Nell'anno fiscale 2000, conclusosi lo scorso 30 settembre, il porto di Miami ha movimentato 8,2 milioni di tonnellate di merci, con un incremento del 6% rispetto al corrispondente periodo del 2000 e con una crescita dimezzata rispetto allo stesso periodo del 1999. I container movimentati sono stati 955.671 teu, con un incremento del 10%. L'export attraverso il porto di Miami è diretto principalmente verso Honduras, Italia, Spagna, Guatemala e Brasile, mentre il maggior volume di importazioni proviene da Venezuela, Honduras, Guatemala, Repubblica Dominicana e Giamaica. E' risultato invece più in difficoltà il settore crocieristico, che ha registrato 3,39 milioni di passeggeri, con un aumento dello 0,8% rispetto all'anno fiscale precedente e contro l'8% di aumento totalizzato nell'anno fiscale 1998.
Il rallentamento della crescita non preoccupa i vertici del porto della Florida. Anzi il direttore della port authority, Charles A. Towsley, sarebbe soddisfatto di registrare un andamento analogo nei prossimi mesi. La congiuntura economica non è favorevole e gli attacchi terroristici dello scorso 11 settembre hanno contribuito ad appesantire la situazione, soprattutto nel settore turistico. Towsley ha detto che gli introiti del porto sono calati del 15% nello scorso ottobre e, pur con un leggero rialzo, sono risultati poco soddisfacenti anche in novembre. Ad aggravare il quadro - ha aggiunto - ci sono i costi per la sicurezza, che sono pressoché raddoppiati.
La Port of Miami ha predisposto un piano di contenimento delle spese, ma dovrà comunque affrontare il programma di espansione delle infrastrutture, per un totale di 171 milioni di dollari, che prevede tra l'altro la costruzione di due nuovi terminal crocieristici e un terminal traghetti che - ha specificato Towsley - potrà essere utilizzato anche per i collegamenti con Cuba, una volta che gli Stati Uniti porranno termine all'embargo. Terminato il programma, il porto di Miami potrà accogliere contemporaneamente sette grandi navi da crociera. |
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