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Nel 2003 il porto di Genova ha innalzato il suo record di traffico container a 1.605.946 teu
Dopo otto anni di mandato il presidente della Port Authority, Giuliano Gallanti, cede l'incarico a Giovanni Novi
30 gennaio 2004
Il porto di Genova ha concluso il 2003 con un nuovo record storico di traffico container, movimentando 1.605.946 teu (+4,9% sul 2002). Il traffico merci è ammontato complessivamente a 54.680.994 tonnellate (+3,5%), un dato superato solo dal consuntivo di 55.811.238 tonnellate registrato nel 1979, quando il traffico petrolifero fu di 37.617.484 tonnellate contro 19.400.759 tonnellate nello scorso anno.
Con il 2003 si conclude il doppio mandato alla presidenza dell'Autorità Portuale di Genova di Giuliano Gallanti, che la prossima settimana lascerà le consegne a Giovanni Novi. Gallanti ha tracciato oggi un bilancio dei suoi otto anni al vertice del porto genovese. Il periodo - ha sottolineato - si è concluso con un record di traffico container che non è offuscato dal dato realizzato dal porto di Valencia. Il porto spagnolo - ha spiegato - «ha fatto 1,99 milioni di teu di cui il 40% è transhipment, mentre noi transhipment non ne facciamo». «Vero è - ha però aggiunto - che Valencia è in una fase di grande espansione e che il prossimo anno ci supererà (stanno ultimando un terminal da 700mila teu)».
Il "rendiconto" di Gallanti abbraccia le iniziative a 360' condotte dalla Port Authority negli ultimi anni, da quelle sulla security alle relazioni internazionali, e tutte rese possibili - ha detto - «dal contributo enorme di dedizione di tutto il personale dell'Autorità Portuale».
Gallanti ha difeso le posizione assunte dall'ente portuale per lo sviluppo dello scalo: prima fra tutte la definizione del piano regolatore portuale, del quale si può disquisire «ma che è stato fatto con il massimo sforzo per conciliare sviluppo e ambiente». Sforzo che è stato compiuto anche per la progettazione relativa all'area portuale di Voltri, negli ultimi giorni al centro di nuove polemiche per l'approvazione del previsto ampliamento a mare (inforMARE del 23 gennaio 2004). «I progetti che abbiamo presentato su Voltri - ha affermato Gallanti - sono il massimo possibile di compatibilità ambientale, di sviluppo sostenibile».
Gallanti ha ricordato l'importanza del porto come generatore di occupazione. Una risorsa di assoluta importanza per la comunità genovese. Con i suoi oltre 10.000 addetti diretti il porto è uno degli ingranaggi fondamentali del motore dell'economia della città, che affronta problemi di sviluppo drammatici. Ultimo in ordine di tempo - ha affermato Gallanti - potrebbe essere rappresentato dalla crisi della siderurgia. Di fronte a queste sfide - ha detto - «l'alternativa qual è: rinunciare al porto?»
Uno dei rammarichi di Gallanti è di non «essere riuscito a creare una comunità portuale». I dissidi all'interno del porto continuano, come dimostrano una volta di più le vicende sull'assegnazione dell'area del Terminal Multipurpose. Continuano anche quelli all'esterno della cinta portuale: «certo - dice Gallanti - il porto dà fastidio, ma questa è Genova».
Che "Genova sia Genova" lo dimostra una volta di più l'intervento dell'assessore alle Reti infrastrutturali e allo Sviluppo socio-economico dell'Area Vasta del Comune di Genova, Marta Vincenzi, sulle pagine dell'edizione odierna del quotidiano genovese "Il Secolo XIX". Vincenzi esprime la sua "idea di porto". Perché per il porto, «primo motore di sviluppo - si domanda l'assessore - dovremmo accontentarci di mediocrità progettuali, avvitandoci in false alternative tra riempimenti, pennelli o altro?». L'idea della Vincenzi è «di un porto che non concentra su di sé tutte le funzioni ma che diventa nodo di una rete di porti e regioni collegate, selezionando le attività a maggior valore aggiunto e decentrando le altre verso aree collegate». La «visione» della Vincenzi è quella di un «porto di terra e porto di mare da far crescere insieme». L'assessore ha «ammirato il respiro strategico del progetto Leonardo agli Erzelli» con il quale - ricorda - «Renzo Piano propone un ponente-città-fabbrica per implosione nelle torri tecnologiche». «È la fine della fase fordista dello sviluppo industriale - conclude Vincenzi - l'avvio di un nuovo sviluppo che si fa progetto. Ma il ponente è anche porto. Simmetricamente dovremmo immaginare la fine dello sviluppo portuale fordista per esplosione su una scala geografica coincidente almeno con il Nord-Ovest».
Non avremmo ripreso brani di questo autorevole intervento se non per evidenziare come il biasimo espresso da Gallanti per non essere riuscito a creare una comunità portuale abbia delle fondate e assolutorie prove a discolpa.
Bruno Bellio
Porto di Genova Statistiche del traffico (Fonte: Autorità Portuale di Genova)
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