Si avviano ad una conclusione positiva i negoziati per riavviare le attività portuali nei maggiori scali canadesi della costa del Pacifico, tra cui Vancouver. Dopo una settimana di blocco del lavoro il governo di Ottawa è intervenuto per cercare di porre termine alla disputa tra le imprese portuali, rappresentate dalla British Columbia Maritime Employers Association (BCMEA), e il sindacato dei lavoratori portuali International Longshore and Warehouse Union of Canada (ILWU) (inforMARE del 4 e dell'8 novembre).
Secondo quanto annunciato sabato scorso dal ministro del Lavoro, Claudette Bradshaw, il governo avrebbe potuto imporre un ritorno al lavoro nei porti. Un intervento che era stato auspicato anche da molti rappresentanti delle industrie canadesi - tra cui il presidente della Council of Forest Industries, Ron MacDonald - nel timore di una paralisi dell'attività negli stabilimenti.
Le parole della signora Bradshaw sembrano aver sbloccato la situazione, visto che il presidente dell'ILWU, Tom Dufresne, ha dichiarato alcune ore fa che i lavoratori sono disposti ad accettare le raccomandazioni del ministro e di tornare sulle banchine non appena l'associazione delle imprese portuali deciderà di sospendere il blocco dell'attività.
L'intervento del governo è stato decisivo: BCMEA e ILWU - divise principalmente sui termini del rinnovo del contratto di lavoro dei portuali - avevano infatti già riavviato le trattative, ma sembrava improbabile il raggiungimento di un'intesa in tempi brevi. I porti canadesi, in cui si sono svolte regolarmente solo le movimentazioni di prodotti considerati essenziali come i cereali e il carbone, stanno intanto perdendo traffici a vantaggio dei concorrenti statunitensi. E' stata stimata una perdita giornaliera di oltre 90 milioni di dollari canadesi, e si teme inoltre per le ripercussioni che subirà l'intera economia della British Columbia i cui traffici - per un valore annuo di 33 miliardi di dollari canadesi - transitano soprattutto per il porto di Vancouver. |
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