 Otto produttori di rimorchi per camion di Germania e Austria,
che assieme rappresentano oltre l'80 delle immatricolazioni annuali
di rimorchi in Germania e più del 70% in tutta Europa, hanno
presentato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro le
disposizioni del regolamento europeo n. 1610 del 2024 volto a
rafforzare i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2
dei veicoli pesanti nuovi, che dal primo luglio 2024 impone una
riduzione del 10% delle emissioni di CO2 per i semirimorchi e del
7,5% per gli altri rimorchi sulla base di simulazioni effettuate
utilizzando lo strumento VECTO-Trailer dell'UE, in quanto sostengono
che, invece di ridurre le emissioni, il regolamento porta ad un
aumento dei volumi di traffico e quindi delle emissioni complessive.
Nel ricorso, evidenziando di sostenere pienamente gli obiettivi
climatici dell'UE, le tedesche Fliegl Fahrzeugbau GmbH, Kögel
Trailer GmbH, Krone Commercial Vehicle SE, Langendorf GmbH, Schmitz
Cargobull AG, System Trailers Fahrzeugbau GmbH e Wecon GmbH e
l'austriaca Schwarzmüller GmbH hanno rilevato che il mancato
raggiungimento degli obiettivi imposti dal regolamento europeo
potrebbe comportare sanzioni annuali consistenti a partire dal 2030
e pari a 4.250 euro per veicolo e per grammo di emissioni di CO2 per
tonnellata-chilometro. Le stime - hanno sottolineato le otto aziende
- suggeriscono che, da sole, queste sanzioni potrebbero aumentare i
prezzi dei rimorchi fino al 40%, rendendoli economicamente non
sostenibili per molti produttori. Gli otto ricorrenti hanno
specificato di essere prevalentemente medie imprese che, a
differenza delle grandi aziende, non dispongono di risorse
finanziarie o tecnologiche illimitate per ammortizzare gli oneri
normativi nel breve termine e che, pertanto, per loro il regolamento
rappresenta una grave minaccia alla loro sostenibilità
economica, con implicazioni dirette per migliaia di posti di lavoro
nell'industria manifatturiera e nell'indotto.
Nel ricorso, in particolare, si critica l'utilizzo del modello
VECTO-Trailer che, se valuta positivamente i miglioramenti teorici
dei rimorchi come la riduzione dell'altezza o del peso, tuttavia non
prenderebbe in considerazione le implicazioni reali dell'attività
di trasporto. In pratica - hanno spiegato i ricorrenti - queste
misure riducono il volume di carico, comportano un maggior numero di
viaggi a vuoto e aumentano il traffico, con conseguente aumento
delle emissioni di CO2. Inoltre, i produttori di rimorchi hanno
ricordato che i moderni rimorchi contribuiscono già in modo
significativo all'aumento dell'efficienza grazie ad una struttura
leggera, all'aerodinamica, alla ridotta resistenza al rotolamento e
all'utilizzo di assali sterzanti, sollevabili ed elettrici e hanno
denunciato che il regolamento, invece di riconoscere questi
progressi concreti, si concentra su singoli parametri teorici che
contraddicono l'attività logistica pratica. «Uno
strumento che simula risparmi di CO2 mentre in realtà
circolano più camion - ha affermato il portavoce del gruppo
di otto aziende, Gero Schulze Isfort - è in contraddizione
con gli obiettivi climatici. Abbiamo bisogno di reali guadagni di
efficienza nell'intero sistema, non di pseudo-soluzioni simulate.
Nella sua forma attuale, il regolamento pone a rischio non solo gli
obiettivi climatici, ma anche i siti produttivi, la concorrenza
leale e oltre 70.000 posti di lavoro. Pertanto, non vediamo altra
alternativa che ricorrere alle vie legali».
Con il ricorso, le otto aziende chiedono l'abolizione dello
strumento di simulazione VECTO-Trailer, una moratoria sulle sanzioni
finché gli obiettivi non saranno tecnicamente raggiungibili e
l'inclusione delle motrici a emissioni zero negli obiettivi di CO2
per i rimorchi.
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