Allarmata per l'impatto negativo sull'economia americana dello stallo delle trattative per il rinnovo del contratto dei lavoratori dei porti della costa occidentale degli USA, con conseguenti ripetuti fermi dell'attività nei principali scali della West Coast, la U.S. Chamber of Commerce ha sollecitato l'intervento del presidente Joe Biden. La presidente della Camera di Commercio statunitense, Suzanne Clark, ha inviato una lettera alla Casa Bianca esortando l'amministrazione federale ad intervenire immediatamente nelle trattative, che per la parte datoriale sono affidate alla Pacific Maritime Association (PMA) e per quella sindacale all'International Longshore and Warehouse Union (ILWU), nominando un mediatore indipendente.
Nella lettera a Biden, Clark spiega che «la Camera di Commercio degli Stati Uniti è molto preoccupata per le azioni premeditate e distruttive che stanno rallentando le attività in diversi importanti porti della costa occidentale durante le trattative contrattuali in corso tra l'International Longshore and Warehouse Union e la Pacific Maritime Association. Con il perdurare e la possibile estensione delle interruzioni del servizio in questi porti mentre ci si sta avvicinando all'alta stagione del trasporto marittimo, esortiamo la vostra amministrazione ad intervenire immediatamente e nominare un mediatore indipendente per aiutare le due parti a raggiungere un accordo che prevenga danni economici significativi alle famiglie americane e all'economia».
Nella missiva la presidente dell'U.S. Chamber of Commerce ricorda che «l'attuale ciclo di trattative sul lavoro è iniziato a maggio 2022 e, sebbene ci siano stati i primi passi avanti in merito all'assistenza sanitaria e ad altri benefici - spiega la Clark - i resoconti indicano che i negoziati sulla retribuzione e su altri benefici sono ad un punto morto». Clark precisa che «isolate dimostrazioni guidate dai sindacati locali nei porti di Los Angeles e Long Beach sono iniziate ad aprile, e quelle azioni si stanno ora diffondendo con fermi e rallentamenti intermittenti del lavoro nei principali terminal marittimi nei porti di Los Angeles, Long Beach, Oakland e Seattle, tra gli altri. Tali azioni intermittenti suscitano la preoccupazione che siano imminenti interruzioni più consistenti».
Nella lettera Clark ricorda come la difficoltà di raggiungere un accordo tra le parti già in passato abbia causato il fermo delle attività portuali e conseguenti danni all'economia, con negoziati che negli ultimi anni in alcuni casi sono stati sbloccati grazie all'intervento di un mediatore federale, «con l'intervento del governo che si è reso necessario per risolvere due degli ultimi tre negoziati».
La presidente della Camera di Commercio ha sottolineato che «una rilevante interruzione del lavoro nei porti di Los Angeles e di Long Beach probabilmente costerebbe all'economia statunitense quasi mezzo miliardo di dollari al giorno e uno sciopero più esteso lungo la costa occidentale potrebbe costare circa un miliardo di dollari al giorno». Inoltre Clark ha evidenziato che già dalla scorsa estate molti vettori hanno iniziato a dirottare le merci verso i porti dell'East Coast e del Golfo in previsione di potenziali interruzioni del lavoro negli scali della West Coast e, dato che le trattative sul contratto di lavoro sono ad un punto morto, si teme sempre più che il dirottamento dei carichi potrebbe diventare permanente.