Per decarbonizzare il settore dei trasporti dell'Unione Europea
sono necessari investimenti pubblici pari a 39 miliardi di euro
all'anno, soldi necessari a mantenere la competitività del
continente e ad assicurare lo sviluppo in Europa di tecnologie verdi
per i trasporti. Lo evidenzia un nuovo studio di Transport &
Environment (T&E), l'organizzazione non governativa il cui
obiettivo è la riduzione dell'impatto ambientale dei
trasporti in Europa, specificando che se la maggior parte degli
investimenti per la realizzazione di tecnologie di trasporto
ecologiche, pari all'87% del totale, arriverà da investitori
privati, inclusi l'industria e gli istituti bancari, tuttavia i
settori industriali ad alta intensità di capitale e le
infrastrutture energetiche necessiteranno di un sostegno pubblico
stimato appunto in 39 miliardi all'anno sino al 2030, cifra - ha
specificato T&E - che è inferiore ai 42 miliardi di euro
che i governi europei elargiscono ogni anno all'industria
automobilistica che produce auto a benzina e diesel.
«Per rendere più verde il settore più
inquinante d'Europa - ha affermato Xavier Sol, direttore Sustainable
finance di T&E - ci sarà bisogno di investimenti
significativi. Non effettuarli costerà all'Europa non solo il
suo obiettivo net zero, ma anche la competitività delle sue
principali industrie come quelle della produzione di autovetture,
della produzione di batterie e della costruzione di navi ed aerei.
Sono necessari fondi pubblici - ha spiegato - per creare nuove
industrie e portare a regime la rete e l'infrastruttura di ricarica
del continente. Fortunatamente - ha aggiunto Sol - non sempre sono
necessari ulteriori quattrini da parte dei contribuenti: i governi
possono liberare fondi ridefinendo le priorità del sostengo
alle tecnologie pulite e ponendo fine al costoso ampliamento della
rete stradale».
Dei 39 miliardi di euro annui ritenuti necessari per finanziare
la riduzione dell'impatto ambientale del settore dei trasporti, lo
studio specifica che 13 miliardi dovrebbero essere destinati al
segmento delle automobili e dei furgoni, sei miliardi a quello dei
camion e dei bus, sei miliardi al settore del trasporto aereo e
cinque a quello del trasporto marittimo, otto miliardi al segmento
della produzione di batterie ed un miliardo di euro al settore degli
impianti di ricarica.
Tra le priorità sottolineate dallo studio c'è
l'istituzione di un consistente fondo per promuovere la produzione
di batterie elettriche in Europa, che è sottoposta a forti
pressioni da parte della Cina, investendo complessivamente 25
miliardi di euro entro il 2030. Relativamente alla produzione di
combustibili puliti per il trasporto marittimo e quello aereo, lo
studio rileva che attualmente questo tipo di produzione è
costoso ed ancora nelle prime fase di sviluppo, con gli investitori
che sono quindi riluttanti a correre rischi. Essendo 86 i miliardi
di euro ritenuti necessari entro il 2030 per avviare la produzione
di questi carburanti in tutta Europa, T&E chiede ai governi di
farsi carico di un terzo di questi investimenti fornendo garanzie e
prestiti per ridurre i rischi degli investimenti privati. Inoltre,
al fine di modernizzare l'infrastruttura energetica europea
assicurando che possa soddisfare la futura domanda dei veicoli
elettrici, l'organizzazione chiede ai governi di raddoppiare i loro
attuali investimenti nelle reti per raggiungere i 67 miliardi di
euro all'anno sino al 2050, sforzo che secondo T&E potrebbe
essere sostenuto dimezzando la cifra di 61 miliardi di euro che i
governi europei destinano alla costruzione di strade.