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Tappa genovese del tour europeo della Port Authority of New York & New Jersey
La delegazione statunitense, che sarà domani a Napoli, vuole promuovere i traffici Far East - Nord America attraverso il canale di Suez. Proseguono le trattative per l'insediamento nel porto americano del container terminal di Sea-Land e Maersk
18 giugno 1998
Il tour europeo della Port Authority of New York & New Jersey (PANYNJ), che comprende città e porti come Rotterdam, Barcellona, Valencia e Milano, è approdato oggi a Genova e farà tappa domani a Napoli. Una missione importante, quella dell'autorità portuale newyorkese, che è alla ricerca di soluzioni per evitare che il 50 per cento del traffico svolto tra porto statunitense e l'Estremo Oriente sia affidato alla ferrovia: carichi che attraversano sui treni tutti gli Stati Uniti dopo essere stati sbarcati nei porti della costa USA del Pacifico. Ed è quindi una visita allettante per i porti europei, e in particolare per quelli del Mediterraneo, che hanno accolto la delegazione guidata dal direttore esecutivo del Real Estate Development di PANYNJ, Christopher Ward, e composta tra gli altri da William Fallon, direttore generale del settore commerciale, dai rappresentanti di PANYNJ Europe, Peter Zantal e Ummo Bruns, e da Lucy Ambrosino, manager del settore intermodale.
Ward è infatti stato chiaro, annunciando oggi nell'incontro svoltosi presso la sede dell'Autorità Portuale di Genova a Palazzo San Giorgio che la Port Authority intende indirizzare i traffici con la Cina e l'Estremo Oriente sulla via di Suez. Un'idea che ha fatto brillare gli occhi a Giuliano Gallanti, presidente dell'ente portuale genovese: la prospettiva di rendere Genova il fulcro di un traffico pendulum tra Far East e Nord America è sicuramente ghiotta ed è sufficiente a rinfocolare la rivalità e la concorrenza con gli altri porti italiani e, probabilmente, anche con i porti che, come Barcellona, nei mesi scorsi hanno combattuto con Genova la battaglia contro i porti nordeuropei, rei di ricevere troppe attenzioni in sede comunitaria.
Crisi o non crisi dei mercati asiatici infatti, le previsioni di crescita del traffico marittimo indicano ancora un potenziamento delle linee est-ovest. Un vantaggio che i porti mediterranei devono saper sfruttare per iniziare a impensierire seriamente i colleghi del Nord Europa.
Le prospettive di crescita sono confermate dallo stesso Ward, che ha ricordato la congestione del traffico raggiunta negli scali americani, un problema - ha detto - che riguarda anche il porto genovese. Uno stress da troppo lavoro che non riguarda solo i porti della costa ovest, ma anche quelli sull'Atlantico. Il rimedio per la PANYNJ consiste negli ingenti investimenti, miliardi di dollari, programmati per i prossimi anni innanzitutto a vantaggio dei container terminal, per incrementarne la capacità, e poi per lo sviluppo delle attività logistiche, con un potenziamento dei collegamenti ferroviari, della rete stradale e della disponibilità di magazzini.
La concorrenza tra porti non si gioca infatti solo sulle sponde del vecchio continente. Proprio in questi giorni a New York si svolgono trattative febbrili tra il direttore di PANYNJ Lillian Borrone e i delegati della Sea-Land e della Maersk, intenzionati a realizzare un gigantesco container terminal sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Un'iniziativa che ha scatenato la competizione tra il porto newyorkese e quelli di Halifax, Hampton Roads, Baltimora, Quonset Hut e Filadelfia, che hanno inviato le loro offerte alle due grandi compagnie. Una sfida che si gioca soprattutto sulle infrastrutture e sui costi portuali: è significativo il fatto che il porto di Boston si sia autoescluso dalla lotta, dichiarando di non avere impianti sufficienti per far fronte al grande aumento di traffico portato da Sea-Land e Maersk, e che a New York si sia già provveduto, e siano in corso ulteriori trattative per abbassare i costi di movimentazione dei carichi. Contrattazioni in cui a Genova si è maestri - ha riconosciuto Ward - che ha dichiarato di essere qui anche per capire come i lavoratori partecipino all'attività portuale: "un passo fondamentale per contenere i costi e aumentare la produttività".
La sensazione è che comunque New York & New Jersey sia ad un passo dall'acquisizione dei traffici garantiti da Sea-Land e Maersk, opinione diffusa anche tra gli operatori americani e consolidata dall'intenzione delle autorità portuali di provvedere a opere di dragaggio dei fondali, visto che il pescaggio era considerato uno degli ostacoli più importanti alla vittoria del porto newyorkese.
Ma questi sono problemi che riguardano PANYNJ e Ward è voluto ritornare sull'obiettivo della missione, che "è di fare business, di avviare trattative commerciali e di verificare opportunità per nuovi traffici, e non di parlare delle nostre strategie". Proprio per questo è stato organizzato per stasera alle 18.30 un incontro con gli operatori e gli utenti portuali genovesi, per cercare di sviluppare traffici che sinora dall'Italia riguardano soprattutto i prodotti alimentari, la ceramica e gli elementi di arredo.
Bruno Bellio
Le prospettive del porto di New York & New Jersey secondo il direttore della Port Authority Lillian Borrone
"Il nostro porto è ora più competitivo che negli anni scorsi e ci aspettiamo forti crescite nel traffico internazionale entro il 2000 e negli anni seguenti. Gli elementi di questo sviluppo stanno nella riduzione dell'imposta portuale sul tonnellaggio annunciata dalla New York Shipping Assn. e dall'International Longshoremen's Association, dall'approvazione dell'acquisto della Conrail da parte della CSX/Norfolk Southern che introdurrà - per la prima volta da vent'anni - un competitivo servizio merci ferroviario nella nostra regione, la ripresa del servizio sulla Staten Island Rail Road e il generale progresso della tecnologia. Noi stiamo perciò riducendo i costi e diventando più competitivi, specialmente da e per gli importantissimi mercati del Midwest. Abbiamo inoltre compiuto significativi progressi nei lavori di dragaggio. Ci stiamo insomma preparando per il futuro. Questi risultati sono venuti da una piena cooperazione tra le forze lavoro, il management, tutta la comunità e gli enti governativi. Questa azione si è già tradotta in significativi incrementi del traffico portuale. Nel primo trimestre di quest'anno possiamo già contare un incremento del 15 per cento nel movimento dei container in teu, rispetto all'equivalente periodo del 1997. La nostra quota di mercato tra i porti della costa atlantica è aumentata dal 53 al 54 per cento. Inoltre i nostri traffici con i porti europei sono aumentati nel primo trimestre del 21 per cento e quelli con i porti mediterranei sono stati superiori al 18 per cento. Passando al settore merceologico, possiamo vantare successi in alcuni importanti comparti. In quello del cacao ad esempio: per molti anni siamo risultati al quarto porto nella classifica dei porti nazionali, ma ora siamo 'il porto numero uno per il cacao nel paese'. E nel primo trimestre di quest'anno abbiamo registrato un traffico superiore del 92 per cento rispetto allo stesso periodo del 1997. Passando alle auto, la Saab nel 1997 si è trasferita da Rhode Island nel nostro porto e la coreana KIA ha fatto di New York/New Jersey il suo hub per la distribuzione delle auto nella parte nordoccidentale degli Stati Uniti. Noi siamo quindi rimasti il primo porto della nazione (428.000 auto nel 1997 e 413.000 nel 1996), con il 15 per cento dell'import/export complessivo. Infine abbiamo registrato nel primo trimestre di quest'anno un incremento del 17 per cento nel traffico delle banane".
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