Zentralverband der Deutschen Seehafenbetriebe (ZDS) ha denunciato la disparità di trattamento, in particolare da punto di vista fiscale, a cui sono sottoposti i terminalisti portuali tedeschi e le compagnie di navigazione containerizzate, recriminazione che l'associazione delle imprese portuali tedesche ha gridato ai quattro venti non rivolgendola direttamente né ad istituzioni od organismi nazionali o internazionali. Si tratta comunque di una denuncia che l'associazione tedesca ha formulato più volte attraverso la voce della federazione europea Feport a cui aderisce e che è volta a bloccare la potente spinta alla verticalizzazione delle attività impressa negli ultimi anni dai principali carrier marittimi di linea mondiali che stanno ampliando il loro raggio d'azione alle operazioni portuali e logistiche terrestri.
«Il trasporto marittimo e i porti - ha osservato il direttore generale dell'associazione tedesca, Daniel Hosseus - sono due settori differenti e il trasporto marittimo vive in un mondo tutto suo». Un mondo fuori dalle regole, sembra sottintendere il direttore generale di ZDS, che però non invita espressamente qualcuno a porle, cosa che d'altronde ha ripetutamente già fatto Feport, ad esempio associandosi ad altre associazioni europee e internazionali alla richiesta rivolta alla Commissione Europea di rivedere il regolamento di esenzione per categoria per i vettori marittimi containerizzati, regolamento che l'UE ha ripetutamente prorogato e che scadrà il 25 aprile 2024 ( del 24 marzo 2020 e 22 luglio 2022).
Riferendosi ai cospicui profitti registrati negli ultimi due anni dalle principali compagnie marittime containerizzate mondiali, Hosseus ha specificato che «il settore portuale non ha nulla da guadagnare dagli utili record dello shipping, anzi! Nel settore del trasporto marittimo dei container - ha protestato - attualmente l'aliquota fiscale è inferiore all'1% e le regole base della concorrenza sono sospese. Le compagnie di navigazione di linea - ha sottolineato Hosseus - stipulano fra loro accordi formali relativi all'offerta. Al contrario, nei porti e nella logistica terrestre abbiamo una concorrenza molto forte, internazionale e, soprattutto, efficace, e paghiamo le tasse come qualsiasi altra industria».
«Pertanto - ha rimarcato Hosseus - è un problema serio quando il trasporto marittimo di linea utilizza in tutto il mondo i suoi profitti pressoché esentasse per entrare nel business della movimentazione portuale e della logistica terrestre e sfrutta anche lì i suoi speciali privilegi. Non può essere giusto - ha spiegato - che, in questa spietata competizione globale, due società che svolgono lo stesso lavoro siano tassate e regolamentate in modo così diverso. Si applicano due pesi e due misure. Casomai - ha sottolineato il direttore generale di ZDS - le regole speciali per le compagnie di navigazione containerizzate possono applicarsi solo sull'acqua e devono terminare a ciglio banchina». Sembra un implicito invito alle istituzioni europee e tedesche, che sembrano impossibilitate a fermare lo strapotere delle compagnie di navigazione containerizzate sul mare, a fare qualcosa perché questa incontrastata forza marittima non scenda a terra più di quanto ha già fatto.