Sembrano essere passati lustri da quando europei e sudcoreani avevano espresso buoni propositi sui reciproci scambi commerciali e sulla vicendevole cooperazione. Eppure si tratta di enunciazioni concordate solamente alcuni mesi fa. L'articolo 8 di un'intesa preliminare raggiunta alla fine dello scorso anno sui rapporti tra Unione Europea e Corea del Sud, dedicato alla cantieristica navale, afferma la volontà delle parti di cooperare in questo settore con l'obiettivo di promuovere eque condizioni di competitività. Il forte squilibrio tra domanda e offerta - dicevano allora - pesa sull'industria cantieristica mondiale. Europei e coreani si impegnavano quindi solennemente a non adottare alcuna azione in favore delle rispettive industrie navali che comportasse una distorsione della concorrenza, secondo quando previsto dall'accordo OECD sulla cantieristica. Non solo. Era stato inoltre stabilito che le due parti si consultassero in caso di contrasti e si scambiassero informazioni sull'evoluzione del mercato.
Sono propositi diventati in breve lettera morta. Nei mesi seguenti l'Unione Europea ha denunciato innumerevoli volte il mancato rispetto di questi accordi da parte della Corea del Sud. Denuncia che Seul ha bollato come assolutamente inconsistente e falsa.
L'ennesima accusa di concorrenza sleale avanzata dall'Unione Europea, basata sempre sull'utilizzo improprio da parte coreana di sovvenzioni provenienti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e sulla vendita di navi a prezzi inferiori a quelli di produzione, è stata per l'ennesima volta respinta. Il ministero sudcoreano degli Affari Esteri e del Commercio ha seccamente affermato che gli aiuti FMI non sono mai stati usati impropriamente, né in favore della cantieristica navale né di qualsiasi altra industria nazionale. Il minor prezzo praticato dai cantieri sudcoreani è secondo il dicastero una conseguenza del deprezzamento del won, dell'incremento della produzione e dal crollo dei salari.
Secondo quanto esposto nel corso del Consiglio dei ministri dell'Unione Europea di martedì scorso, l'industria navale sudcoreana ha ottenuto nel decennio '87-'97 un incremento del 170% della produzione di tonnellate di stazza lorda compensata, che ha raggiunto una quota di 4,5 milioni di tslc. Nello stesso periodo i cantieri europei hanno registrato una flessione del 29,5%, mentre quelli giapponesi hanno mantenuto invariata la loro quota di produzione.
Indagini condotte dall'UE hanno rilevato che su nove ordinazioni differenti ottenute dai cantieri sudcoreani, nessuna ha fruttato profitti. Anzi, il prezzo di vendita delle navi è risultato inferiore del 13-40 per cento al costo di produzione.
Qualunque sia il motivo che ha permesso la rapida escalation della fabbricazione navale sudcoreana, sono comunque inoppugnabili le cifre che indicano la perdurante vigoria di questa crescita.
L'incetta di commesse da parte dei cantieri sudcoreani è infatti continuata anche nello scorso mese di settembre: la Korea Shipbuilders Association ha reso noto che gli stabilimenti nazionali hanno ottenuto ordini per 1,21 milioni di tonnellate, contro le 730.000 tonnellate aggiudicate nello stesso mese ai cantieri giapponesi. Nei primi nove mesi di quest'anno gli ordini ricevuti dai cantieri sudcoreani ammontano però a 5,8 milioni di tonnellate, contro 6,45 milioni di tonnellate raccolte dai concorrenti giapponesi. Solo dallo scorso luglio infatti il portafoglio ordini mensile della Corea del Sud è risultato superiore a quello del Giappone. Un sorpasso attribuito all'accresciuto valore dello yen e all'innalzamento dei livelli salariali nell'industria giapponese.
Le rilevazioni UE indicano inoltre che nel primo semestre di quest'anno l'industria sudcoreana ha raggiunto la quota del 30% del mercato cantieristico mondiale, contro il 24% del 1998 e il 29% del 1997. La fetta giapponese è invece del 28% e quella delle industrie UE del 17%.
La preoccupazione dei cantieri europei è acuita anche dalla nuova competitività raggiunta dai concorrenti sudcoreani nelle costruzioni di navi traghetto e crociera, comparto di forza degli stabilimenti UE negli ultimi anni. Le industrie della Corea del Sud, Samsung e Daewoo in testa, hanno già raccolto numerosi ordini per navi di questo tipo ed hanno ripetutamente espresso l'intenzione di ottenere nuovi successi in questo settore, senz'altro più remunerativo.
B.B.
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