Stati Uniti e Spagna hanno siglato ieri un accordo per prevenire l'uso dei porti per il traffico di materiali nucleari e radioattivi che possano essere impiegati per la realizzazione di ordini nucleari o delle cosiddette bombe sporche. L'intesa prevede l'installazione di speciali apparecchiature per l'individuazione di questi materiali in uno dei principali porti spagnoli.
L'accordo è stato siglato nell'ambito della Megaports Initiative, che fa parte del programma "Second Line of Defense" lanciato dalla National Nuclear Security Administration (NNSA) del dipartimento dell'Energia americano e che prevede la collaborazione di personale della NNSA ai controlli nei porti esteri condotti con speciali apparecchiature per l'individuazione di armi di distruzione di massa e di sostanze radioattive. Tali apparecchiature segnaleranno i carichi da ispezionare agli addetti della sicurezza.
«L'efficace ricerca di materiali radioattivi nel momento in cui questi varcano i confini nazionali - ha detto il segretario americano all'Energia, Spencer Abraham - è fondamentale per bloccare un attacco nucleare o con bombe sporche. I cittadini della Spagna, insieme con quelli degli Stati Uniti e di altre nazioni, saranno protetti meglio contro un attacco terroristico nucleare con queste attrezzature installate nei porti spagnoli».
Si tratta del quinto accordo di questo tipo sottoscritto dagli USA e segue quelli siglati con l'Olanda (Rotterdam), la Grecia (Il Pireo), lo Sri Lanka e il Belgio.
Intanto il centro di Albuquerque (New Mexico) dell'agenzia governativa statunitense Sandia National Laboratories ha elaborato un rapporto nel quale vengono valutati i rischi di un attacco terroristico ad una nave per gas naturale liquefatto condotto in un porto o in un terminal americano. Il documento prende in considerazione diverse tipologie di attacco, dall'impatto di un piccolo aereo contro la nave allo speronamento da parte di un'imbarcazione carica di esplosivi, minacce che - viene precisato - possono essere scongiurate scortando le navi in arrivo e in uscita dai porti.
Generalmente - spiega il rapporto - incidenti alle navi provocherebbero danni relativamente limitati e l'incendio e le deflagrazioni provocati da un attacco ad una metaniera potrebbero provocare, nel peggiore dei casi, un calore tale da far bruciare edifici in un'area di oltre 600 metri quadrati, mentre le persone potrebbero subire istantanei danni alla pelle in un'area di oltre due chilometri quadrati.