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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVI - Numero 2/98 - FEBBRAIO 1998 |
Conferenze e convegni
Il trasporto marittimo di linea: economie di scala o di campo
d'azione?
Secondo Theodor Prince, vice presidente anziano e dirigente operativo
capo della K Line America, i beni patrimoniali più importanti
sviluppati oggi dal settore del trasporto marittimo di containers
non sono rappresentati dalle navi, dai terminals o da altre infrastrutture,
bensì dalle informazioni. "La nostra attività
consiste tanto nel fornire informazioni circa la situazione attuale
dei prodotti del caricatore quanto nella vera e propria fornitura
del servizio di trasporto" ha dichiarato Prince nel contesto
di una relazione tenuta ad "Intermodal 97", un
convegno svoltosi recentemente ad Amburgo.
La relazione presentata da Prince, intitolata "Il futuro
dell'impresa di trasporto marittimo", ha cercato di demolire
gran parte delle sicurezze presenti nel settore in ordine alle
economie di scala ed alle alleanze, sebbene i suoi commenti circa
la necessità di essere concentrati sul cliente vengano
condivisi diffusamente dai principali dirigenti in tutto il settore.
"Il trasporto marittimo a lungo raggio non è più
una questione di concorrenza tariffaria, dal momento che i clienti
hanno capito di poter ottenere più o meno qualsiasi prezzo
essi vogliano. Perciò, bisogna adattarsi a praticare prezzi
bassi ed elevata qualità di servizio, perché i clienti
li cercano, li chiedono e li ottengono senz'altro" asserisce
Prince.
Partendo dalla premessa che il settore della navigazione di linea
è di fatto deregolamentato poiché i clienti si comportano
come se lo fosse, è opinione di Prince che una delle maggiori
contraddizioni nell'ambito del settore del trasporto marittimo
sia il concetto di "scala contro campo d'azione". Egli
ha sottolineato che, al momento attuale, è consuetudine
del settore costruire navi sempre più grandi che necessitano
di terminals anche più grandi e più sofisticati,
supportati da infrastrutture dotate di tecnologie sempre più
avanzate. Per quanto ciò possa sembrare impressionante,
tale approccio caratterizzato dalla presenza di ingenti beni patrimoniali
condurrà solamente a costi fissi più alti ed all'incapacità
di sopravvivere nell'odierno ambiente commerciale concorrenziale
e di fatto deregolamentato. "La scala è un'opportunità
d'investimento, ma bisogna domandarsi se poi questi investimenti
pagheranno" ha riflettuto Prince.
In particolare, Prince ha richiamato l'attenzione sulla fissazione
del settore per le grandi navi da 5.000 e 6.000 TEU, avendo avuto
cura di sottolineare come le navi più grandi della K Line
raggiungono solo i 3.500 TEU. Egli ha sostenuto che "l'ingannevolezza
delle grandi navi" ha comportato il fatto che i costi invece
di diminuire sono aumentati, mentre il servizio non è migliorato
ma piuttosto per certi versi si è degradato. Ad esempio,
le navi ci mettono di più a girare e navi più grandi
comportano l'utilizzazione di scali-nodo e di sistemi a raggiera,
sebbene molti clienti desiderino servizi diretti. Così,
al fine di soddisfare le loro esigenze, sono stati inseriti nelle
rotte - quali porti diretti di scalo - porti di raccordo tradizionali,
il che costituisce una contraddizione. "I clienti non si
curano affatto delle dimensioni delle navi" afferma Prince,
sottolineando anche come a loro non importi nulla nemmeno del
colore del fumaiolo della nave.
Alludendo all'esperienza della US Line di più di 10 anni
fa, Prince ha previsto: "Ci aspettiamo che in un futuro non
lontano finiscano per esserci un mucchio di navi in vendita a
buon prezzo, dal momento che le linee di navigazione che hanno
investito in tali navi hanno scoperto di non essere in grado di
mantenerle".
In luogo dell'accennata fissazione con le economie di scala,
Prince ha suggerito alle compagnie di navigazione di concentrarsi
sull'incremento del raggio d'azione delle proprie reti, migliorando
la propria flessibilità operativa e dando la priorità
al servizio al cliente: in altre parole, passando alle economie
di obiettivo. Ha fatto notare Prince: "Una delle questioni
in ordine alla quale i vettori sembrano confondersi si pone allorquando
essi parlano di economie e solitamente essi usano il termine economie
di scala, ma in realtà non intendono proprio quel concetto.
Esistono economie di campo d'azione ed economie di scala. Il termine
economie di campo d'azione sta a significare vado dove ho bisogno
di andare? Il cliente può caricare quel contenitore o semirimorchio,
o qualsivoglia altra unità, senza preoccuparsi dal momento
che sa che il vettore è in grado di servire qualsiasi punto
in cui abbia esigenza di recarsi?
Prince non si è dilungato circa il futuro delle alleanze
marittime, commentando: "Alla K Line, in verità riteniamo
che ciò non abbia molto senso... poiché non soddisfa
realmente ciò che il cliente richiede". Si dovrebbe
rammentare che la K Line non fa parte di nessuno dei principali
raggruppamenti globali di alleanze, sebbene essa affitti spazi-containers
da varie linee di navigazione.
E' opinione di Prince che il giorno del giudizio sia prossimo
per le alleanze, dal momento che esse non indicano ai propri membri
gli obiettivi primari necessari a procurare ai clienti il servizio
che essi domandano. Prince suggerisce che i vantaggi più
propagandati delle alleanze, come il maggior numero di partenze,
i "tempi di viaggio più rapidi", la razionalizzazione
dei terminals e degli equipaggiamenti ed il risparmio sui costi,
sono belli in teoria ma spesso oscurati in realtà dalle
limitazioni inerenti agli accordi di alleanza. "Il risparmio
sui costi è illusorio" riflette Prince, alludendo
alle inefficienze burocratiche, ai costi di pianificazione ed
a quelli infrastrutturali. "E' nostra sensazione che non
solo non vi siano risparmi sui costi derivanti da queste alleanze,
ma esistano con tutta probabilità costi aggiuntivi risultanti
dalla necessità di mantenere questa struttura con le altre
linee di navigazione" asserisce il dirigente della K Line.
Prince parte dal presupposto che la maggior parte dei clienti
sia in grado di caricare solamente una o due volte alla settimana,
per asserire che essi non hanno bisogno di più di una partenza
giornaliera in centri come Hong Kong. Allo stesso modo, sebbene
i tempi di viaggio rapidi siano importanti, la maggior parte dei
caricatori si preoccupa di più dell'affidabilità,
vale a dire della consegna al momento stabilito. Quanto alla razionalizzazione
dei terminals e dell'equipaggiamento, Prince ha suggerito che
è difficile ottenerla quando gli interessi dei membri dell'alleanza
sono paralleli e non complementari. "Non ho visto chiudere
nessun terminal in conseguenza degli accordi sulle quote di navi"
ha fatto notare.
"Le alleanze mancano di flessibilità" afferma
Prince, sottolineando come la flessibilità del servizio
e del raggio d'azione delle reti diminuisca ogni volta che i singoli
membri con obiettivi concorrenziali tentano di spartirsi il controllo.
La risposta alle esigenze della clientela ne risulta rallentata,
di modo che "nel momento in cui qualcuno ottiene il consenso,
uno dei suoi concorrenti è già riuscito ad accaparrarsi
l'affare, avendo dimostrato di possedere le caratteristiche richieste".
La risposta invece, secondo Prince e la K Line, consiste in "soluzioni
procedimentali basate sulle esigenze dei clienti" ed in una
maggiore concentrazione sulle alternative alla proprietà
patrimoniale. "I vettori marittimi dovrebbero riconoscere
che il cliente ha bisogno di sapere dov'è il carico e qual
è la consegna finale attesa, scendendo quindi a livello
di dettaglio più preciso, addirittura fino al punto della
misura delle scarpe contenute nel pallet o nel container"
sottolinea Prince, affermando l'importanza
dell'informazione diretta al settore del trasporto marittimo oggi.
"Dobbiamo ammettere che le cose stanno proprio così
e fornire ai nostri clienti le informazioni di cui hanno bisogno"
ha dichiarato Prince, rammentando che, nel caso che i vettori
non riuscissero a soddisfare tale necessità, interverrebbero
i terzi intermediari (come in effetti fanno).
Quale alternativa alla proprietà patrimoniale ed alla
partecipazione ad alleanze, Prince propugna il noleggio di spazi-containers
poiché esso metterebbe i vettori marittimi in grado di
soddisfare alla svelta e con minimi investimenti tutta una serie
di esigenze della clientela. "Se sei nel giro e devi eseguire
un appalto globale, e sei in grado di offrire con le tue navi
solo quattro delle sei direttrici di traffico previste, mentre
le altre due riesci a procurarle con altri mezzi, sei un vettore
globale a dispetto di altre eventuali definizioni. Questa è
la cosa importante: dobbiamo tirarci fuori dal tradizionale approccio
basato su intensivi investimenti patrimoniali" ha rimarcato
Prince. Tuttavia, nella discussione seguita alla sua relazione,
Prince ha precisato che la K Line non ha messo in programma l'abolizione
del possesso o la cessazione delle acquisizioni di veicoli, riferendosi
- al riguardo - alle due navi da 3.500 TEU che ha ordinato e ha
in consegna entro quest'anno.
"Questa (= il noleggio di spazi-containers) è la
strategia che stiamo perseguendo" suggerisce Prince, puntualizzando
come con l'eccedenza di naviglio che ne risulterebbe i vettori
marittimi potrebbero noleggiare spazi-containers a prezzo minore
di quanto costerebbero se essi adoperassero navi proprie. "Di
modo che, nel caso si debba riciclarsi quale vettore globale,
si potrebbe mettere assieme una rete di svariati spazi-containers,
rivolgendosi così alla clientela in veste di impresa globale".
In questo contesto, Prince ha rivelato che la K Line sta "trattando
una serie di spazi-containers che ci farà apparire come
se disponessimo di sei, sette o nove partenze transpacifiche".
Accordi simili sono previsti nell'ambito dei traffici europei,
"ma si tratterà di 300 TEU alla settimana su questa
nave e di 200 TEU alla settimana su quell'altra nave" spiega
Prince. Tuttavia, egli si è rifiutato di rivelare quali
vettori vi sono coinvolti. Si può rammentare che la K Line
già affitta spazi dalla Yangming e dalla Cosco nell'Europa/Asia
e nei traffici transatlantici, e dalla Yangming nel Pacifico.
"Allo scopo di supportare i nostri clienti in specifici mercati,
ad esempio Corea del Sud o Cina o Sudamerica, ci stiamo apprestando
a cercare spazi da noleggiare per sostenere il servizio".
(da: Containerisation International, gennaio 1998)
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