
Federlogistica sembra aver cambiato idea sul progetto del ponte
sullo Stretto di Messina che all'inizio di questo mese ha ottenuto
il via libera definitivo del Comitato interministeriale per la
programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Se negli ultimi
due anni l'ex presidente della federazione, Luigi Merlo, ora
presidente onorario di Federlogistica, aveva ripetutamente lanciato
l'allarme per l'impatto che l'altezza del ponte, ritenuta
insufficiente, avrebbe sul transito delle navi nello Stretto
(
del
23
febbraio 2023 e
3
maggio 2024), oggi questo timore pare sopito nonostante
l'altezza progettata del ponte sia sempre la stessa. L'attuale
presidente di Federlogistica, Davide Falteri, è convinto che
«guardare al ponte sullo Stretto come a una pur eccezionale
opera infrastrutturale, significa aver perso qualsiasi visione per
il futuro e subire passivamente la condanna del nostro Paese alla
decadenza. È vero: potrebbero accadere - ha precisato - molte
cose negative, potrebbero verificarsi molteplici intoppi, ma
specialmente politica e impresa potrebbero non capire che quella del
ponte sullo Stretto di Messina è un'occasione unica».
Secondo Falteri, la costruzione del ponte è nientemeno
che «l'occasione unica per rinsaldare un Paese che è
sempre stato diviso fra Nord e Sud, azzerare progressivamente un
quadro di ingiustizie sociali e consentire all'Italia di sfruttare a
pieno quella centralità in un Mediterraneo tornato a essere
centrale e decisivo, anche una connessione sana e non malata con
altri continenti, l'Africa, un Medio Oriente che si candida a essere
una forza unica nel panorama mondiale e un'Europa troppo sbilanciata
a nord che anche per questo ha fallito i suoi obiettivi di coesione
e crescita».
Se prima il ponte sullo Stretto era giudicato un ostacolo al
traffico navale ora è addirittura ritenuto un'opera
taumaturgica in grado da sola di colmare i divari sociali e di
unire, non solo fisicamente, il meridione al settentrione.
A dire il vero Falteri non attribuisce questi poteri portentosi
al solo ponte. Secondo il presidente di Federlogistica, l'effetto
prodigioso potrebbe essere prodotto anche da una Zona Economica
Speciale di quasi 5.580 ettari sdoppiata in una parte occidentale e
in una orientale, con circa il 35% assegnato alla Sicilia
occidentale e il 65 % a quella orientale. ZES che - ha spiegato -
per la Sicilia significherebbe credito d'imposta per investimenti in
beni strumentali con fondi che potrebbero arrivare fino a 50-100
milioni di euro in base al progetto; semplificazioni amministrative
e autorizzative: procedura semplificata con sportelli unici e tempi
ridotti anche di un terzo; agevolazioni fiscali ulteriori, come una
riduzione del 50% dell'imposta sul reddito per i nuovi insediamenti
nelle ZES, per un periodo iniziale di sette anni (prorogabili); Zona
Franca Doganale in alcune aree portuali (possibile istituzione) e
maggiore integrazione logistica e infrastrutturale (es. corridoi
doganali, interporti, snodi ferroviari); programmazione supportata
da fondi PNRR, con investimenti per il “last mile” nei
porti e negli interporti.
«Un tempo - ha affermato Falteri - si parlava di “granaio”
del mondo riferendosi a Paesi come l'Ucraina o al Nord America. La
Sicilia, ed è solo un esempio delle sue potenzialità -
ha sottolineato - può diventare il polo logistico
dell'ortofrutta del Mediterraneo e dell'Europa nonché delle
industrie alimentari e conserviere connesse. Ma è in
condizione, per la sua posizione geografica, di essere anche l'hub
delle nuove risorse energetiche, idrogeno incluso. E senza
dimenticare le potenzialità (anche culturali e storiche) per
assumere nel quadro di una grande Zona Franca interconnessa, di una
start up region per l'innovazione tecnologica».
Falteri sembra addirittura più convinto del ministro
Matteo Salvini delle potenzialità inespresse che il ponte
sullo Stretto potrebbe sbloccare: «oggi - ha affermato il
presidente di Federlogistica - è il momento di dire basta:
con un mondo condizionato da guerre commerciali, dazi e contro-dazi,
il ponte ha tutte le caratteristiche per diventare l'arteria di un
corpo economico e sociale sino a oggi sotto sviluppato spesso
proprio per miopia politica. E la logistica, gemellata al regime di
Zona Franca, può e deve essere il valore aggiunto, attivando
con il ponte una reazione a catena di infrastrutture anche
finanziabili da privati, di insediamenti industriali non schiavi di
aiuti pubblici e di un network di collegamenti destinati a esaltare
le potenzialità di una terra che per troppi anni (come gran
parte del Mezzogiorno) è stata considerata alla stregua di
una battaglia persa».