Ancip, Assiterminal, Assologistica, Assoporti e Fise-Uniport
proporranno l'inclusione nella legge di bilancio di una norma per
riconoscere il lavoro usurante ad alcune fasce di lavoratori
portuali, consentendo di agevolare una staffetta generazionale.
Una proposta che - hanno spiegato le quattro associazioni
datoriali della portualità e l'Associazione dei Porti
Italiani in una nota - prende atto anche della fase calante dei
traffici portuali, con una stagnazione nell'operatività dei
porti che - hanno specificato le organizzazioni - è
«conseguenza naturale della situazione economica e
dell'andamento dei consumi. Passata l'euforia del 2022 (post
pandemica) - hanno spiegato Ancip, Assiterminal, Assologistica,
Assoporti e Uniport - i traffici di import-export (l'80% dei quali
transitano per i nostri porti) sono tornati a livelli pre 2019 e
pertanto la marginalità per le imprese è contenuta: a
questo si aggiungono gli aumenti dei costi - canoni concessori
demaniali, costi energetici, rincaro delle attrezzature - e
l'incertezza negli scenari dei prossimi anni, con conseguenti
rallentamenti nella capacità di investimento».
«Più del 50% dei lavoratori portuali - sottolinea
la nota - ha più di 50 anni ed è evidente che questo
fattore incida sia sul ricambio generazionale (senza crescita il
ricambio rallenta), sia sulla capacità di riqualificazione
dei profili professionali (passare da modalità manuali a
processi digitalizzati non è facile) sia sulla capacità
del personale di essere appealing sul mercato del lavoro: inoltre
buona parte delle attività tipiche e storiche del lavoro
portuale porta il lavoratore, nel tempo, a dover essere reimpiegato
in altre mansioni - difficilmente individuabili - a causa delle
problematiche indotte dal perdurare di lavori notturni, lavori in
quota, lavori fisici. Per questo motivo si rende necessario avviare
un percorso che individui alcune fattispecie di lavoro portuale tra
i lavori usuranti: per agevolare una quiescenza sostenibile dei
lavoratori, avviare un processo equilibrato di ricambio
generazionale, consentire - a tutto il sistema della portualità
- di affrontare le sfide dei prossimi anni con una maggiore capacità
di pianificazione anche organizzativa».
«Il tema che vogliamo rappresentare - prosegue la nota - è
condiviso da tutto il mondo della portualità: associazioni
datoriali dei terminalisti, delle imprese portuali e delle compagnie
portuali, organizzazioni sindacali, Autorità di Sistema
Portuale: questo non può non avere un valore di per sé.
Non è la prima volta che il tema dell'equazione lavoro
portuale = lavoro usurante viene posto. Confidiamo che sia la prima
volta in cui si avvia un percorso utile a finalizzare gli strumenti
più adeguati a favore del lavoro e dell'organizzazione delle
nostre imprese per il settore della portualità italiana, in
attesa che anche il fondo per il prepensionamento dei lavoratori
portuali, previsto da una norma del 2021, trovi finalmente il suo
percorso attuativo».