Lo sviluppo della taglia delle navi metaniere è ostacolato dai limiti di capacità che caratterizzano le attuali infrastrutture terminalistiche portuali dedicate al traffico di gas naturale liquefatto. Lo rivela un'analisi della società di classificazione statunitense American Bureau of Shipping (ABS), che ha preso in esame gli aspetti tecnici relativi alla compatibilità tra le grandi navi metaniere e i terminal portuali.
«La taglia delle nuove navi per gas naturale liquefatto - ha osservato ieri Jim Gaughan, senior consultant di ABS - è limitata dalla capacità fisica e dalle possibilità di ormeggio di molti terminal di sbarco e imbarco. Prima della firma di contratti per la costruzione di navi più grandi dovranno essere modificati molti progetti navali e molte caratteristiche dei terminal che nel passato andavano bene».
La taglia standard delle navi per gas naturale liquefatto - ha spiegato la società di classificazione americana - sta salendo da circa 145.000 metri cubi a 200.000 metri cubi e ciò implica una riconsiderazione delle caratteristiche dei terminal portuali, incluse le limitazioni di stoccaggio, le restrizioni imposte al dislocamento delle navi, alla loro lunghezza e al loro pescaggio e la modifica dei sistemi di movimentazione dei carichi e di ormeggio.
In particolare, riguardo alla capacità di stoccaggio, ABS ha sottolineato come i serbatoi dei terminal costieri non siano sufficienti che per una sola nave a pieno carico alla volta. Ad esempio - ha precisato la società statunitense - il terminal di Everett, nel Massachusetts., ha una capacità di stoccaggio di 150.000 metri cubi, e il terminal di Elba Island, in Georgia, ha una capacità di stoccaggio di 190.000 metri cubi, mentre alcuni progetti di nuove navi richiedono una capacità di oltre 200.000 metri cubi.
Molti terminal, specialmente in Giappone - ha osservato ancora ABS - stabiliscono in 105.000 tonnellate il limite del dislocamento massimo delle navi per preservare i parabordi e gli accosti dall'impatto degli ormeggi. Inoltre alcuni terminal impongono un limite di lunghezza delle navi di 300 metri e praticamente tutti i terminal impongono un limite massimo di pescaggio pari di solito a circa il 10% della disponibilità sottochiglia. Solo sette dei 16 terminal di carico e 11 dei 56 terminal di sbarco - ha sottolienato la società americana - hanno fissato un limite di pescaggio di 12 metri o superiore.
Se da un lato i terminal portualli mostrano ormai limiti evidenti, dall'altro - ha rilevato ABS - è in crescita la domanda di navi metaniere di taglia maggiore, che consentono di trarre vantaggio dalle economie di scala. «Si ritiene che, aumentando la taglia standard delle navi per gas naturale liquefatto da circa 145.000 metri cubi a 200.000 metri cubi ed oltre - ha detto Gaughan - ci possa essere una riduzione fino al 15% dei costi del trasporto». Un altro vantaggio portato dalle navi di maggiori dimensioni - ha osservato Gaughan - è la riduzione del quantitativo di carico evaporato in percentuale rispetto al volume. Il tasso di evaporazione del carico relativo alle navi di taglia maggiore - secondo ABS - è inferiore al 13%, contro l'attuale tasso del 15-25%.