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Petizione dell'ITF per esortare i governi a risolvere il problema della pirateria
Riconosciuta la possibilità, se necessario, di imbarcare personale militare armato a bordo delle navi, ma non di armare i marittimi
18 marzo 2010
Le organizzazioni sindacali di categoria che fanno capo all'International Transport Workers' Federation (ITF) hanno deciso di avviare un'iniziativa per sollecitare i governi a mettere in atto le misure necessarie per debellare la pirateria marittima che ha origine in Somalia. L'iniziativa prevede che ITF attivi una campagna per la raccolta di firme per inviare una petizione ai governi. L'obiettivo è di raccogliere mezzo milione di adesioni entro il prossimo 23 settembre, giornata in cui si celebra il World Maritime Day.
Con la petizione, che sarà sottoscrivibile anche via internet, si chiederà ai governi di dedicare risorse significative e di trovare soluzioni concrete per risolvere il problema della pirateria, di assumere iniziative immediate per giungere al rilascio dei marittimi sequestrati dai pirati e di lavorare con la comunità internazionale per assicurare un futuro pacifico e stabile alla Somalia e alla sua popolazione.
«Questa decisione - ha spiegato il coordinatore per il settore marittimo dell'ITF, Steve Cotton - ci dà modo di dare vita ad una campagna mondiale per sollecitare tutti i governi a colmare i divari tra i loro sforzi per contrastare la pirateria. Alla fine dello scorso anno abbiamo lanciato l'allarme perché si era raggiunto il momento in cui l'area interessata era diventata troppo pericolosa per transitarvi, a meno di circostanze eccezionali (inforMARE del 23 novembre 2009, ndr). Abbiamo evidenziato anche la scandalosa negligenza di nazioni che guadagnano miliardi da navi che non fanno nulla per proteggere. Da allora non c'è stato alcun passo avanti. La realtà è che i marittimi stanno rischiando la propria vita trasportando le merci mondiali attraverso aree che di giorno in giorno stanno diventando sempre più pericolose. La situazione non è destinata a migliorare a meno che non venga attuato un grande sforzo per far fronte ai problemi della Somalia e della sua popolazione e per contrastare ed estirpare la pirateria».
Nel corso della riunione in cui si è deciso di avviare questa campagna, che si è tenuta a Berlino, è stata anche riconosciuta la possibilità, laddove necessaria, di imbarcare personale militare armato a bordo delle navi quale misura aggiuntiva rispetto all'attività svolta dalle marine militari di varie nazioni nelle acque infestate dalla pirateria. ITF ha tuttavia ribadito di essere assolutamente contraria ad armare i marittimi.
L'ITF ha espresso preoccupazione anche circa i tentativi messi in atto per impedire o evitare il pagamento dei riscatti. Il sindacato ha evidenziato che «è dovere degli armatori e degli Stati di bandiera di assumere tutte le misure necessarie per far sì che i marittimi presi in ostaggio possano tornare nel più breve tempo possibile alle loro famiglie». Inoltre il sindacato ha definito «imperdonabile il fatto che gli Stati delle principali bandiere di convenienza per combattere la pirateria non abbiano nulla di più che firmare pezzi di carta. Non hanno intrapreso alcun'altra azione concreta - ha spiegato ITF - né hanno utilizzato la giurisdizione dello Stato di bandiera per consentire il perseguimento di alcun pirata».
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