Le singaporiane Grace Ocean e Synergy Group, rispettivamente
proprietaria e gestrice della portacontainer
Dali che lo
scorso marzo aveva urtato contro il ponte Francis Scott Key Bridge
di Baltimora causandone il crollo
(
del
26
e
26
marzo e
24
aprile 2024), hanno raggiunto un accordo con il Dipartimento di
Giustizia americano sulla rifusione di parte dei danni causati
dall'incidente. Le due società asiatiche hanno accettato di
pagare circa 102 milioni di dollari per la bonifica del canale,
soldi che saranno versati in parte nelle casse del Tesoro e in parte
a diverse agenzie federali. «Questa risoluzione - ha
sottolineato il procuratore generale associato Benjamin Mizer -
assicura che i costi degli sforzi del governo federale per la
bonifica nel canale di Fort McHenry siano sostenuti da Grace Ocean e
Synergy e non dal contribuente americano».
«Questo - ha aggiunto il procuratore generale associato
Brian Boynton - è un risultato straordinario che ripaga
pienamente gli Stati Uniti per i costi sostenuti per rispondere a
questo disastro e ritiene il proprietario e l'operatore della Dali
responsabili». Il procuratore non ha specificato la
fattispecie di responsabilità, ma l'accordo non include il
pagamento di alcun danno per la ricostruzione del ponte. La
responsabilità relativa all'incidente è stata
nuovamente respinta categoricamente dalle due società di
Singapore: «l'accordo - hanno precisato oggi la Grace Ocean e
la Synergy Group - copre esclusivamente i costi relativi alla
bonifica del canale, di cui saremmo stati responsabili in ogni caso,
e non è indicativo di alcuna responsabilità per
l'incidente che ha portato al crollo del Francis Scott Key Bridge
che nettamente respingiamo. Nessun risarcimento punitivo - hanno
sottolineato le due società - è stato imposto come
parte di questo accordo». Relativamente alla responsabilità
dell'incidente, Grace Ocean e Synergy Group hanno annunciato che
sono pronte a difendersi vigorosamente nei procedimenti pendenti
presso la Corte federale di Baltimora. Lo Stato del Maryland, che ha
costruito e gestito il ponte, ha infatti intentato una causa per il
risarcimento dei danni relativi alla distruzione del ponte.