- Oggi a Roma, nel Tempio di Adriano, davanti a un parterre di banchieri, finanzieri, politici, stakeholders del settore, il porto di Trieste ha presentato le linee guida del proprio progetto di sviluppo che fa perno sull'utilizzo intensivo e innovativo della zona franca, strumento unico potenzialmente in grado di attirare capitali e investitori internazionali, radicando in aree portuali attività commerciali, turistiche, industriali, high tech, servizi e finanza, improponibili in qualsiasi altra realtà europea.
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- L'Autorità Portuale di Trieste ha infatti ricordato che Trieste è l'unica città portuale europea a detenere uno strumento giuridico anomalo in tema di aree franche: uno strumento sovra-comunitario in quanto garantito da un Trattato internazionale di pace, quello del 1947, che riconosce allo scalo giuliano una libertà di azione molto ampia in materia doganale, fiscale e commerciale, una libertà ben più estesa anche rispetto alle zone franche di diritto comunitario sviluppate con successo ad esempio in Irlanda.
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- Zona franca per Trieste significa in prima istanza libertà di esercizio dei trasporti marittimi, stradali e ferroviari, ma significa anche possibilità di esercitare in un regime franco, attività e servizi collocati all'interno del territorio portuale e quindi “consumati” in regime franco. Secondo l'Autorità Portuale di Trieste, interventi legislativi anche su base regionale potrebbero consentire di massimizzare i benefici del regime franco a vantaggio di tutte le attività del porto, della loro competitività, ma anche dell'insediamento di nuove attività (dall'high tech alle attività finanziarie e assicurative) nelle aree portuali. E il fatto che Trieste disponga della più grande area da riqualificare e riutilizzare rappresenta in questa ottica un vero e proprio asso nella manica, facendo di Trieste l'unico polo logistico in regime di zona franca comparabile ai grandi hub internazionali, come Dubai o Hong Kong.
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- L'ente portuale giuliano ha precisato che la tempistica di questo progetto non è casuale: nel mercato globale Trieste sta riscoprendo un ruolo di hub portuale al servizio dell'Europa centro-orientale, ruolo confermato sia dalla crescita dei traffici in atto (e in controtendenza rispetto alla recessione che caratterizza molti altri porti) e ruolo che è sostenuto da un piano di investimenti in atto nel settore dei container, dei traffici di merci varie, delle crociere, dei collegamenti logistici anche nella prospettiva ormai certa della realizzazione di una grande piattaforma logistica, il cui finanziamento è stato di recente approvato in modo definitivo dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE).
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- «Il finanziamento del CIPE della Piattaforma Logistica di appena alcuni giorni fa - ha confermato il presidente dell'Autorità Portuale, Marina Monassi - è in ordine di tempo solo l'ultimo, ma decisamente il più importante tassello di un percorso che nell'ultimo anno ha portato notevoli soddisfazioni: dal +50,12 % di tonnellate movimentate in contenitori che diventano ora 4,7 milioni, alla riconferma di Trieste quale hub crocieristico con 40 scali nel 2012 e una previsione 2013 di 70 scali, alla ridefinizione della logistica interna dello scalo a vantaggio dell'operatività, a una promozione internazionale con gli operatori, a un piano industriale che ricomprende e attua queste azioni. Un disegno strategico che pone ora lo sviluppo dei Punti Franchi come ulteriore tessera vincente per creare volano economico e produttivo sul territorio».
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- «La grande crisi economica e sociale - ha rilevato il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini - rende necessario accelerare tutto ciò che crea economia e lavoro. Per quanto riguarda il porto di Trieste le principali opportunità sono quelle di attirare i traffici del Far East e di portare avanti un'operazione di rilievo europeo di recupero e di trasformazione in città del Porto Vecchio. Per fare questo servono soprattutto punti fermi: infrastrutture, alleanze strategiche e per quanto riguarda il Porto Vecchio, che si vada avanti più speditamente possibile. Invece, per ciò che concerne l'utilità dei Punti Franchi, credo che per una buona volta ci si debba ispirare, da un lato, alla certezza delle norme, e dall'altro alle regole di mercato: toglierli, dove si può, quando non servono e sono di ostacolo, lasciarli dove servono».
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- Il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, ha evidenziato come nell'ambito dello sviluppo dei Punti Franchi «l'ente camerale vede la collocazione del World Trade Centre, di cui ha la licenza e della Borsa merci a termine, con l'apertura di uffici e magazzini per attrarre le economie asiatiche, le uniche che hanno i PIL in crescente aumento».
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- A sostegno del porto di Trieste, della sua logistica, della opportunità di sviluppo attraverso l'utilizzo dei punti franchi in chiave economica e produttiva sono intervenuti, tra gli altri, Fabrizio Palenzona (vice presidente di Unicredit), Pier Luigi Maneschi (Italia Marittima Spa), Enrico Samer (presidente di Samer & Co. Shipping Ltd), Cosmas Cosmidis (amministratore delegato di Cosnav Ship Managment), Franco Napp (amministratore delegato di Depositi costieri Trieste Spa), ma anche Vittorio Sgarbi che ha rilevato «come a pochi passi dal Parlamento, Trieste è venuta a chiedere e a farsi ascoltare per investire su questa opportunità unica che è il Porto Vecchio. Una opportunità di crescita per tutta l'Italia». Sgarbi che ha ricordato il vincolo da lui posto sul Porto Vecchio, da sottosegretario del ministero per i Beni e le Attività culturali, definendolo un vincolo dinamico che consente un riuso che rispetta il valore storico, ma che consente un riadeguamento interno delle strutture per creare opportunità residenziali, culturali, commerciali e innovazione.
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- Sue Wake della World Free Zone Convention ha annunciato che il 2 e 3 luglio prossimi a Trieste si terrà la conferenza annuale: «i tempi - ha spiegato - sono maturi per parlare a Trieste di zone franche e delle opportunità che offrono ai capitali investiti: gli esempi recenti della Cina, del Medio Oriente, ma anche degli Stati Uniti, vanno seguiti anche dall'Europa. L'Europa sta guardando alla crescita come non aveva mai fatto in passato e il bacino del Mediterraneo è una chiave strategica dello sviluppo di questi porti e dell'innovazione nel business europeo in tal senso parleremo proprio a Trieste a inizio luglio».
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- In apertura del convegno Luigi Grillo, presidente della commissione del Senato sui Trasporti, ha espresso «l'apprezzamento e il sostegno al lavoro del dell'Autorità Portuale di Trieste, Marina Monassi, per far crescere lo scalo giuliano su cui si sposteranno in maniera crescente anche i traffici del Tirreno. Trieste - ha osservato Grillo - nel diventare sempre più centro della movimentazione delle merci, ha anche l'opportunità di utilizzo di un Punto Franco mondiale, facendo ben sperare la portualità del Nord Adriatico». Sulla stessa linea il presidente della Commissione Trasporti della Camera dei deputati, Mario Valducci, a sostegno di attività a favore dello sviluppo dello scalo giuliano.
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- «Nel rispetto della strategia di sviluppo del governo e della road map sulla riduzione delle emissioni di carbonio della UE - ha dichiarato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - il porto di Trieste costituisce un esempio di sviluppo in fatto di logistica portuale, anche alla luce del recente finanziamento da parte del CIPE della piattaforma logistica, ma non solo. L'investimento sulla logistica - ha proseguito il ministro - ben si abbina all'investimento per la crescita come possono essere i punti franchi, utilizzando competenze, esperienze e risorse alla messa a punto di produzioni innovative nei settori dell'innovazione in materia di materiali, energie, medicina. Il ministero dell'Ambiente lavora con l'Autorità Portuale per creare in questa area incubatori di innovazione tecnologica che possano creare sviluppo economico».
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- Per il prossimo 26 maggio è prevista l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri della ridefinizione del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Trieste, con la riduzione del perimetro e la semplificazione delle procedure per il recupero dell'area a favore di nuovi insediamenti produttivi. «Su Monfalcone - ha concluso Clini - stiamo lavorando per farlo divenire sempre di più piattaforma intermodale per le merci con utilizzo crescente della ferrovia».
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