
|
CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVI - Numero 2/98 - FEBBRAIO 1998 |
Trasporto marittimo
TACA: una tempesta in un bicchier d'acqua?
A giudicare dalle apparenze, gli ultimi mesi del 1997 non sono
stati un buon periodo per il TACA (Accordo Conferenza Trans-Atlantico).
La Hanjin Shipping Co ha annunciato l'intenzione di ritirarsi
dalla conferenza (sebbene la compagnia gemella DSR-Senator Lines
continui a farne parte), si sono susseguite le voci riguardanti
disaccordi interni tra le linee di navigazione associate, una
nuova alleanza ha annunciato il proprio ingresso sul mercato senza
indicare se la propria attività si sarebbe svolta all'interno
od all'esterno del TACA, la Commissione Europea ed il Consiglio
Europeo dei Caricatori hanno perseverato nell'attaccare aggressivamente
l'organizzazione e, infine, le proposte relative ad un incremento
tariffario sono state accolte con scetticismo dai caricatori.
Data tutta questa agitazione, la domanda ricorrente è stata:
tutto ciò potrebbe costituire l'inizio della fine per l'unico
accordo che realmente ha fatto la differenza nell'azione di mantenimento
e stabilità delle tariffe di trasporto merci?
Come era da prevedersi, il TACA ha una visione meno pessimistica
degli eventi. Olav Rakkenes, presidente sia del TACA che della
ACL (Atlantic Container Line), società che fa parte della
conferenza, ha descritto i suoi ultimi tre mesi come "semplicemente
febbrili" e ha dichiarato di ritenere che i resoconti dei
media e le voci hanno suscitato "una tempesta in un bicchier
d'acqua". Tutte pubblicazioni, secondo Rakkenes, contenute
in campagne di stampa di parte. "C'è sempre gente
che vorrebbe lo scioglimento del TACA" ha affermato.
Naturalmente, il TACA ha riscosso notevole successo, ma non è
sempre stato così. "Nel 1991 e nel 1992 - informa
Rakkenes - i vettori transatlantici hanno imparato nel modo più
brusco che il gioco al ribasso sulle tariffe costa un sacco di
soldi a tutte le linee di navigazione. Tutto ciò che il
TACA ha fatto è stato di far sì che tale situazione
finisse". Nell'affermare ciò, la domanda che egli
pone è: "E' sbagliato che le linee di navigazione
desiderino realizzare profitti?". Messa in questo modo, può
esserci sicuramente una sola risposta. Infatti, la ACL continua
ad esistere proprio grazie all'appartenenza ad una conferenza.
Pertanto, cosa c'è di vero nelle voci al riguardo? L'importanza
del ritiro della Hanjin, a detta di Rakkenes, è stata gonfiata
al di là della realtà: "Questo era il solo
traffico in relazione al quale la Hanjin apparteneva ad una conferenza
ed essi hanno deciso di non fare più parte neanche di questa.
Si è trattato semplicemente di questo". Non si tratta
quindi, aggiunge Rakkenes, di un segnale di disaccordi interni:
"E' del tutto sbagliato pensarlo. La Hanjin ha scelto di
abbandonare il TACA, mentre il resto degli associati non ha motivo
di lamentarsi".
Malgrado questa smentita, vi sono ancora voci nel settore circa
un certo grado di malumore tra i membri del TACA. Ad esempio,
un dirigente impegnato nei traffici transatlantici ha commentato:
"Esistono alcune limitazioni in ordine alle prassi tariffarie
che comportano ritardi, i quali a loro volta impediscono la fornitura
di risposte rapide ai clienti". Ciò dà ad un
vettore non appartenente al TACA un leggero vantaggio, il che
rappresenta un bel po' di seccature in meno. Peraltro, non sembrano
questi i problemi che rischiano di far affondare il TACA.
Esistono, naturalmente, altre pressioni che potrebbero disturbare
l'equilibrio esistente. Ray Miles, dirigente capo della CP Ships,
le cui affiliate Canada Maritime, Cast e Lykes offrono tutte servizi
indipendenti alla volta del Nordamerica, ha commentato: "Penso
che nel 1998 vedremo se il TACA riuscirà a stare unito.
La pressione della Commissione Europea inasprirà le tensioni
già esistenti. Tuttavia, la sensazione generale è
che il TACA supererà la tempesta resistendo".
Un'altra pressione sul TACA potrebbe essere quella apportata
dall'ingresso di nuovi vettori sul mercato. L'arrivo dell'alleanza
tra Cosco, K Line e Yangming sembra essere stato assorbito, ma
ora è saltato fuori che una nuova alleanza, di cui fanno
parte la APL, la MOL e la HMM (Hyundai Merchant Marine), entrerà
nel settore con tonnellaggio proprio nel corso di quest'anno.
Anche se la preoccupazione immediata che l'ingresso di una nuova
alleanza su questa rotta può suscitare consiste più
che altro nella pressione che essa è in grado di effettuare
sul livello tariffario, vi è un'altra considerazione da
fare. Il raggruppamento Cosco/K Line/Yangming è formato
da compagnie che già non appartenevano al TACA e, quindi,
ha modificato di poco l'equilibrio tra membri delle conferenze
e vettori indipendenti nei traffici; ciò, inoltre, verrà
ulteriormente controbilanciato dal ritiro dall'alleanza della
Hanjin. Il consorzio APL/MOL/HMM, invece, non ha ancora deciso
nulla circa la propria sorte. Se, come appare, anch'esso dovesse
restare indipendente, ciò potrebbe intaccare l'efficacia
del TACA?
Tuttavia, qualsiasi minaccia al futuro del TACA non sembra essere
imminente. Ciò è dovuto ad una combinazione di fattori,
il più importante dei quali è costituito dalla sua
continua battaglia con la Commissione Europea. La voce di Rakkenes
si incrina per l'esasperazione quando si tocca questo argomento:
"Nella sostanza, non sappiamo cosa stiano facendo adesso.
Abbiamo provato ad intavolare trattative con loro, ma la Commissione
Europea non ci sente. Così, tutto è nelle mani degli
avvocati. Abbiamo tentato tutto quello che era in nostro potere;
non ci restava che adire le vie legali. Dopo tutto, anche il TACA
ha i suoi diritti".
Rakkenes si riferisce alla causa in corso avverso il TAA (Accordo
Trans-Atlantico) - il predecessore del TACA - il risultato della
quale potrebbe avere notevoli effetti sul TACA. La causa in questione
è in attesa dell'udienza di appello presso la Corte Europea
di Prima Istanza avverso la decisione del 1994 della Commissione
Europea di proibire le attività di fissazione delle tariffe
multimodali. Peraltro, il suo futuro al momento dipende dall'udienza
dinanzi alla Corte di Giustizia Europea contro un'altra conferenza,
la SUNAG (Accordo Scandinavia Regno Unito Nord Europa Golfo Persico).
Il risultato potrebbe influenzare le altre corti ed infatti la
Corte Europea di Prima Istanza è in attesa della decisione.
Rispetto ai tempi entro i quali sarà possibile addivenire
ad una decisione definitiva, Rakkenes è incerto: "La
questione potrebbe essere dibattuta verso la fine di quest'anno.
Stiamo ancora aspettando l'elenco delle obiezioni".
Lo ESC (Consiglio Caricatori Europei) sta spingendo decisamente
presso la DGIV (Direzione Europea per la concorrenza) affinché
venga posta in atto la politica comunitaria sulla concorrenza
nel settore marittimo. In effetti, esso è sempre stato
un critico a voce alta del TACA. Chris Welsh, segretario generale
dell'ESC, non si tira indietro quando si tratta di criticarlo:
"Questi accordi (cioè il TAA ed il TACA) hanno comportato
una situazione di malessere e l'azione intrapresa dai caricatori
è giustificata dalla necessità di pervenire ad un
tipo di mercato laddove gli abusi non possano più verificarsi".
Rakkenes allo stesso modo non esita a denigrare lo ESC: "Qualsiasi
cosa facciamo, saltano fuori bellicosi consigli di caricatori
che sollevano obiezioni immotivate. Questa è la situazione".
Ciò peraltro, a giudizio di Rakkenes, non è condiviso
dalla maggior parte dei caricatori.
Allo scopo di controllare il fondamento di questa affermazione,
la rivista Containerisation International ha contattato
un certo numero di caricatori. In verità, alcuni si sono
dimostrati strenui oppositori delle conferenze e del TACA, e qualcuno
tra loro lo è a tal punto che non si servirebbe delle linee
di navigazione associate al TACA se fosse possibile una scelta.
Peraltro, buona parte di tale antagonismo trova la propria origine
in passate esperienze con le linee appartenenti al TACA, di modo
che nei confronti di un vettore indipendente tale opinione potrebbe
apparire datata. Tra i caricatori contattati, mentre non è
stato possibile trovare un vero e proprio simpatizzante del TACA,
ve ne sono alcuni che mantengono un atteggiamento ambiguo, in
particolar modo nella classe dei cosiddetti caricatori globali,
dotati di potere e volumi tali da essere in grado di trattare
ciò che vogliono.
Rakkenes ritiene che le modalità di trattativa, specialmente
in ordine ai contratti di servizio annuale che costituiscono il
65-70% del traffico complessivo, siano alquanto flessibili. Ad
esempio, spiega Rakkenes, gli aumenti tariffari di 95 dollari/TEU
e 120 dollari/FEU dal 1° gennaio 1998 (pari più o
meno al 5%), rappresentano un punto di partenza per le trattative
di novembre e dicembre. La realtà del mercato sembrerebbe
indicare nel settore un aumento situato tra il 2 ed il 3 per cento.
Quanto a ciò che il futuro tiene in serbo per il TACA,
è difficile fare previsioni. Rakkenes può anche
ritenere che gli attuali problemi siano solo una tempesta in un
bicchier d'acqua, ma la tempesta sembra essere di intensità
maggiore. Se si dimostrerà in grado di essere forte abbastanza
per distruggere il TACA, solo il tempo potrà dirlo.
(da: Containerisation International, gennaio 1998)
|