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Interpellanza parlamentare sulla privatizzazione della Tirrenia
Laboccetta (PdL): se il prezzo di acquisto è inferiore a 380 milioni, «saremmo in presenza di un'operazione pesantemente opaca»
13 luglio 2012
Il gruppo del Popolo della Libertà alla Camera ha presentato un'interrogazione urgente destinata ai ministeri dell'Economia e delle Finanze, dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e dei trasporti in cui chiede al governo di riesaminare i termini della privatizzazione della compagnia di navigazione Tirrenia con la sua acquisizione da parte di Compagnia Italiana di Navigazione (CIN) nonché sulla cessione delle compagnie di navigazione regionali dell'ex gruppo Tirrenia.
Nell'interpellanza, con primo firmatario Amedeo Laboccetta, si rileva che il processo di privatizzazione delle aziende ex Tirrenia sta procedendo con difficoltà ed è tuttora oggetto di indagini da parte dall'Unione Europea per quanto concerne contributi erogati negli anni passati, che la Tirrenia Spa e la Siremar Spa sono in amministrazione controllata e da tempo sono in corso le procedure per la loro privatizzazione, che le società Saremar, Caremar e Laziomar sono state regionalizzate ma in riferimento ad esse è in corso procedura di infrazione, la n. 4609/2007, da parte della Commissione Europea che, in ultimo il 22 giugno scorso, ha rivolto all'Italia un parere motivato concedendo il termine di due mesi per l'adeguamento alla normativa comunitaria rappresentando che i servizi di cabotaggio marittimo fossero stati trasferiti ed aggiudicati senza fare ricorso a procedure concorrenziali, che le procedure di aggiudicazione dei contratti di servizio pubblico già in capo a Toremar Spa sono state invece svolte dalla Regione Toscana che il 5 maggio 2011 ha affidato il servizio pubblico alla Moby Lines Spa con il determinarsi - si evidenzia nell'interpellanza- di una situazione singolare: «la Moby Lines che già controllava una quota di mercato di circa il 50%, con l'aggiudicazione dei servizi già in capo alla società pubblica - sottolineano i firmatari - si ritrova nella posizione di monopolista, con evidenti ricadute nell'ambito tariffario e degli interessi degli utenti isolani».
Nell'interpellanza si sottolinea inoltre che Tirrenia Spa sta per essere assegnata definitivamente alla CIN, della quale è socio industriale la stessa Moby Lines, che ha al suo vertice come amministratore delegato Ettore Morace e dalla cui compagine societaria sono usciti i due principali azionisti Grimaldi Napoli e Gruppo Aponte che sono stati sostituiti da altri soci. Il prezzo per l'acquisizione di Tirrenia - osservano i deputati - «sarebbe corrisposto con le seguenti favorevoli modalità: 200 milioni di euro alla consegna della società, 180 milioni di euro rateizzati in varie annualità senza interessi, il tutto condizionato all'ottenimento di complessivi 570 milioni di euro di contributi statali nell'arco dei prossimi otto anni; secondo quanto risulta agli interpellanti - si evidenzia nell'atto presentato al governo - l'operazione avverrebbe senza specifiche garanzie concrete se non un generico riferimento alla solidità dei gruppi che hanno costituito originariamente la società CIN, veicolo creato, ad avviso degli interpellanti, appositamente per la gara e del quale non sono più parte, come visto, i principali soci industriali; le garanzie citate per l'acquisizione di Tirrenia Spa risulterebbero, ad avviso degli interpellanti, più evanescenti in quanto oltre alla già detta uscita da CIN dei due principali gruppi, Grimaldi ed Aponte, si sarebbe lasciato alla Moby il controllo unitamente a Clessidra, fondo che detiene una rilevante partecipazione nella stessa Moby, senza che si sia proceduto all'integrazione di adeguate garanzie fideiussorie atteso il controllo incrociato».
«Non si può sottacere - prosegue l'interpellanza - che nell'agosto del 2010, la Società Mediterranea Holding di Navigazione Spa, risultata vincitrice di un regolare bando prima della sottoposizione ad amministrazione controllata di Tirrenia Spa, aveva offerto per rilevare l'azienda la somma di 640 milioni di euro; l'offerta di Mediterranea Holding di Navigazione spa, ad avviso degli interpellanti, aveva il pregio di rilevare la Tirrenia Spa e la sua controllata Siremar Spa come aziende in attività e quindi con garanzia totale per creditori, debitori e personale navigante e amministrativo e non come società sottoposte al commissariamento, come invece repentinamente avvenuto il giorno successivo alla mancata assegnazione della gara a Mediterranea».
Gli interpellanti hanno ricordato inoltre che la famiglia armatrice Morace attualmente controlla il 50% del mercato del traffico con le isole minori della Sicilia ed, unitamente all'armatore Franza, controlla interamente i servizi marittimi che interessano lo stretto di Messina, ed entrambi gli armatori sono peraltro anche coinvolti nell'acquisizione della Siremar di Navigazione Spa in amministrazione straordinaria. Secondo gli interpellanti, questi armatori «avrebbero offerto alla Regione Siciliana di partecipare direttamente alla cordata da loro messa in piedi allo scopo di partecipare alla gara per la privatizzazione del ramo d'azienda Siremar Spa offrendo un importo nettamente inferiore a quello offerto da Compagnia delle Isole Spa, società questa composta da operatori locali oltre che dal gruppo Lauro, e partecipata, come ampiamente pubblicizzato, anche dalla stessa Regione Siciliana, quest'ultima con il solo ruolo di garante dell'attività armatoriale, sia in termini di servizi che di tariffe applicate nei confronti degli utenti tutti, ed in particolare dei residenti nelle isole, che dei livelli occupazionali relativamente al personale navigante e amministrativo». «L'offerta presentata dalle società sopra indicate, oltre che essere inferiore in valore a quella di Compagnia delle Isole Spa (Cdl) - prosegue l'interpellanza - non sarebbe assistita da garanzie bancarie bensì da una affermazione di solidità dei soci, contrariamente Compagnia delle Isole Spa che ha presentato idonee garanzie fideiussorie».
Illustrando in aula l'interpellanza, Amedeo Laboccetta ha precisato che l'interesse dei firmatari è volto anche a «conoscere il motivo per il quale è stato consentito di variare le componenti della compagine sociale di CIN Spa, prescelta come cessionaria del ramo di azienda di Tirrenia, nonostante le regole prevedessero l'immodificabilità, nella fase successiva alla presentazione, dell'offerta vincolante definitiva. Ovviamente tale anomalia - ha sottolineato il parlamentare - ha fortemente danneggiato, e il governo dovrà capirlo e riconoscerlo, altri concorrenti che certamente, se facoltizzati ad ampliare la propria compagine, avrebbero ben potuto proseguire nella gara».
Rispondendo all'interpellanza urgente, il sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha ripercorso le fasi della procedura di privatizzazione della Tirrenia ed ha ricordato che lo scorso l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiuso positivamente l'istruttoria sull'acquisizione della compagnia da parte di CIN condizionando il nulla osta al rispetto degli impegni proposti dalla stessa Compagnia Italiana di Navigazione. «La società acquirente - ha precisato il sottosegretario - ha intanto ottenuto le deliberazioni bancarie necessarie al perfezionamento dell'operazione secondo la nuova configurazione dell'assetto societario, e si è dichiarata disponibile a finalizzare l'acquisto alle condizioni a suo tempo pattuite, chiedendo una parziale modifica delle modalità di pagamento del corrispettivo in considerazione dell'incidenza sul suo business plan delle prescrizioni contenute nella decisione dell'Antitrust. Al momento - ha precisato Cecchi - si è in attesa di conoscere l'esito delle verifiche in corso tra le parti».
«Con riferimento a quanto rappresentato nell'interpellanza in merito all'asserita posizione di monopolio che si verrebbe a creare per effetto della cessione alla Compagnia Italiana Navigazione - ha proseguito il sottosegretario - il ministero dello Sviluppo economico ha precisato che l'Autorità antitrust italiana si è espressa favorevolmente in merito all'operazione di cessione di Tirrenia, imponendo una serie di prescrizioni volte a superare i profili di criticità rilevati sotto il profilo concorrenziale».
«Quanto all'asserita minore vantaggiosità dell'offerta della Compagnia Italiana Navigazione rispetto ad altra offerta presentata dalla società Mediterranea Holding, prima della sottoposizione della società ad amministrazione straordinaria - ha detto ancora Cecchi - il ministero dello Sviluppo economico ha fatto presente che l'unica offerta presentata in esito al bando di gara è stata quella della Compagnia Italiana Navigazione e che la stessa è stata formulata per un valore in linea con la perizia redatta da un valutatore indipendente. Circa la mancata aggiudicazione alla società Mediterranea Holding, prima dell'apertura della procedura di amministrazione straordinaria, di cui si fa cenno nell'interpellanza - ha aggiunto il sottosegretario - si fa presente che, nell'ambito del procedimento di privatizzazione avviato dall'azionista Fintecna nel corso del 2010, la vendita non si è concretizzata in quanto il potenziale acquirente, Mediterranea Holding, non ha raggiunto, come richiesto dalla lex specialis di gara, gli accordi finanziari indispensabili per la definizione delle posizioni debitorie nei confronti del sistema bancario e per l'attuazione del piano industriale. La stessa società ha manifestato interesse nell'ambito del nuovo procedimento di vendita avviato dal commissario straordinario, ma si è poi ritirata dal procedimento di gara».
Nella replica il primo firmatario Laboccetta ha osservato tra l'altro che, «se dovesse risultare vero, come voci sempre più insistenti sostengono, che il prezzo per l'operazione sarebbe inferiore ai 380 milioni di euro, a fronte del valore che lo stesso amministratore di CIN ha sbandierato essere di oltre 450 milioni di euro, allora saremmo in presenza di un'operazione pesantemente opaca. Questo valore verrebbe pagato con 135 milioni di euro al closing - quindi, alla chiusura dell'operazione - 55 milioni al quarto anno, 60 milioni al sesto anno e 65 milioni all'ottavo anno. La parte differita, pari a 180 milioni di euro, verrebbe finanziata a tasso zero da Tirrenia, senza alcuna garanzia in cambio. Anzi, la garanzia viene concessa dallo Stato con la firma della convenzione, assicurando alla nuova compagnia 72 milioni di euro annui per otto anni». «Gli accordi parasociali tra Clessidra, Moby e i due nuovi soci, mi pare siano Negri di Livorno e Izzo nel settore allestimenti navali di Napoli, in una posizione di larga minoranza - ha proseguito Laboccetta - non assicurano, poi, una adeguata concorrenza nel settore. Ciò in particolare per la Sardegna, per la forte pressione, evidentemente autonoma, di Moby. In particolare, i marittimi appartenenti sia alla Tirrenia che alla stessa Moby potrebbero anche rischiare il loro posto di lavoro ed è questa la nostra vera e forte preoccupazione. So che in queste ore anche le organizzazioni sindacali stanno approfondendo la situazione e quindi la approfondiremo insieme tutti quanti».
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