
Il settore dello shipping è ancora lontano dal
raggiungere l'obiettivo climatico di avere almeno il 5-10% del
carburante utilizzato nel trasporto marittimo internazionale
proveniente da fonti scalabili a zero emissioni entro il 2030. Lo
evidenzia il quarto rapporto annuale “Progress towards
shipping's 2030 breakthrough - 2025 edition”, pubblicato oggi
e realizzato dall'UCL Energy Institute, dalla Getting to Zero
Coalition del Global Maritime Forum's e da Climate High-Level
Champions, che rileva come, nonostante i progressi tecnologici
compiuti, i deboli segnali dal lato della domanda e la stagnazione
finanziaria rischiano di ritardare la transizione e di avere un
impatto negativo sull'offerta futura.
Riferendosi all'accordo dell'International Maritime Organization
(IMO) sul Net Zero Framework raggiunto ad aprile
(
dell'11
aprile 2025), il rapporto osserva che i dettagli cruciali del
quadro normativo per la decarbonizzazione dello shipping, inclusi
gli incentivi che l'IMO intende programmare per sostenere i primi
operatori che utilizzeranno fuel scalabili a zero emissioni, sono
soggetti ad ulteriori negoziati prima dell'entrata in vigore del
quadro nel 2027 e che questi negoziati, così come il tempo
necessario al settore per comprenderne le implicazioni e reagire,
determineranno se esiste ancora un percorso realistico verso l'uso
dei carburanti a emissioni zero o quasi zero che rappresentino dal
5% al 10% del totale dei carburanti usati dal trasporto marittimo
entro il 2030.
Il documento spiega che, affinché questo obiettivo possa
essere conseguito, è necessario agire su tre fronti:
sostenere un solido meccanismo di incentivazione dell'IMO che
assicuri chiara priorità ai carburanti scalabili a zero
emissioni; aumentare la consapevolezza dei crescenti rischi a cui
sono esposte le navi che non usano questi fuel, sia per quanto
riguarda i singoli armatori che l'industria nel suo complesso;
aiutare gli attori nazionali e le politiche sub-globali a colmare le
lacune che il Net Zero Framework dell'IMO potrebbe non affrontare.
Jesse Fahnestock, direttore per la decarbonizzazione del Global
Maritime Forum, ha rilevato che se l'accordo sul Net Zero Framework
dell'IMO è stato un'importante pietra miliare della
diplomazia multilaterale, tuttavia non si sta ancora assistendo al
livello di slancio di cui il settore ha bisogno e ha osservato che
se l'IMO dovesse elaborare linee guida che prevedano incentivi per i
primi operatori che adottano i carburanti scalabili e a zero
emissioni, si contribuirebbe notevolmente all'allineamento di
domanda, offerta e finanziamenti e al raggiungimento degli obiettivi
del 2030.
Il rapporto rileva che, però, l'andamento della domanda
del settore dipinge un quadro meno ottimistico. Una consistente
parte delle navi ordinate e in consegna - spiega - non è
idonea all'uso di carburanti scalabili e a zero emissioni, il che
aumenta la pressione sugli interventi di retrofitting e sulla
capacità dei cantieri, incrementando il rischio di
immobilizzazioni materiali. In particolare, le attuali proiezioni
indicano che solo un terzo circa della domanda necessaria per
raggiungere l'obiettivo del 5% si concretizzerà entro il
2030, a meno che il settore non aumenti gli ordini di navi idonee ai
carburanti scalabili a zero emissioni. Tale carenza ammonta a circa
nove milioni di tonnellate equivalenti di olio combustibile, ovvero
a 400 grandi navi portacontenitori in grado di funzionare con
carburanti scalabili a zero emissioni.
Il documento specifica che se l'obiettivo del 5% non verrà
raggiunto, ciò potrebbe compromettere l'intero obiettivo di
zero emissioni nette del settore dello shipping entro il 2050, e
sottolinea che, essendo il trasporto marittimo mondiale responsabile
di circa il 3% delle emissioni di gas serra globali, più di
quelle emesse dalla Germania, è quindi un settore cruciale da
decarbonizzare. Inoltre evidenzia che, dato che il commercio globale
si prevede quadruplicherà entro il 2050, senza un'azione
urgente le emissioni saliranno alle stelle.