Nel porto di Gioia Tauro l'Autorità Portuale ha attivato una campagna di screening anti Covid-19, ma ai lavoratori dello scalo evidentemente la lodevole iniziativa non interessa dato che la partecipazione è scarsa. Lo ha denunciato l'ente portuale calabrese evidenziando che se «si riteneva che la tutela della propria salute fosse una necessità avvertita in modo impellente e consapevole dai lavoratori portuali e da alcune organizzazioni sindacali», al momento «non pare essere così».-
- L'authority portuale ha spiegato che la campagna, che è stata avviata lo scorso 30 novembre e andrà avanti fino al prossimo 10 dicembre, ad oggi non registra una concreta risposta essendo scarsa partecipazione dei dipendenti dei due terminalisti Medcenter Terminal Container e Automar Gioia Tauro e delle altre aziende operanti all'interno dello scalo. L'attività di tracciamento, che sinora ha registrato la partecipazione di solo circa 300 dipendenti di MCT, è realizzata in appositi gazebo allestiti dall'Autorità Portuale all'interno del porto ed eseguita dal personale specializzato dell'Istituto Clinico “Prof. R. De Blasi” di Reggio Calabria.
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- L'Autorità Portuale ha ricordato di aver attivato la campagna di screening dopo aver ricevuto ed accolto le richieste, giunte sia dai dipendenti che da alcuni sindacati, di mettere in atto ogni possibile azione di contenimento alla diffusione del Covid-19 ed ha sottolineato che si rifiuta di dover constatare questa mancanza di reazione verso un'azione necessaria a garantire la tutela della salute dei lavoratori e, nel contempo, l'operatività dello scalo. «Non si accetta, nello specifico - ha precisato l'ente portuale - la scarsa attività di sensibilizzazione di alcuni dirigenti sindacali che, dopo aver richiesto in modo vibrante, sia ai datori di lavoro che all'Autorità Portuale di Gioia Tauro, una campagna di screening, non si siano adeguatamente adoperati a coinvolgere i lavoratori in questa importante attività di prevenzione».
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