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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 7-8/99 - LUGLIO-AGOSTO 1999 |
Trasporto intermodale
Il trasporto intermodale negli Stati Uniti: i viaggiatori della
nuova era
L'avvento di una nuova era di pensiero nel trasporto intermodale
statunitense è apparso evidente in occasione della recente
Esposizione Intermodale Internazionale, svoltasi ad Atlanta, in
Georgia, allorquando i principali rappresentanti delle associazioni
delle ferrovie, degli autotrasportatori e dei porti statunitensi
si sono riuniti al fine di discutere in merito alla produttività
intermodale.
"Noi dei porti siamo senz'altro pronti a lavorare con i
nostri partners allo scopo di soddisfare la domanda dei nostri
clienti e di assicurare un efficiente sistema di trasporto intermodale"
ha concluso Kurt Nagle, presidente e dirigente capo della AAPA
(Associazione Americana delle Autorità Portuali).
"Solamente nell'ultimo decennio, più o meno, la ATA
(Associazione Autotrasporto Americana) e la AAR (Associazione
Americana delle Ferrovie) hanno cominciato a pensare in termini
di partenariato" ha dichiarato Walter McCormick, presidente
e dirigente capo della ATA.
Pertanto, quali sono le soluzioni che le diverse associazioni
trasportistiche statunitensi ritengono possano migliorare la produttività
intermodale? Allo stesso tempo, come hanno fatto queste soluzioni
a riscuotere l'unanime consenso dei gruppi medesimi?
Ed Hamberger, presidente e dirigente capo della AAR, ha riconosciuto
l'importanza dei settori sia dell'autotrasporto che dei porti
nella catena trasportistica intermodale, ma ritiene che le ferrovie
abbiano la "responsabilità vera e propria" della
consegna dei prodotti intermodali.
Egli ha infatti confermato che attualmente le ferrovie statunitensi
movimentano circa 3.000 unità intermodali ogni tre ore
e che l'intermodale rappresenta il 17% dei ricavi totali del settore
ferroviario.
Tuttavia, Hamberger è sicuro che ciò possa cambiare,
poiché la futura crescita delle ferrovie medesime sta nell'intermodale.
"Verrà senz'altro il giorno in cui i ricavi intermodali
costituiranno il generatore di ricavi numero uno per le ferrovie"
ha dichiarato.
Ciononostante, Hamberger ha citato le interruzioni del servizio
ferroviario nel corso del 1997 e del 1998 come una conferma che
vi è ancora molto da fare al fine di assicurare che l'intermodale
abbia realmente successo. Egli ha confermato che in occasione
dell'intenso periodo pre-natalizio dei mesi di ottobre e novembre
1998 sono stati movimentati 26.000 trailers e containers in più
rispetto allo stesso periodo del 1997. Infatti, come ha sottolineato
Hamberger, l'ultima settimana di ottobre si è rivelata
la settimana di più intensa attività mai fatta registrare
nella storia dell'intermodale, con 188.000 trailers e containers
movimentati in tutto il Nordamerica. E, cosa ancora più
importante, Hamberger ha annunciato che queste movimentazioni-record
sono state conseguite "con efficienza e sicurezza".
Secondo Hamberger, lo sviluppo dei traffici registrato nel corso
del 1998 è stato per lo più da attribuire a due
fattori: le comunicazioni e gli investimenti. In vista dell'atteso
aumento di traffico nel periodo natalizio, si sono svolti in tutti
gli Stati Uniti incontri sui servizi da fornire alla clientela,
ai quali hanno partecipato sia compagnie di navigazione di linea
che caricatori, di modo che le ferrovie sono state messe in grado
di prevedere (e quindi programmare) i maggiori livelli di traffico.
Anche l'investimento per 7,5 miliardi di dollari - pari al 20%
circa dei ricavi complessivi del settore - ha comportato benefici
per l'intermodale.
Guardando avanti, Hamberger ha dichiarato che se la produttività
intermodale dovesse continuare a migliorare ed a tenere il ritmo
con la prevista crescita dell'industria, entro il 2020 dovrebbero
essere spesi altri 162 miliardi di dollari.
Egli, tuttavia, ha affermato di avere una preoccupazione riguardo
al futuro dell'intermodale. Ha infatti suggerito come la prospettata
nuova sottoposizione a regolamentazione del settore ferroviario
statunitense, e perciò del ritorno al controllo da parte
del governo federale, comporterebbe "un colpo dritto al cuore
della capacità di continuare ad investire, data la sottrazione
dal tavolo di gioco di qualcosa come 2,5 miliardi di dollari".
Hamberger è molto preoccupato del fatto che il settore
ferroviario possa nuovamente essere gestito "dai burocrati
di Washington" e ha continuato: "Ciò è
già stato tentato in precedenza e non ha funzionato. Tanto
è vero che tale situazione ha già un nome: si chiamavano
gli anni '70".
Nagle della AAPA ha suggerito che i porti statunitensi, unitamente
alle associazioni delle ferrovie e dell'autotrasporto, devono
"costantemente adattarsi al mutamento delle esigenze della
clientela e cercare il modo di fornire servizi a valore aggiunto
allo scopo di incrementare le proprie prestazioni in termini di
capacità di carico".
Egli ha confermato che i porti statunitensi hanno investito 7,5
miliardi di dollari tra il 1997 ed il 2002 al fine di conseguire
tale risultato. Un esempio specifico citato da Nagle è
stato quello della ferrovia sulle banchine. Egli ha dichiarato
che i porti cercano di avere i binari sulle banchine al fine di
ottenere "il miglioramento dei tempi ed un risparmio sui
costi" per i clienti intermodali.
Nagle ha aggiunto che tutte le modalità statunitensi di
trasporto hanno bisogno di riscuotere successo all'unisono. "Sono
necessari buoni collegamenti tra le autostrade, le reti ferroviarie
e gli scali marittimi ed i piazzali ferroviari intermodali al
fine di incrementare la produttività e di massimizzare
l'efficienza". Continua Nagle: "L'autotrasporto, le
ferrovie, i porti e le linee di navigazione stanno tutti quanti
cercando la maggiore efficienza possibile, allo scopo di tagliare
i costi e di migliorare il livello dei servizi ai caricatori.
L'unione die nostri sforzi assicurerà un sistema di trasporto
intermodale efficiente".
McCormick ha detto che il pensiero creativo per movimentare più
merci, che ebbe inizio nel corso degli anni '80, e con esso "la
nascita dell'intermodalismo moderno", rappresentano una questione
che l'ATA considera essenziale per il nuovo secolo. "All'ATA,
ci chiediamo: quale genere di rete intermodale per il trasporto
di merci servirà nel 21° secolo?" ha domandato.
Rispondendo a tale domanda, McCormick ha annunciato che l'ATA
ha un obiettivo molto semplice: "Incrementare la produttività
intermodale mediante l'efficienza, la sicurezza ed il controllo
dei costi".
Egli ha aggiunto che l'associazione ha recentemente presentato
un nuovo programma in otto punti sulla sicurezza che - a suo giudizio
- potrebbe riuscire nell'intento. "I bravi autotrasportatori
vogliono che quelli incapaci spariscano dalle strade. Noi non
vogliamo che gli autotrasportatori incapaci rallentino la catena
dell'offerta" ha sottolineato McCormick.
Il programma è finalizzato a ridurre la stanchezza dei
guidatori, dato che richiede più ispezioni ai veicoli ed
un inasprimento dei limiti relativi ad alcool e droghe. Inoltre,
l'ATA vorrebbe l'effettuazione di maggiori ricerche e che fosse
impartita in misura maggiore un'educazione relativa "all'uso
condiviso della strada".
Allo stesso tempo, McCormick si è dichiarato pienamente
consapevole delle limitazioni che l'autotrasporto intermodale
ha dovuto affrontare. "Abbiamo limitazioni alla capacità,
limitazioni infrastrutturali, esistono limitazioni autostradali
e ferroviarie. Poi ci sono le limitazioni al personale, ed abbiamo
bisogno di trovare altri autisti. Abbiamo inoltre dovuto far fronte
alle pressioni ambientaliste, come le zone non raggiungibili dove
semplicemente non è possibile inserire altro traffico"
ha dichiarato.
Ciononostante, pur ammettendo che la ATA ha "una durissima
battaglia da combattere di fronte a sé", McCormick
sostiene che il cambiamento dell'atteggiamento - ad esempio -
relativo alla AAR, che viene considerata un socio piuttosto che
un avversario, potrebbe essere di aiuto nella lotta finalizzato
all'incremento della produttività intermodale.
(da: Containerisation International, giugno 1999)
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