Entrerà in vigore il 1' gennaio. Chiquita teme una crescita dei prezzi delle banane importate dall'azienda pari a circa 110 milioni all'anno
Il Consiglio UE ha approvato oggi un nuovo dazio per l'importazione delle banane provenienti da Paesi che godono dello status di "nazione più favorita (NPF)". Il dazio, che ammonta a 176 euro per ciascuna tonnellata importata, entrerà in vigore il prossimo 1' gennaio (
inforMARE dell'
11 aprile e
22 dicembre 2001). Il nuovo regime include anche un contingente annuale d'importazione a dazio zero di 775.000 tonnellate di banane originarie dei Paesi ACP (African Caribbean and Pacific).
«Mi compiaccio di questa decisione, che pone termine a un lungo periodo d'incertezza», ha detto il commissario europeo all'Agricoltura e lo sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel. «Ora i produttori e i commercianti - ha spiegato - sanno a cosa dovranno attenersi dal 1' gennaio 2006. Sono convinta che si tratti di una soluzione equa ed equilibrata per tutti, che assicura la continuità dell'accesso al mercato europeo per i produttori latinoamericani, senza trascurare gli interessi dei produttori UE e ACP. Nel contempo, manteniamo la porta aperta al proseguimento dei negoziati con i paesi latinoamericani interessati».
«Il consenso degli Stati membri su un regime unicamente tariffario - ha commentato il commissario europeo al Commercio, Peter Mandelson - rappresenta un importante segnale per i commercianti. La porta resta aperta ad ulteriori negoziati con i partner dell'America Latina per trovare una soluzione che sia soddisfacente per entrambe le parti. La Commissione continuerà ad osservare attentamente l'impatto di questa decisione sui prezzi e sui flussi di scambio».
Ieri, in previsione dell'approvazione del regime unicamente tariffario per l'importazione delle banane in Unione Europea, il gruppo Chiquita, primario produttore mondiale di banane, aveva espresso il proprio disappunto: «Chiquita - aveva sottolineato il presidente e amministratore delegato dell'azienda americana, Fernando Aguirre - è dispiaciuta che la Commissione Europea abbia avanzato una proposta tariffaria che sarà dannosa per i produttori di banane e che introdurrà una serie di evidenti violazioni alla World Trade Organization che sono state in precedenza condannate».
«Se la revisione di questo regime sarà ratificata - aveva osservato Aguirre - la tariffa di 176 euro alla tonnellate, che è pari ad oltre il doppio dell'attuale tariffa di 75 euro, imporrebbe un ulteriore onere fiscale di 375 milioni di dollari all'anno sui traffici europei di banane e accrescerebbe i prezzi delle banane importate da Chiquita di circa 110 milioni all'anno».
Inizialmente la Commissione aveva proposto un dazio unico di 230 euro alla tonnellata. Tuttavia lo scorso agosto, su richiesta di un certo numero di nazioni latinoamericane produttrici di banane, l'organo di arbitrato della World Trade Organization aveva stabilito che il dazio proposto non sarebbe stato idoneo a mantenere almeno ai livelli attuali l'accesso al mercato per i fornitori di banane tutelati dalla clausola della nazione più favorita.
Lo scorso 12 settembre, l'UE aveva modificato la propria proposta proponendo un dazio all'importazione di 187 euro alla tonnellata per i fornitori che godono dello status di "nazione più favorita" e un contingente tariffario di 775 000 tonnellate a dazio zero per le banane originarie dei paesi ACP. Un secondo lodo arbitrale aveva stabilito che anche la nuova proposta non risolveva la questione.
«L'ultimo piano - aveva rilevato Fernando Aguirre - è stato rigettato dalla maggioranza degli operatori del commercio internazionale delle banane, incluse molte delle nazioni caraibiche e latinoamericane produttrici di banane. Condizionerebbe enormemente i produttori di banane dell'America Latina, che in ultima analisi sosterrebbero la maggior parte dei costi degli aumenti tariffari e della discriminazione d'accesso al mercato. Un mercato delle banane della Comunità Europea destabilizzato determinerebbe anche un impatto sulle sovvenzioni alle banane della Comunità Europea. Gran parte degli interessati alla produzione e commercializzazione, incluse molte nazioni dei Caraibi, hanno chiesto un regime transitorio che prevenga queste deleterie conseguenze sul mercato».
Da parte sua la Commissione Europea ha osservato come «purtroppo i paesi latinoamericani interessati siano rimasti fermi sulle loro posizioni e non abbiano presentato alcuna controproposta che avrebbe potuto portare ad una soluzione negoziata». «Esaurita ormai la procedura arbitrale - ha concluso Bruxelles - l'UE ha dovuto fissare l'aliquota del dazio da applicare dal 1' gennaio 2006».