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Forte dissenso di Confindustria Trapani rispetto a qualsiasi ipotesi di accorpamento del porto della città ad una nuova authority
Bongiorno: «la questione porto non può e non deve essere circoscritta ai soli operatori portuali, in quanto questa riguarda l'intero territorio e la comunità tutta»
6 maggio 2014
Ieri il presidente di Confindustria Trapani, Gregory Bongiorno, ha inviato una nota alle istituzioni, alle organizzazioni sindacali e alla deputazione nazionale e regionale eletta in provincia di Trapani in cui esprime allarme e preoccupazione per le insistenti notizie in merito alla annunciata radicale riforma della legge 84/94 portata avanti dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, che prevederebbe la riduzione del numero delle Autorità Portuali. Obiettivo dell'iniziativa di Bongiorno è di mettere in piedi un'azione sinergica di tutte le parti coinvolte a tutela dell'intero territorio trapanese, che - secondo il presidente di Confindustria Trapani - rischierebbe ancora una volta di subire interventi imposti dall'alto, senza poter decidere.
«La riforma tesa a ridurre il numero delle attuali Autorità Portuali - ha spiegato Gregory Bongiorno - si tradurrebbe nei fatti nella creazione di più grandi Autorità Portuali sotto forma di distretti logistici. In quest'ottica un primo aspetto paradossale della paventata riforma, sarebbe rappresentato dal fatto che il porto di Trapani pur essendo dal 2009 privo di una sua Autorità Portuale, rientrerebbe comunque nella riorganizzazione dei porti italiani. La diretta conseguenza di questo progetto riformista sarebbe, probabilmente, quella di vedere finire il porto di Trapani sotto la giurisdizione di una nuova e più estesa (per competenze territoriali) Autorità Portuale del distretto logistico della Sicilia occidentale, la cui governance sarebbe verosimilmente affidata a Palermo.
Da qui - ha sottolineato Bongiorno - nascono le preoccupazioni del comparto portuale trapanese, ma più in generale dell'intero mondo imprenditoriale. Di fatti la questione porto non può e non deve essere circoscritta ai soli operatori portuali, in quanto questa riguarda l'intero territorio e la comunità tutta».
«Il porto di Trapani, così come l'Aeroporto di Birgi - ha proseguito il presidente di Confindustria Trapani - è una infrastruttura strategica, fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica dell'intero territorio trapanese e che va ad impattare su altri settori importanti come il turismo, l'agroalimentare, il marmo. Questi ultimi, tutti settori indotti su cui gli imprenditori stanno scommettendo e investendo molto, raggiungendo tra l'altro importantissimi risultati, e ai quali il territorio guarda con grande speranza e come opportunità per uscire dalla crisi».
Confindustria Trapani ha espresso pertanto «forte dissenso rispetto a qualsiasi riforma che preveda l'ipotesi che il porto di Trapani venga in qualche modo accorpato e comunque gestito da una nuova Authority, in cui andrebbero a coesistere realtà portuali (ad esempio Trapani e Palermo) nei fatti totalmente diverse per storia, organizzazione, tipicità, ma soprattutto in assoluta concorrenza fra di loro sia per i mercati che per i settori di riferimento».
«Probabilmente per rilanciare la portualità italiana - ha concluso Bongiorno - servirebbe meno burocrazia e soprattutto maggiori interventi infrastrutturali (dragaggi, riqualificazione infrastrutturali ecc). Per completezza di ragionamento, ci piace altresì ricordare che i porti così come gli aeroporti sono solo il punto di arrivo o di partenza di merci e passeggeri, e che pertanto sarebbe altresì necessario sviluppare in maniera organica tutto il sistema dei trasporti come strade, autostrade, interporti, reti ferroviarie, ecc. Questi temi dovrebbero essere inseriti a pieno titolo nella agenda della politica e più in generale in un strategia complessiva del sistema dei trasporti».
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