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Appello della Federazione degli Operatori Portuali di Porto Torres alle istituzioni per rispondere alla crisi della portualità
Tra le misure, auspicato l'avvio immediato del cosiddetto “deposito costiero”
25 novembre 2011
In una lettera aperta inviata alle istituzioni locali, che pubblichiamo di seguito, la Federazione degli Operatori Portuali di Porto Torres ha presentato alcuni suggerimenti al fine di rispondere alla crisi che attanaglia lo scalo portuale della città sarda.
Tale crisi, causata dall'impatto della recessione economica sui traffici di merci e passeggeri, è aggravata a livello locale da recenti sviluppi negativi nel settore industriale: dallo scorso 1° luglio - hanno spiegato gli operatori portotorresi - l'impianto per la produzione dell'etilene (cracking) dello stabilimento di Porto Torres della società petrolchimica Polimeri Europa del gruppo Eni è stato fermato. Non si tratta del solito fermo periodico attuato per manutenzioni di varia natura - hanno precisato - ma dell'interruzione permanente della produzione: se quindi nelle precedenti fermate la mancata produzione in loco di materia prima era sostituita con un approvvigionamento esterno di prodotti da altri siti del gruppo Eni e/o sul mercato, con il conseguente mantenimento del traffico marittimo correlato al ciclo produttivo, adesso la fermata definitiva del cracking ha come conseguenza immediata il venir meno dell'intero trasporto marittimo presente al pontile liquidi. Gli operatori portuali hanno ricordato che nel mese di luglio i circa 20-30 scali mensili registrati nel semestre precedente si sono ridotti a 4 o 5 e che tale è ora il numero massimo degli approdi al pontile.
La Federazione degli Operatori Portuali di Porto Torres ha sottolineato che lo scalo turritano ha da sempre fondato le sue basi strutturali sulla certezza e la garanzia di un traffico minimo e costante di prodotti chimici e petroliferi alla rinfusa e che i costi fissi dei servizi portuali si sono finora ripartiti in proporzione al numero di scali complessivi dell'intero porto, commerciale e industriale, numero al quale il pontile liquidi contribuiva con circa 500 approdi all'anno. I rimorchiatori, ad esempio - hanno rilevato - ammortizzano i propri investimenti principalmente con le chimichiere, le gasiere e le petroliere e così anche il servizio antinquinamento. Gli organici occupazionali dei servizi portuali, quali appunto antinquinamento, ormeggio, barche, rimorchio e ritiro rifiuti, sono attualmente tutti dimensionati in considerazione di tale traffico. Le agenzie marittime e i periti per l'accertamento quantità/qualità del carico rientrano anch'essi tra le categorie che da tale fermo subiscono un danno forse irrecuperabile.
Auspicando che la nuova iniziativa della Matrica, la joint venture tra Eni e Novamont che prevede la realizzazione di impianti per la chimica verde (produzione di monomeri e oli lubrificanti biodegradabili da oli vegetali naturali non modificati) nell'area produttiva del porto turritano, possa riassorbire tutto il personale di Polimeri Europa, la Federazione degli Operatori Portuali di Porto Torres si è chiesta che ne sarà degli addetti ai servizi relativi al trasporto marittimo. Non v'è certezza, né tantomeno indicazioni di massima - hanno spiegato - su quale sarà il traffico di navi (espresso in numero di scali annuali) quando il nuovo impianto andrà a regime.
La Federazione ha rilevato che allo stato attuale, per alcuni anni, nel porto sardo resteranno soltanto i traghetti di linea e circa una ottantina di navi commerciali tramp (carbone, rinfuse varie/pezzi speciali e olio combustibile, butadiene e acrilonitrile) e si è chiesta, quindi, con quale nuovo traffico marittimo saranno rimpiazzati i circa due milioni di tonnellate di merci della Polimeri Europa: se nel prossimo futuro lo farà la Novamont e - anche se così fosse - nell'immediato quali saranno le possibilità di sopravvivere per gli addetti nei servizi portuali.
Secondo la Federazione, una speranza è costituita dall'avvio immediato del cosiddetto “deposito costiero”. Sostituire subito, senza soluzione di continuità, il traffico cancellato con altro, equivalente per numero - hanno osservato gli operatori portuali - è l'unico modo per consentire la sopravvivenza dell'intero sistema porto. In caso contrario - hanno ribadito - non ci dovremmo stupire del fatto che agenzie marittime che hanno fatto la storia della città di Porto Torres vadano in liquidazione e lascino senza lavoro decine di impiegati, disperdendo definitivamente un patrimonio di conoscenze e professionalità mai più ricostituibile, che i servizi portuali riducano i loro organici e le loro dotazioni di mezzi navali all'osso compromettendo il funzionamento portuale nei periodi di picco del traffico, che i costi per uno scalo aumentino in modo esponenziale per le poche navi rimaste, che sempre meno avranno interesse e convenienza a farvi scalo, che il porto perda definitivamente qualsiasi concorrenzialità con riguardo agli altri scali isolani e mediterranei, che l'Autorità Portuale sia soppressa e magari accorpata con quella di Cagliari e che gli investimenti infrastrutturali seguano altre rotte e disertino Porto Torres ancor più di quanto hanno fatto finora.
La Federazione ha sottolineato che tale danno coinvolgerà anche altri sistemi del settore quali quelli legati al diritto marittimo, lavoro portuale, assicurazione, logistica, cantieristica navale, stato maggiore marittimo, ricerca navale, trasporti internazionali, previdenza marittima, certificazione e classificazione navale e che, quando ciò accadrà, il disastro sarà totale e irrecuperabile.
La Federazione degli Operatori Portuali di Porto Torres ha concluso chiedendo a tutte le parti interessate di adoperarsi senza indugio affinché il gruppo Eni attivi immediatamente il deposito costiero sulla base dei serbatoi già disponibili e lavori ininterrottamente per creare a Porto Torres un centro mediterraneo che movimenti almeno tre milioni di tonnellate di derivati petroliferi.
Al Sindaco
Avv. Beniamino Scarpa
All'Assessore Lavori Pubblici, Edilizia Pubblica e Privata, Viabilità, Portualità, Trasporti e Urbanistica
Sig. Angelo Acaccia
Al Presidente della Commissione Viabilità, Trasporti e Portualità
Sig. Massimo Piras
e a tutti i Componenti della medesima Commissione
La Federazione delle imprese che operano nel porto industriale e commerciale di Porto Torres, composta in fase costitutiva da 17 aziende con un organico diretto complessivo di cira 250 addetti, ringrazia il Sindaco Scarpa, l'Assessore Acaccia e il Presidente della Commissione Massimo Piras, nonché tutti i componenti della stessa, per l'audizione convocata il 17 novembre u.s. avente per oggetto la crisi della portualità della nostra città.
Poiché “Scopo della federazione è di rappresentare agli organi competenti e all'opinione pubblica le esigenze e le carenze infrastrutturali degli ambiti demaniali, monitorare le politiche di mantenimento e sviluppo del sistema portuale e stimolare il dialogo e il contraddittorio nelle occasioni di accoglimento o rifiuto di iniziative imprenditoriali di ambito locale, rappresentando nel contempo le proprie opinioni e i propri suggerimenti in merito”, intendiamo formalizzare a Voi tutti, sintetizzando le opinioni già espresse in commissione, quale sia il nostro pensiero e quali i nostri suggerimenti.
È corretto attuare al più presto il piano regolatore portuale in quanto strumento imprescindibile per qualsiasi iniziativa imprenditoriale futura: con certezza si deve sapere cosa sia possibile fare nel nostro porto e dove farlo. Auspichiamo un coinvolgimento della nostra federazione in fase di stesura e non una notifica dell'atto a cose già fatte! Una critica è costruttiva se in grado di migliorare un provvedimento, altrimenti la sua sterilità la trasforma in inutile polemica.
Siamo favorevoli allo sviluppo congiunto delle diverse varietà di traffico portuale, pensiamo che una non escluda l'altra, anche perché l'ambito portuale è decisamente ampio e in grado di soddisfare le differenti richieste di offerta di servizi. Pensiamo che le attività relative al traffico passeggeri, crocieristico e diportistico, per amplificare al massimo le loro potenzialità, debbano concentrarsi nel porto commerciale ed eventualmente svilupparsi nella zona est della città, quella a maggior vocazione turistica, quella non compromessa dal degrado di molti lotti dell'area industriale e che le merci unitizzate, quelle su gommato e le rinfuse solide debbano trovare ambiti di movimentazione e stoccaggio nel porto industriale, quello “ASI” per intenderci.
È evidente a tutti che molti altri aspetti della portualità debbano essere affrontati, ma scegliamo di procedere a piccoli passi, per singole iniziative, per non cadere, o essere trascinati, in quel meccanismo perverso il quale, allargando infinitamente le implicazioni di un problema, procrastina a “mai” l'inizio di una sua possibile risoluzione. Siamo convinti insomma che una questione complessa, scomposta nei vari fattori che la compongono, ridotta ai minimi termini, spaventi meno nell'affrontarla, ma, soprattutto, evidenziando i singoli percorsi da seguire, faciliti la sua risoluzione.
Tutto ciò premesso, però, a nostro avviso esistono 3 iniziative le quali, se condivise da parte Vostra, dovranno essere immediatamente e senza esitazione percorse per arginare il declino inesorabile del nostro scalo:
Intervenire presso l'Autorità Portuale affinché si individui nell'ambito del porto commerciale, secca permettendo, una banchina da dedicare alle navi da crociera e alle navi da diporto (maxi yachts) in transito, privilegiando spazi limitrofi alla torre aragonese. Il Molo ASI di certo non invita gli Armatori/Comandanti a ripetere lo scalo e, inoltre, una tale esperienza, divulgata tra gli addetti ai lavori tramite effetto “tam tam”, concorre a cancellare il nostro porto anche dalla programmazione futura di altri operatori turistici;
Intervenire presso la Regione Sardegna e il Ministero dei Trasporti affinché soddisfino le richieste di traffico su gomma provenienti dal territorio nella direttrice Porto Torres/Genova, attualmente dirottato sul porto di Olbia/Golfo Aranci. A tal fine sarebbe auspicabile in tempi brevi una risoluzione della vicenda Tirrenia/CIN e una posizione ufficiale e concreta della Saremar: entrambe le posizioni di stallo createsi riteniamo siano in buona parte responsabili della situazione di “mono collegamento di linea Tirrenia” col quale ci troviamo a convivere da metà Novembre. Altresì insistere per l'attivazione di una linea Porto Torres/Livorno che sia in grado di restituire al nostro territorio i flussi di traffico, merci e passeggeri, ormai da decenni decentrati a favore della portualità della zona orientale.
Intervenire, insieme con Provincia e Regione, affinché ENI concentri presso il locale stabilimento, quindi potenziandole al massimo, le produzioni e le attività sopravvissute dopo il fermo del craking, fosse anche distogliendo risorse da altri siti mediterranei magari beneficiati dalla locale chiusura del ciclo dell'etilene. È indubbia una convenienza da parte di ENI in tal senso, conseguente a un miglior utilizzo del pontile liquidi, il quale consentirebbe l'ammortamento dei costi fissi su un numero molto maggiore di navi.
Tutte e tre le opzioni proposte sono attivabili, alcune immediatamente altre in tempi brevi, e sono rispondenti a ciò che chiede il mercato.
Queste opzioni darebbero dignità a ciascuna delle aziende del comparto marittimo, in quanto consentirebbe loro di guadagnare col proprio lavoro quanto necessario per uscire dalla cassa integrazione, per non entrarvi proprio, per versare i contributi e gli stipendi ai propri dipendenti e per onorare i debiti contratti. D'altro canto farebbe risparmiare a provincia e regione risorse da dedicare in altri settori.
In un momento di crisi profonda, quale è quello che stiamo attraversando, la progettualità è importantissima, ma indispensabile è l'esigenza di tamponare l'emorragia in corso.
I 3 punti citati sono l'ago e il filo che vi consegniamo: a Voi decidere se salvarci la vita o lasciarci morire dissanguati!
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