Il fuoco cova sotto le ceneri del provvedimento del giudice William Alsup, che ha imposto il ritorno al lavoro nei porti della costa occidentale degli Stati Uniti soffocando le fiamme dello scontro tra la Pacific Maritime Association (PMA), che rappresenta gli utenti dei porti, e il sindacato dei lavoratori portuali International Longshore and Warehouse Union (ILWU) (
inforMARE del
9 ottobre 2002). Le divergenze sul rinnovo del contratto di lavoro avevano condotto alla chiusura degli scali e al blocco di gran parte dei traffici.
Nonostante la ripresa dell'attività, la situazione nei porti della West Coast non è ancora tornata alla normalità. Le difficoltà nello smaltire i traffici sono ancora evidenti. Secondo la Pacific Maritime Association questo problema è causato dall'ILWU che - ha spiegato ieri l'associazione degli utenti portuali - «ha iniziato un lavoro concertato e sistematico per rallentare la produttività impressa in ogni principale porto». PMA ha inviato al dipartimento di Giustizia una nota in cui evidenzia il notevole calo di produttività dei porti del Pacifico. Nella prima settimana di lavoro, dopo l'ordinanza del giudice - ha precisato l'associazione - la movimentazione dei container, misurata in movimenti all'ora, è diminuita del 34% ad Oakland, del 29% a Portland, del 27% a Seattle, del 19% a Tacoma e del 9% a Los Angeles e Long Beach. Secondo PMA la produttività è diminuita o cresciuta in rapporto alla posizione assunta dal sindacato nelle trattative, e spesso le squadre di lavoratori portuali non hanno lavorato per carenza di organico.
La pesante accusa che il presidente e amministratore delegato della Pacific Maritime Association, Joe Miniace, ha rivolto al sindacato è di «giocare con l'economia statunitense, caricando di difficoltà economiche le imprese e i loro dipendenti».
B.B.