
|
CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVI - Numero 6/98 - GIUGNO 1998 |
Porti
Le operazioni terminalistiche: un campo di battaglia
L'attività delle operazioni terminalistiche è stata
uno dei settori a crescita più rapida dell'area containerizzata
negli anni '90. Nel corso degli ultimi otto anni, un numero sempre
maggiore di imprese si è impegnato nella gestione internazionale
delle attrezzature containerizzate marittime. Le autorità
portuali statali che gestiscono infrastrutture proprie non costituiscono
più la norma, ma piuttosto l'eccezione. La privatizzazione
ha preso piede e con essa un'attività che rende profitti,
che sta crescendo ad un ritmo rapido e che ha indotto un mercato
connaturato da una concorrenza durissima. Dal momento che da qui
al 2005 si prevede una crescita impressionante ed è probabile
che addirittura si intensifichi ulteriormente, gli operatori si
stanno adesso preparando a lottare per conseguire il diritto di
movimentare tale traffico.
Al fine di vincere questa battaglia, sembra sia fondamentale
istituire economie di scala. Jan Pellens, direttore esecutivo
della Hessenatie con sede ad Anversa, ha commentato: "I terminals
impegnati in operazioni containerizzate in grado di movimentare
le navi più grandi implicano notevoli investimenti. E'
richiesta, pertanto, una qual certa dimensione minima al fine
di operare con profitto. Ciò crea le condizioni per l'avvento
di operatori di maggiori dimensioni, in grado di ottenere maggiori
economie di scala".
TABELLA 1 |
PREVISIONE DEGLI ULTERIORI RISULTATI E SUCCESSIVA ESPANSIONE DEI PORTI CONTAINERIZZATI SUDDIVISI PER ZONE (DA QUI AL 2005) |
Zone |
Risultati 1997 porti containerizzati (milioni di TEU)
| Previsione degli ulteriori risultati annuali da qui al 2005 (milioni di TEU)
| Espansione programmata della capacità annuale da qui al 2005 (milioni di TEU)
| Residuo Attivo/passivo previsto
|
Asia | 73,4 | 43,6 | 20,7 | -22,9 |
Europa Occidentale | 38,6 | 23,7 | 19,8 | -3,9 |
Nordamerica | 24,5 | 7,8 | 10,2 | 2,4 |
Sudamerica | 11,5 | 9,2 | 3,8 | -5,4 |
Medio Oriente | 8 | 6,1 | 5,8 | -0,3 |
Africa | 5,3 | 3,4 | 0,5 | -2,9 |
Asia Meridionale | 4,3 | 4,9 | 3,5 | -1,4 |
Australasia | 3,8 | 1,3 | 0,4 | -0,9 |
Europa Orientale | 0,9 | 1 | 2,7 | 1,7 |
Totale | 170,3 | 101 | 67,4 | -33,6 |
Fonte: "Indagine sui Terminal Containers Mondiali" della Drewry Shipping Consultants. |
Realizzare ciò su scala globale, potrebbe essere lo strumento
non solo per ottenere una maggiore espansione ma altresì
per distribuire meglio i rischi derivanti dal doversi affidare
ad una sola economia.
Globalmente, le prospettive di crescita nel settore delle movimentazioni
terminalistiche sembrano buone. I dati ricavati dalla nuova indagine
"Terminal Containers Mondiali" della Drewry Shipping
Consultants, che si serve a sua volta dei dati del Containerisation
International Yearbook, mostrano come i risultati a livello
globale in TEU per il 1997 siano superiori a 170 milioni di TEU,
mentre la crescita prevista fino al 2005 prevede altri 100 milioni
di TEU ovvero un 6% circa all'anno (v. Tabella 1). E' facile prevedere
come le attuali infrastrutture non siano adeguate a incrementi
di tale natura e come siano necessari - ed infatti sono stati
programmati - investimenti su vasta scala. Gran parte di questi
investimenti di capitale sono stati - almeno in parte - assicurati
e/o gestiti da imprese terminalistiche private. Tuttavia, anche
questi investimenti attualmente appaiono scarsi alla luce della
domanda prevista, in particolar modo in Asia.
Questo livello di crescita, unitamente ai buoni proventi sugli
investimenti, rende la partecipazione al settore della movimentazione
del traffico containerizzato globale una prospettiva allettante.
Di modo che negli ultimi cinque anni sempre più operatori
terminalistici e compagnie di navigazione di linea si sono impegnati
nel settore. Il mercato può suddividersi in tre categorie
generali:
Imprese operatrici terminalistiche: si tratta di quelle
attività che sono per lo più impegnate nelle operazioni
e nella gestione delle infrastrutture per la movimentazione di
contenitori (v. Tabella 2);
Autorità portuali operatrici terminalistiche:
si tratta di quegli enti statali che ancora controllano operazioni
portuali (v. Tabella 3); tra loro vi sono la Indonesian Port Corporation,
la DPA (Autorità Portuale di Dubai) e l'Autorità
Portuale dello Sri Lanka;
Compagnie di navigazione di linea operatrici terminalistiche:
si tratta di quei vettori che controllano e gestiscono anche terminals
(v. Tabella 4); tra loro si possono citare la Maersk, la Sea-Land
e la Evergreen.
Quando si fanno generalizzazioni così ampie, esistono
sempre delle eccezioni, ed in questo caso sono parecchie. Alcune
imprese sono attive in diversi campi. La PSA Corp, ad esempio,
pur operando come impresa terminalistica internazionale indipendente,
è fondamentalmente un'autorità portuale completamente
appartenente allo Stato. La Hassenatie e la P&O Ports sono
entrambe filiali di grossi gruppi trasportistici che dispongono
di branche vettoriali, mentre la stessa Indonesian Port Corporation
mira alla privatizzazione mediante associazioni in partecipazione,
come l'impegno nel Java International Container Terminal (attualmente
in corso) e la quotazione pubblica in borsa.
Ma che cosa è successo, tanto da giustificare il notevole
incremento della domanda per i terminal operators terzi? Anche
se la privatizzazione non costituisce un'idea nuova, gli anni
'80 hanno fatto registrare un forte disimpegno degli Stati nel
settore del controllo dei porti. La forma più esasperata
in cui tale fenomeno si è verificato è stata l'esperienza
della privatizzazione britannica, laddove il governo locale ha
proceduto alla alienazione di interi porti ed autorità
portuali.
TABELLA 2 |
PRINCIPALI 15 IMPRESE OPERATIVE TERMINALISTICHE
|
Operatore terminalistico
| Porti
| Risultati complessivi 1997 in milioni di TEU 1
| Capacità complessiva teorica da qui al 2005 2
| Piani di espansione
| Note
|
PSA Corporation |
Singapore, Dalian, Nantong, Fuzhou, Taicang, Cigadin, Aden, Genova, Venezia, Tuticorin
| 15,5 | 25
| Il completamento dell'Aden Container Terminal è previsto per il 1998
| La PSA detiene il 60% della Sinport. La PSA Corp è controllata dallo Stato di Singapore al 100%
|
Hutchison Port Holdings
| Hong Kong, Shanghai, Yantian, Gaolan, Jiuzhou, Nanhai, Jiangmen, Shantou, Xiamen, Felixtowe, Thamesport, Harwich, Freeport, Cristobal, Balboa, Yangon
| 13,75 | 21
| Concessa l'autorizzazione a sviluppare due ormeggi al terminal 9; il terminal fluviale di Hong Kong dovrebbe essere completate alla fine del 1998; autorizzazioni per sviluppi a Shanghai; tre ormeggi in costruzione a Yantian; partecipazione al progetto Bojonegara (Java)
| |
Europe Combined Terminal
| Rotterdam, Duisburg, Trieste
| 4,6 | 9
| Ulteriori sviluppi ed espansioni presso il Maasvlakte Delta
| Si dice che l'ECT sia in vendita
|
P&O Ports |
Sidney, Melbourne, Brisbane, Freemantle, Southampton, Tilbury, Larne, Genova, Napoli, Cagliari, Manila, Shekou, Bangkok, Laem Chabang, Vostochny, Port Qasim, Colombo, Nhava Sheva/JNPT, Buenos Aires, Maputo
| 4,5 | 8,5
| La nuova infrastruttura di Cagliari (GIP 3) dovrebbe diventare operativa quest'anno; è stata siglata una lettera d'intenti al fine di realizzare un'infrastruttura da 1 milione di TEU a Colombo, nello Sri Lanka; concessione al JNPT di iniziare le operazioni alla fine del 1998
| Partecipazione azionaria del 20% (probabilmente aumentata sino al 50% entro quest'anno), quota del 32% nell'Asian Terminal Inc di Manila
|
Stevedoring Services of America
| Seattle, Portland, Tacoma, Oakland, San Francisco, Long Beach, Los Angeles, Mobile, Charleston, Savannah, Jacksonville, Manzanillo (Panama), Manzanillo (Messico)
| 4 | 7
| La SSA gestisce il terminal 18 per la Cosco e la Hyundai Merchant Marine a Seattle. Il terminal sta per essere raddoppiato quanto a dimensioni
| La SSA lavora in collaborazione con il vettore messicano TMM a Manzanillo (Messico) e sta raccogliendo informazioni con la TMM circa la partecipazione al progetto di Port of Spain
|
Eurokai | Amburgo, Gioia Tauro, La Spezia, Lisbona
| 3 | 5
| La Eurokai ha ottenuto l'approvazione in ordine all'espansione dei terminal di Amburgo
| La Eurokai ha una quota del 34% nella Contship Europe che a sua volta ha una quota del 60% nella Contship Italia. La Eurokai ha annunciato un piano finalizzato alla fusione con la BLG
|
HHLA | Amburgo, Buenos Aires,
| 2,5 | 5
| La HHLA ha la concessione relativa alla costruzione ed alla gestione del futuro Altenwerder di Amburgo
| La HHLA ha una quota del 15% nell'operatore terminalistico Exolgan di Buenos Aires. La HHLA è di proprietà del comune di Amburgo.
|
Modern Terminals
| Hong Kong | 2
| 3,7 |
| Trattative e studi di fattibilità sono in corso a Ningbo, Shenzen e Qingdao.
|
Hessenatie | Anversa, Zeebrugge
| 1,9 | 2,2
| La Hessenatie ha in programma il raddoppio della capacità della propria infrastruttura di Zeebrugge
| E' una consociata interamente partecipata dal Gruppo CMB NV
|
Contship Italia |
La Spezia, Savona, Gioia Tauro, Salerno
| 1,9 | 3
| | La Eurokai ha una partecipazione del 34% nella holding Contship Europe
|
ABP | Cardiff, Goole, Grimsby, Hull, Immingham, Southampton, Tilbury
| 1,8 | n.d.
| | I risultati comprendono 500.000 TEU di traffico ro-ro unitizzato via Immingham nel 1997. La ABP detiene il 50% del Southampton Container Terminal e dei servizi della Tilbury Container in associazione con la P&O Ports.
|
ICTSI | Manila, Buenos Aires, Rosario, Veracruz, Karachi, Dammam, Ensenada
| 1,75 | 3,5
| Il Karachi International Container Terminal dovrebbe essere completato entro settembre 1998; Ensenada dovrebbe cominciare le operazioni entro lo stesso periodo; è allo studio lo sviluppo del terminal container di Rosario
| |
BLG | Bremerhaven
| 1,5 | 3
| Espansione delle esistenti infrastrutture di 350 metri nel 1998
| La BLG ha annunciato piani di fusione con la Eurokai
|
Sinport | Genova
| 1 | 1,5
| | La PSA detiene una quota del 60% nella Sinport
|
Marine Terminal Corporation
| Long Beach, Oakland, Los Angeles
| 1,2 | 2
| | La MTC gestisce terminals per conto della Yang Ming Line, della Hanjin Shipping Co e della Evergreen
|
Note: 1 = Tutti dati relativi a risultati sono basati sui risultati complessivi delle infrastrutture coinvolte; 2 = al 31 marzo 1998; 3 = GIP: Gruppo Investimenti Portuali.
|
Fonti: Dati di Containerisation International Yearbook e dei terminals.
|
Sebbene ciò non si sia verificato altrove nelle stesse
modalità, molti porti si sono peraltro indirizzati verso
arrangiamenti un po' meno drastici, come la concezione locatore/affittuario,
allo scopo di assicurarsi gli investimenti per i nuovi equipaggiamenti
e le nuove infrastrutture necessarie per reggere il ritmo della
domanda, unitamente alla liberalizzazione commerciale di molti
Paesi dell'Europa orientale, dell'Asia e del Sudamerica; tutto
ciò ha comportato l'aumento del numero di terminals che
hanno fatto ingresso nel settore privato.
Inoltre, la globalizzazione del settore containerizzato e lo
sviluppo di navi portacontainers più grandi hanno ingenerato
la necessità di nuovi nodi di trasbordo. Ciò, prevedibilmente,
significa maggiori investimenti da parte della autorità
portuale. Tuttavia, accade sempre più spesso che le autorità
portuali non siano in grado di finanziare l'intero costo. Ad esempio,
un portavoce della Indonesia Port Corporation ha commentato: "A
causa della crisi monetaria verificatasi nel Paese, è probabile
che vengano rinviati o rallentati i progetti che erano stati concepiti.
L'alternativa è quella di ottenere finanziamenti mediante
investimenti privati".
TABELLA 3 |
PRINCIPALI AUTORITÀ PORTUALI OPERATRICI TERMINALISTICHE
|
Operatore terminalistico |
Porti
| Risultati complessivi 1997 in milioni di TEU 1
| Capacità complessiva teorica da qui al 2005 2
|
Piani di espansione |
Note |
Indonesia Port Corporation
| Tanjung Priok, Tanjung Perak
| 2,9 | 4
| Sviluppo del Koja Container Terminal fino ad 1,4 milioni di TEU /anno
| Privatizzazione del Java International Terminal con la HPH. I piani di privatizzazione futuri comportano la quotazione in borsa dell'autorità
|
Dubai Port Authority
| Port Rashid, Jebel Ali
| 2,6 | 3,6
| | Quote detenute al 100% dal Governo di Dubai
|
Sri Lanka Ports Authority
| Colombo | 1,9
| 3 | Nuovo sviluppo di Colombo e nuovo terminal a Galle
| La privatizzazione programmata comprende una lettera di intenti con la P&O Ports
|
Portnet | Città del Capo, Durban, East London
| 1,5 | 2,5
| | Privatizzazione in fase di valutazione
|
Virginia Port Authority
| Norfolk, Newport News, Portsmouth
| 1,2 | 2
| Programmata la continuazione dell'espansione a Norfolk, Newport News e Portsmouth
| |
South Carolina State Ports
| Charleston |
1,1 | 2
| Quarto terminal container in fase di programmazione, in grado di offrire 2.400 metri di ormeggio
| |
Le Havre | Le Havre
| 1,02 | 2
| Programmata l'espansione ai sensi del progetto Porto 2000
| |
Houston Port Authority
| Houston, Galveston
| 0,85 | 1,5
| | Il Porto di Houston ha noleggiato il terminal containers a Galveston
|
Israel Ports and Harbours
| Haifa, Eilat, Ashdod
| 0,8 | 2
| Programmata l'espansione di infrastrutture a Haifa
| Trattative circa investimenti privati
|
TCCD | Bandirma, Mersin, Haydarpasa, Smirne
| 0,73 | 1,5
| | |
Note: 1 = Tutti dati relativi a risultati sono basati sui risultati complessivi delle infrastrutture coinvolte; 2 = al 31 marzo 1998.
|
Fonti: Containerisation International Yearbook e porti.
|
Tenuto conto di tutti questi fattori, la privatizzazione sta
erodendo la quota di mercato delle autorità portuali operatrici
terminalistiche, che accolgono con sempre maggiore favore gli
investimenti privati. Esistono, naturalmente, delle eccezioni
in cui la privatizzazione è improbabile che avvenga. Ad
esempio, i porti giapponesi sono - e sembra probabile che restino
- assolutamente pubblici. Inoltre, l'Autorità Portuale
di Dubai dichiara esplicitamente la propria intenzione di restare
nel settore statale. Tuttavia, è anche improbabile che
le suddette imprese possano allargarsi fino ad operazioni internazionali;
ciò fa sì che i principali operatori terminalistici
internazionali ed i vettori abbiano moltissime opportunità
di espansione. Tuttavia, per quanto riguarda i nuovi progetti,
gli uni e gli altri - con tutta probabilità - procederanno
con modalità diverse, essendo provenienti da realtà
diverse.
Le imprese di stivaggio internazionali si sono evolute rispetto
alla originaria condizione di imprese operative terminalistiche
nazionali di successo ed in molti casi l'ingresso sullo scenario
internazionale è stato causato dalle limitate possibilità
in termini di espansione nazionale. David Bayne, economista portuale
della Drewry Shipping Consultants, ha commentato: "L'iniziativa
è stata motivata da ragioni essenzialmente commerciali
e l'impresa mirerà a qualsiasi opportunità ove i
rischi sui proventi siano relativamente bassi".
Nel caso che i rischi vengano valutati correttamente, le operazioni
terminalistiche possono dimostrarsi un'attività ad alto
profitto. Nel 1996, la HPH ha dichiarato un fatturato di più
di 1 miliardo di dollari USA e profitti per 306 milioni di dollari
(un margine di profitto del 29%), mentre la PSA ha dichiarato
introiti operativi per 1,3 miliardi di dollari ed un residuo attivo
al netto delle imposte pari a 644 milioni di dollari. Sebbene
i risultati relativi ad altre società potrebbero non essere
così favorevoli, l'attività in questione potrebbe
ancora restare un esercizio da profitti. La ECT e la Hessenatie,
che al momento attuale sono coinvolti solamente nei porti dell'Europa
settentrionale, hanno entrambe conseguito proventi pari all'8%
circa sia nel 1996 che nel 1997.
Inoltre, lo stivatore internazionale normalmente andrà
alla ricerca di soci, spesso società locali, nel caso di
progetti che aumentino ulteriormente le possibilità di
rischio. La HPH, ad esempio, pur possedendo al 100% porti nel
Regno Unito, condivide il proprio impegno in Cina con soci locali
quale la Crestway Terminal Holdings, una consociata della Cosco.
Un'altra differenza tra l'operatore terminalistico e la linea
di navigazione sta nel porto al quale l'impresa può essere
interessata. Tuttavia, sotto molti aspetti, i terminals che fanno
affidamento sui traffici origine/destinazione, secondo Bayne,
sono più invitanti dei nodi di trasbordo, che per la loro
intrinseca natura e per il fatto che si dedicano a traffici discrezionali
sono maggiormente soggetti a pressioni tariffarie da parte dei
vettori.
Pur essendovi circa 20 operatori terminalisti principali, sono
pochi (solo cinque) quelli che potrebbero seriamente essere definiti
globali. Si tratta della PSA, della HPH, della P&O Ports,
della SSA e della ICTSI. Per quanto riguarda le altre grandi società,
la maggior parte è impegnata in un mercato specifico, come
l'Europa od il Nordamerica.
Al contrario, i vettori coinvolti in movimentazioni terminalistiche
sono quasi tutti globali e le motivazioni che li inducono a fare
il proprio ingresso in operazioni terminalistiche globali sono
notevolmente diverse. Ad esempio, gli investimenti vengono generalmente
effettuati solo in infrastrutture dedicate a se stessi od ai soci.
E se anche vengono talvolta movimentati traffici per conto terzi,
si tratta solo di traffico aggiuntivo.
A causa di ciò, la partecipazione di un vettore ad un
terminal avviene per due ragioni principali: in primo luogo, per
l'aspetto inerente al risparmio sui costi; in secondo luogo, per
l'impatto strategico. Quest'ultimo spiega perché le linee
di navigazione sono per lo più coinvolte in nodi di trasbordo.
Un portavoce della Sea-Land ha commentato: "Mediante il controllo
di terminals nostri, noi massimizziamo il grado di controllo di
cui disponiamo sulle operazioni di movimentazione ed i costi terminalistici".
E, dal momento che continuano le fusioni e le acquisizioni nel
settore della navigazione di linea, altrettanto persisterà
la determinazione dei vettori di controllare certi settori dell'attività
di movimentazione terminalistica.
TABELLA 4 |
PRINCIPALI LINEE DI NAVIGAZIONE OPERATRICI TERMINALISTICHE SELEZIONATE (ESISTENTI ED IN PROGRAMMA)
|
Operatore terminalistico | Porti
| Note e piani di espansione |
Sea-Land | Hong Kong, Kaohsiung, Yokohama, Rotterdam, Algesiras, Long Beach, New York/New Jersey, Baltimora, Oakland, Tacoma, Rio Haina, Adelaide, Salalah
| A Salalah, nello Yemen, un'infrastruttura di trasbordo da 900.000 TEU/anno. Associazione in partecipazione con la Maersk Line ed il governo dell'Oman
|
Maersk Line | Oakland, Long Beach, New York/New Jersey, Algesiras, Salalah, Laem Chabang, Yantian, Qingdao, Dalian, Yokohama, Kaohsiung
| A Salalah, nello Yemen, un'infrastruttura di trasbordo da 900.000 TEU/anno. Associazione in partecipazione con la Sea-Land Line ed il governo dell'Oman
|
Evergreen | Los Angeles, Charleston, Tacoma, Kaohsiung, Taranto, Coco Solo, Vung Tau
| La Evergreen dovrebbe realizzare un nodo di trasbordo a Taranto
|
Cosco | Hong Kong, Shekou, Yantian, Shanghai, Zhanjiagang, Qingdao, Taicang
| Quota del 50% nel terminal 8 di Hong Kong tramite la Cosco Pacific. La Crestway Terminal Holdings, un'altra associata, detiene quote in terminal containers tra cui Shekou (17,5%), Yantian (5%) e Qingdao (51%). Sono stati programmati sviluppi a Long Beach e Taicang
|
OOCL | Kaohsiung, Vancouver
| La OOCL sta programmando lo sviluppo di infrastrutture a Port Botany (Sidney)
|
NOL/APL | Karachi, Los Angeles, Oakland, Seattle, Kaohsiung, Yokohama, Kobe, Città di Ho Chi Minh
| Karachi dovrebbe essere inaugurato alla fine di quest'anno
|
Fonte: dati di Containerisation International Yearbook |
Anche le economie di scala stanno influenzando gli operatori
terminalistici globali. Ciò non ha comportato soltanto
la programmazione di nuovi progetti, bensì anche fusioni
ed acquisizioni. Nel corso del 1997, la PSA ha acquistato una
quota pari al 60% dell'operatore portuale italiano Sinport, la
HPH ha rilevato il Thamesport nel Regno Unito, la P&O Ports
ha acquisito per cominciare il 20% del Gruppo Investimenti Portuali
in Italia e la BLG e la Eurokai hanno annunciato la propria intenzione
di procedere ad una fusione.
In effetti, il consolidamento in questo relativamente piccolo
settore sembra non essere alla fine, ma appena all'inizio. Il
primo premio sinora spetta all'ECT, che costituisce il terzo maggiore
operatore terminalistico mondiale e che dovrebbe essere posto
in vendita alla fine di quest'anno; gli attuali azionisti Royal
Nedlloyd, Pakhoed, Internatio-Muller ed NS (Nederlandse Spoorwegen),
infatti, hanno deciso di farsi da parte. E' interessante notare
come fino al novembre dello scorso anno la P&O Nedlloyd fosse
uno degli azionisti, ma come poi la Royal Nedlloyd abbia rilevato
le azioni in cambio di un investimento da 100 milioni di dollari
USA nella linea di navigazione.
Ciò che rende lo ECT particolarmente invitante per le
imprese terminalistiche internazionali non sono solo i suoi volumi
ma anche la sua posizione strategica. Ci si aspetta un interesse
al riguardo da parte di tutti i più importanti operatori;
si dice che in corsa vi siano la HPH, la PSA, la P&O Ports,
la SSA e la ICTSI. Dal punto di vista strategico, il terminal
in vendita sarebbe importante per tutte loro. Tuttavia, può
anche darsi che il nuovo proprietario non sia nessuna di queste
società singolarmente, ma una combinazione di diverse di
loro. Ad esempio, la P&O Ports già lavora con successo
insieme alla Associated British Ports nel Regno Unito.
Cosicché, in futuro le operazioni terminalistiche globali
saranno dominate da pochi grossi operatori? La risposta sembrerebbe
essere di sì, ma può darsi che le attuali maggiori
cinque imprese non siano le sole contendenti. La Modern Terminals
di Hong Kong sta già trattando il proprio spostamento sul
continente cinese ed ambisce ad espandersi al di fuori dell'Asia.
La BLG e la Eurokai, se dovesse andare a buon fine la fusione,
formeranno una grande forza in Europa ed alcune linee di navigazione
potrebbero prendere la decisione commerciale di separare le proprie
attività terminalistiche dai propri traffici di linea.
Qualsiasi cosa stia bollendo in pentola, un fatto appare certo:
negli anni a venire si assisterà ad un mercato duramente
competitivo. Allo scopo di avere successo, le imprese devono prepararsi
(e lo stanno facendo) a dare battaglia.
(da: Containerisation International, maggio 1998)
|