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Un divieto dell'UE all'importazione di petrolio e gas russi verso paesi terzi potrebbe avere un deciso impatto sugli armatori occidentali
Lo sottolinea l'ICS. In quanto cross-trader - ha spiegato John Lyras (Paralos Maritime Corporation) - gli armatori europei, e in particolare quelli greci, sono più esposti a questi scambi
27 maggio 2022
Gli armatori sono pronti a sostenere l'impatto sulle loro attività del preannunciato divieto alle importazioni di petrolio russo nell'Unione Europea, ma un maggiore impatto negativo potrebbe essere causato dall'estensione di tale proibizione all'importazione di petrolio e gas russi verso paesi terzi. Lo ha reso noto l'associazione armatoriale internazionale International Chamber of Shipping (ICS) illustrando quale potrà essere l'effetto sull'industria del trasporto marittimo delle misure da inserire nel sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, su cui la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sta cercando il consenso degli Stati comunitari, e che come noto sarà appunto incentrato principalmente sul divieto di importazione di petrolio russo nell'Unione Europea, con la graduale eliminazione dell'import di petrolio greggio nell'arco di sei mesi e di prodotti petroliferi raffinati entro un anno.
L'ICS ha spiegato che nel 2020 circa il 29% delle importazioni di petrolio grezzo dell'UE proveniva della Russia e ciò - ha rilevato l'associazione - in combinazione con la già annunciata eliminazione delle importazioni di gas naturale dalla Russia che rappresentano il 43% di tutto il gas importato nell'UE, le sanzioni avrebbero un impatto drammatico sul mercato energetico europeo e determinerebbero significativi mutamenti nel commercio mondiale di petrolio e di gas. L'ICS ha osservato che un ulteriore effetto sarà quello della necessità da parte dell'UE di incrementare l'approvvigionamento di petrolio e gas da fornitori alternativi rispetto alla Russia e, secondo l'ICS, un impatto analogo lo avvertiranno anche gli armatori extraeuropei a cui non è vietato commerciare con la Russia dato che quest'ultima cerca mercati alternativi per il suo petrolio e il suo gas. «Ciò - ha chiarito John Lyras, consigliere di ICS e dirigente della greca Paralos Maritime Corporation - molto probabilmente determinerà un aumento delle tonnellate-miglia per il loro trasporto e quindi accrescerà la domanda di navi cisterna e di navi per gas naturale liquefatto».
Per alcuni armatori, sembra essere il sottinteso, le nuove sanzioni potrebbero rappresentare un'opportunità più che un problema, anche perché una rilevante quota del mercato di petrolio e gas tra la Russia e l'UE passa attraverso oleodotti e gasdotti, anche se tale tipologia di trasporto potrebbe non essere inclusa nelle sanzioni come ad esempio preteso dall'Ungheria.
Lyras ha specificato il motivo per cui fonte di maggiore preoccupazione per gli armatori sarebbe l'eventuale divieto imposto dall'UE anche alle importazioni di petrolio e gas russi in paesi terzi: in quanto cross-trader - ha spiegato - gli armatori europei, e in particolare quelli greci, sono più esposti a questi scambi rispetto al commercio diretto tra la Russia e l'UE. «Un divieto - ha sottolineato Lyras - determinerebbe il trasporto di questi carichi da parte di navi non europee e non occidentali che rimpiazzerebbero le navi di proprietà europea o gestite da europei». Inoltre Lyras ha evidenziato che un tale cambiamento, in considerazione dell'elevata percentuale di capacità di navi cisterna e metaniere che verrebbe esclusa dai traffici, potrebbe avere un rilevante impatto sui costi di trasporto e, di conseguenza, sui prezzi dei prodotti.
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