Gli operatori del porto ucraino di Pivdenny, sotto il coordinamento della società terminalista TransInvestService (TIS), hanno inviato un appello al presidente Zelensky affinché possa essere ripristinato il funzionamento dello scalo, attività che gli operatori denunciano venga sabotata dai rappresentanti della Russia che partecipano al Joint Coordination Centre (JCC), il centro di coordinamento congiunto composto da rappresentanti di Ucraina, Russia, Turchia e Nazioni Unite che è stato istituito lo scorso luglio nell'ambito della Black Sea Grain Initiative e ha il compito di consentire il trasporto marittimo in sicurezza di grano e altri prodotti alimentari e di fertilizzanti esportati attraverso i tre porti ucraini di Odessa, Chernomork e Yuzhne (Pivdennyi) sul Mar Nero. Lo scorso 17 maggio i membri del JCC hanno concordato di estendere la validità del cosiddetto corridoio del grano sino al prossimo 18 luglio e lo scorso 19 maggio il JCC ha ripreso le ispezioni delle navi diretta ai tre porti ucraini.
Ricordando che nello scalo portuale lavorano più di 10mila persone e che l'attività del porto genera oltre l'80% delle entrate dell'amministrazione della città di Yuzhne e del villaggio di Vyzyrka dove vivono un totale di 45mila persone, gli operatori del porto di Pivdenny hanno sottolineato che dallo scorso 29 aprile nessuna nave destinata al porto è stata inclusa nelle attività di ispezione del JCC in quanto - hanno accusato - i rappresentanti russi si rifiutano di ispezionare le navi dirette al porto senza spiegarne i motivi. Lo scorso 17 maggio è avvenuta la partenza dell'ultima nave dai porti ucraini nell'ambito dell'iniziativa per il corridoio sicuro e - hanno specificato - dal 7 al 18 maggio a nessuna nave è stato permesso di entrare in Ucraina.
Gli operatori hanno precisato che viene rallentato anche il traffico che interessa gli altri due porti ucraini che partecipano alla Black Sea Grain Initiative, che attualmente sono gli unici de facto operativi, e ciò influisce gravemente sulle esportazioni di prodotti ucraini, anche perché la maggiore capacità di traffico è concentrata nel porto di Pivdennyi, il che significa che viene bloccato il 50% delle esportazioni di prodotti ucraini. Si tratta attualmente - hanno reso noto - di oltre 1,5 milioni di tonnellate di grano e olio di girasole che sono state immagazzinate nel corso di due mesi per essere spedite verso i paesi africani e asiatici, mentre 26 navi sono in attesa che venga loro accordata la possibilità di arrivare al porto di Pivdennyi. Ciò - hanno evidenziato - si riflette anche sui contratti commerciali che allo stato attuale sono bloccati e lo saranno sinché non sarà garantita l'efficacia del corridoio e la possibilità di ripristinare le esportazioni.
«Nel frattempo - hanno accusato ancora gli operatori portuali ucraini - la Russia esporta il proprio grano liberamente e senza alcuna ispezione, cancellando di fatto l'Ucraina dalla mappa economica dei fornitori di prodotti alimentari (grano, olio di girasole e farina) ai mercati mondiali».