È stato pubblicato oggi sulla “Gazzetta Ufficiale” della Turchia il provvedimento che prevede l'estensione a 49 anni del termine della durata dei contratti di concessione portuale e che è limitato agli accordi contrattuali stipulati nell'ambito della procedura di privatizzazione delle attività portuali nazionali.
Il 22 dicembre infatti, con 250 voti a favore su 330 votanti, il Parlamento turco ha approvato il disegno di legge 2/4780 sul mercato elettrico che prevede, tra l'altro, l'allungamento della durata dei contratti di concessione portuale, prolungamento ritenuto vitale e strategicamente importante per assicurare la competitività dei porti turchi che svolgono un ruolo essenziale per lo sviluppo dell'economia nazionale. La legge turca sui porti prevede già che la durata di questi contratti possa arrivare sino a 49 anni, ma il nuovo provvedimento stabilisce il rinnovo automatico degli accordi contrattuali di durata inferiore che sono stati in gran parte sottoscritti dallo Stato con le società pubbliche Turkish Maritime Enterprises Co. (TDI) e Türkiye Cumhuriyeti Devlet Demiryolları (TCDD), ma anche con società private che l'opposizione denuncia essere di proprietà di persone che fanno parte della cerchia del presidente turco Erdogan.
Nel corso della discussione alla Grande Assemblea Nazionale Turca, Murat Bakan, deputato del Partito Popolare Repubblicano (CHP), ha evidenziato come i porti, quali infrastrutture strategiche, siano non solo una questione nazionale, ma internazionale, rappresentando un elemento chiave della sovranità, sia in ambito commerciale che militare. Nel suo intervento, Bakan ha affermato che la Cina sta estendendo il suo dominio globale senza soldati, senza navi e senza armi, ma ampliando la propria rete di porti che ora è costituita da 96 scali portuali in tutto il mondo. Il deputato ha ricordato anche la contrarietà del Congresso statunitense al passaggio della proprietà della britannica P&O Ports, che era presente in sei porti negli USA, all'emiratense DP World, tanto che quest'ultima aveva infine deciso di cedere i terminal portuali americani ( dell'11 dicembre 2006). Secondo Bakan, per preservare il ruolo di una nazione quel potenza internazionale o regionale, è necessario che questa prima di tutto gestisca direttamente i propri porti o li faccia gestire da società a capitale nazionale.
Bakan ha fatto riferimento anche alla vendita del 40% della società che gestisce il porto turco di Mersin al fondo australiano IFM Investors ( del 2 agosto 2017), cessione che, secondo il deputato, non ha reso i benefici attesi. Il deputato ha esortato quindi a votare a favore dell'estensione della durata dei contratti di concessione portuale al fine di garantire che i porti vengano gestiti da società a capitale nazionale ed evitare che cadano in mano al capitale internazionale.