La crisi finanziaria di Sea Container è sfociata nella richiesta della protezione garantita dal capitolo 11 della legge fallimentare statunitense che consentirà al gruppo armatoriale di avviare un programma di ristrutturazione. La richiesta di accedere al capitolo 11, presentata ieri al tribunale fallimentare del distretto del Delaware - ha precisato oggi Sea Containers - è stata avanzata anche da Sea Containers Services Ltd. e Sea Containers Caribbean Inc., mentre ne restano escluse le altre filiali del gruppo.
Il presidente e amministratore delegato del gruppo, Bob Mackenzie, si è dichiarato ottimista circa il successo del programma di ristrutturazione e della capacità del gruppo di raggiungere un accordo con i creditori. «Il primo motivo che ci ha indotto a richiedere la protezione - ha spiegato - è per prevenire qualsiasi creditore individuale dall'assumere iniziative per proprio conto, cosa che sarebbe contro gli interessi di Sea Containers e della maggioranza dei creditori. La procedura del capitolo 11 è molto diversa da quella nel Regno Unito, in quanto i dirigenti rimangono in carica. Quindi continuiamo con la nostra strategia di business e, per le nostre unità operative principali, sarà "business as usual". Il capitolo 11 ci garantirà la flessibilità e il tempo necessari per implementare il nostro piano di riorganizzazione e per portare Sea Containers su basi finanziarie sostenibili. Molto è già stato fatto quest'anno per migliorare le finanze di Sea Containers, inclusa la vendita di Silja (
inforMARE del
19 luglio 2006, ndr), la riduzione dell'indebitamento del gruppo di oltre il 50% e il recente rifinanziamento dei nostri container».