ferrovia varierebbe
dal 2,5 al 3,5%. Certo - precisa Falteri - un risultato importante
ma non tale da spostare l'asse della mobilità nel nostro
paese dove solo il 12% delle merci viaggia in treno e (con
l'eccezione delle autostrade del mare) il resto è di
competenza esclusiva dell'autotrasporto».
«Non è nostro compito - prosegue il presidente di
Federlogistica - ergerci a paladini dell'autotrasporto, ma lo è
quello di segnalare un rischio incombente sul sistema Paese: un
tempo preferito alle ferrovie, che, continuano a perdere quote di
traffico, per la maggiore flessibilità operativa, oggi i
camion sono scelti perché operano su livelli tariffari
bassissimi incompatibili con la sopravvivenza delle aziende e
specialmente con la sicurezza. Una indicazione importante è
giunta in questi giorni da una vera e propria “retata”
compita dalla Polizia stradale in Veneto e Friuli: su 300 veicoli
pesanti fermati, 200 sono stati sanzionati, in tre casi gli autisti
sono stati arrestati».
«Quello che Federlogistica intende fare - precisa ancora
Falteri - non è una campagna sindacale, ma una segnalazione
al governo: l'asse portante della mobilità delle merci in
Italia - sottolinea - rischia di collassare sia per il nanismo
imprenditoriale, sia per la violazione metodica di norme di legge e
quindi per lo stato di salute delle aziende del settore diventate
soggetti passivi in un Paese che insegue il mito dello shift modale
spesso non sapendo neppure di cosa si parli».
Intanto, l'associazione Ruote Libere - L'Autotrasporto contesta
l'esito dell'incontro dello scorso 3 aprile con le associazioni
dell'autotrasporto merci convocato dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti. «Alla fine - denuncia la
presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini - è andato tutto
come previsto: il governo ha messo in campo le risorse aggiuntive
per l'autotrasporto, tradotto le risorse che le associazioni
gestiscono e delle quali indirettamente vivono, e magicamente le
stesse associazioni hanno cambiato volto e sono passate dalle
ventilate dichiarazioni di fermo di qualche giorno fa alla solita
accondiscendenza piena di “soddisfazione” nei confronti
dell'esecutivo». Franchini ricorda che l'incontro, a cui non
ha preso parte né il ministro Salvini e nemmeno il vice
ministro Rixi, si è concluso con un' intesa sul riparto delle
risorse per il settore: ai 228 milioni di euro per tre anni (i
famosi 12 in meno - ricorda - di quelli dello scorso anno, motivo
per il quale alcune organizzazioni si erano dimostrate sul piede di
guerra) si è aggiunta una cifra pari a 590 milioni di euro
finalizzata al rinnovo del parco veicolare.
Quindi - specifica la presidente di Ruote Libere - per spese non
documentate, sconti sui pedaggi, formazione andrà lo stesso
importo degli anni scorsi mentre agli investimenti per il rinnovo
del parco verrà dedicato un fondo ad hoc. «È
bastato - osserva - confermare i privilegi di cui indirettamente
anche le associazioni beneficiano per mutare completamente il
giudizio di quasi tutte le associazioni che siedono all'Albo, fatto
salvo Trasportounito, sull'operato del governo nei confronti del
settore. Si è passati da annunci di mobilitazioni a un
accordo in un battito di ciglia. Miracolosamente i temi che da
sempre piegano il settore, dalla deprofessionalizzazione, alla
concorrenza selvaggia, ai problemi della rete infrastrutturale, al
radicamento mafioso, sono spariti dall'agenda della discussione.
Anche per quanto riguarda l'aggiornamento delle normative che
regolamentano i “tempi di carico e scarico” e i “tempi
di pagamento” siamo certi che sempre i soliti “gattopardi”
riusciranno ancora una volta a fare danno mutando in peggio
l'attuale situazione e creando false aspettative».
«Le associazioni che dovrebbero rappresentare gli
autotrasportatori - conclude Franchini - hanno ottenuto quello che
volevano, in particolare sul tema del rimborso pedaggi, e subito si
sono dette soddisfatte. Questo epilogo dimostra ancora una volta la
necessità di scardinare l'assurdo sistema che ancora oggi
porta lo Stato a pagare, con risorse pubbliche, gli sconti
autostradali dovuti agli autotrasportatori attraverso i Consorzi di
servizi, che si trattengono percentuali importanti, molti dei quali
sono di emanazione o fanno diretto riferimento alle stesse
associazioni. Sanare questa stortura significherebbe mettere in
campo una rivoluzione copernicana che consentirebbe di liberare
risorse per i problemi veri del settore e non a quelli legati alla
sopravvivenza delle associazioni».
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