 Non è un mistero per nessuno che i rapporti tra i partiti
della coalizione di centro-destra sostenitori del governo guidato da
Giorgia Meloni - cioè Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia
- siano sempre più tesi. Ultimamente la forte frizione fra
Lega e Forza Italia si è manifestata nel contrasto sulla
misura per tassare gli “extraprofitti” delle banche
nell'ambito della manovra finanziaria, diatriba dalla quale -
rispetto ad un anno fa quando già la misura era stata
proposta - ha cercato di mantenersi a distanza il partito di
Giorgia Meloni. Che oggi però è stato è stato
esplicitamente accusato dal leader della Lega, Matteo Salvini, di
boicottare la nomina di numerosi presidenti di Autorità di
Sistema Portuale.
Uno stillicidio nella procedura di nomina dei presidenti degli
enti portuali che è proseguito questa settimana, quando
martedì è saltato l'esame presso la Commissione
Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici,
comunicazioni, innovazione tecnologica del Senato della proposta di
nomina di ben 11 presidenti di AdSP. Esame che non si è
tenuto neanche ieri e neppure oggi essendo state sconvocate le
riunioni della Commissione.
Se in precedenza il ministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti, nonché vice premier, Salvini aveva genericamente
accusato gli organi parlamentari di ostacolare la nomina dei
presidenti delle authority portuali, oggi è stato assai più
esplicito nel chiamare in causa Fratelli d'Italia guardandosi però
dal coinvolgere nella denuncia la premier Meloni.
Intervistato dal direttore responsabile di “Libero”,
Mario Sechi, nell'ambito dell'evento “Le rotte dell'energia e
del commercio nel nuovo ordine mondiale” promosso dal
quotidiano, il vice presidente del Consiglio dei ministro è
stato inequivocabile: «noi - ha detto Salvini - abbiamo 16
autorità portuali in Italia. Stiamo facendo una legge per la
riforma e la governance dei porti per dare una cornice complessiva,
per dare più efficacia. Io ho le nomine di parecchi
presidenti dei porti fermi in Commissione del Senato da mesi, perché
la norma dice che io, d'intesa col presidente del Veneto o della
Sicilia o dell'Emilia-Romagna, indico il presidente X, e per il
porto di Ravenna, per il porto di Trieste o per il porto di Messina.
Il presidente mi dice va bene, va in Commissione Trasporti alla
Camera che diceva bene, dopo l'audizione, va in Commissione
Trasporti al Senato che diceva bene, dopo l'audizione, e questo
diventa presidente, quindi entra in carica, nomina il segretario e
il porto è pienamente operativo. Noi - ha denunciato - siamo
incagliati da mesi in Senato, per scelta politica di uno dei partiti
della maggioranza, non mia né del presidente del Consiglio -
ha rimarcato Salvini manlevando Melonia da qualsiasi responsabilità
- e oggi mi leggo sul Gazzettino nomine di porti fermi per dissidi
fra Lega e Fratelli d'Italia. Dico, ma - e siccome so come sono le
cose - oggi tre nomine le faccio io. Perché, siccome la norma
dice che le Commissioni hanno 30 giorni di tempo, dopo un mese, due
mesi, tre mesi, quattro mesi - ha detto il vice premier evidenziando
di aver permesso che trascorresse anche troppo tempo - poi finisce
Salvini sul giornale come quello che non nomina. Insomma, essere
attaccati dalle opposizioni ci sta. Essere infastiditi da chi non è
all'opposizione ci sta di meno. E quindi, siccome la pazienza ha un
termine, il mio si è esaurito. E quindi oggi facciamo le
prime tre nomine e poi se la Commissione non procede la settimana
prossima facciamo le altre tre. Sono 12. Tre, sei, nove 12, riesco a
contare fino a 12, e quindi in un mese facciamo le nomine e poi chi
s'è visto s'è visto».
Quindi oggi Salvini ha firmato i decreti di nomina dei primi
nuovi presidenti di Autorità di Sistema Portuale insediando
Francesco Mastro alla presidenza dell'AdSP del Mare Adriatico
Meridionale, Francesco Rizzo alla presidenza dell'AdSP dello Stretto
e Bruno Pisano alla presidenza dell'AdSP del Mar Ligure Orientale.
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