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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 10/99 - OTTOBRE 1999 |
Industria
Le speranze dei produttori di contenitori
Gli analisti specializzati in partecipazioni azionarie della
Jangsu Securities recentemente si sono dedicati ad un giochetto.
Gli analisti, infatti, hanno suddiviso le 868 società commerciali
cinesi in 46 settori di attività e hanno poi classificato
questi settori a seconda della resa media per azione. L'industria
produttrice di contenitori si è rivelata il settore con
le migliori prestazioni, data la resa per azione pari a 0,069
dollari, seguita dalle distillerie, dall'industria aeronautica
e dall'abbigliamento.
Questa notizia potrebbe sembrare sorprendente alla maggior parte
degli operatori attivi nel settore della costruzione di box. I
prezzi dei contenitori franco fabbrica sono attestati al livello
più basso degli ultimi 20 anni ed oltre. Inoltre, i produttori
si trovano ora a dover fronteggiare una riduzione dei margini
ancora peggiore dato che i prezzi di alcune materie prime e componenti
cominciano a muoversi verso l'alto. E si sa che il 70% circa dei
produttori cinesi di containers è in perdita.
Pertanto, come ha fatto il settore in questione a conseguire
la suddetta condizione di stella di prima grandezza? La risposta
sembrerebbe risiedere nella crescente divisione del settore tra
una manciata di grossi fornitori dotati di molteplici fabbriche
ed il resto, vale a dire piccoli produttori di nicchia, alcuni
dei quali traggono dall'attività una discreta sopravvivenza,
mentre tanti altri no. Senza dubbio, i grandi gruppi stanno diventando
ancora più grandi. Le preferenze imprenditoriali della
HPI (Hyundai Precision & Industry), della CIMC (China International
Marine Containers), della Jindo e della Singamas non solo sono
in grado di ingenerare economie di scala nella produzione di unità
per carichi secchi, ma fanno sì che vengano sempre più
utilizzate le loro capacità ad impianti multipli per costruire
altri contenitori refrigerati e speciali, mettendosi così
in condizione di far fronte a tutte le esigenze relative ai parchi-unità
di una società di noleggio o di una compagnia di navigazione.
I prezzi sembrano alla fine essersi ripresi, dopo due o tre anni
di discesa a spirale. Come dichiara Stanley Mok, della Winco Containers
di Hong Kong, l'agente internazionale per la fabbrica Dongguan
Winco Container situata nella provincia meridionale di Guangdong,
1.450 dollari USA rappresentano un prezzo ragionevole per una
unità da 20 piedi per carichi secchi nel mercato corrente.
La Dongguan Winco è un costruttore relativamente nuovo,
avendo cominciato la produzione a maggio del 1998. La società,
che è stata costituita dal governo regionale di Dongguan,
è una dei produttori minori (al momento, circa 15.000 TEU
all'anno) ma riesce a sopravvivere. Mok conferma che la maggior
parte delle fabbriche in questo momento sono molto indaffarate
"ma che i prezzi sono ancora molto bassi". Egli prevede
che vi sarà un sostenuto aumento dei prezzi nel corso del
terzo trimestre, forse dell'ordine del 5%. Altri operatori del
settore non sono proprio così ottimisti, ma vi è
la sensazione generale che i prezzi adesso si siano almeno stabilizzati
e che alla produzione del trimestre conclusivo possano essere
applicati prezzi più alti del 2-3%.
Nel proprio rapporto sui primi sei mesi dell'anno, la CIMC ha
previsto in effetti che i prezzi possano impennarsi. Molti produttori
pregano perché ciò avvenga davvero. Al momento attuale
ci sono in Cina poco più di 40 produttori, ma si pensa
che il 70% almeno si trovi in cattive condizioni finanziarie.
Si dice che solamente il 25% stia producendo a pieno ritmo, malgrado
le zattere di salvataggio dei finanziamenti e degli altri provvedimenti
assistenziali da parte delle autorità centrali e locali.
Il problema non è tanto il calo della domanda (sebbene
essa abbia oscillato un po' negli ultimi mesi) bensì il
massiccio eccesso di capacità. Le linee di navigazione
e le società di noleggio si sono date da fare ad ordinare
nuovi contenitori nel corso della maggior parte degli ultimi anni,
nella (giusta) aspettativa che gli attuali prezzi bassi non potessero
durare per sempre.
In altri settori industriali (e certamente in altri paesi) molte
delle fabbriche che in Cina ora producono in perdita sarebbero
ormai state chiuse. Peraltro, esistono altre e diverse considerazioni
da fare in ordine all'economia della produzione cinese di containers.
Molte di queste fabbriche sono state costituite da organismi governativi
regionali e locali con il duplice scopo di creare posti di lavoro
e di guadagnare valuta estera (i contenitori vengono sempre prezzati
in dollari USA). Dato che il capitale assegnato a questi impianti
è spesso fornito da banche locali, tenerne chiuse un mucchio
potrebbe essere disastroso per il già traballante sistema
bancario cinese. Così, a queste fabbriche viene consentito
di sfornare in gran quantità forniture senza fine di contenitori
per la maggior parte sotto ordinazione allo scopo di mantenere
solvibili nel complesso le economie regionali anche nel caso che
i produttori non riescano ad ottenere ciò singolarmente.
Si dice che la situazione sia ancora peggiore nella regione di
Shanghai, dove il massiccio eccesso di capacità nella produzione
sta costringendo alcune imprese a vendere le unità da 20
piedi per carichi secchi a soltanto 1.250-1.300 dollari USA. Le
fabbriche situate nel nord del paese, dove non c'è una
così alta concentrazione di fornitori, se la passano meglio
dal punto di vista dei prezzi. E' tale la morsa dei produttori
cinesi sul mercato mondiale (essi rappresentano più del
75% della produzione mondiale) che adesso essi costituiscono il
punto di riferimento per gli altri produttori asiatici, la cui
conseguenza è stata la standardizzazione del prezzo in
circa 1.650 dollari USA per un'unità da 20 piedi per carichi
secchi posizionata presso i porti asiatici di traffico primario
al di fuori della Cina. Le ripercussioni per i produttori di questi
altri paesi asiatici sono state abbastanza tragiche.
Secondo uno dei maggiori produttori, la Singamas, il calo della
domanda di contenitori in Asia è continuato dalla seconda
metà del 1998 alla prima metà del 1999. Gli squilibri
di traffico hanno avuto quale conseguenza il fatto che i contenitori
vuoti continuano ad accatastarsi nei porti statunitensi ed europei
e che gli elevati costi di riposizionamento di questi box di ritorno
in Asia ha altresì dissuaso le società di noleggio
dall'effettuare ordinazioni relative a nuovi contenitori. Ma,
a dispetto di questi problemi, il gruppo ha fatto in modo di incrementare
la produzione complessiva sino a 41.593 TEU, vendendone 38.155,
il che significa un aumento - rispettivamente - del 12,5% e del
7% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.
La società ha aggiunto che, peraltro, il prezzo di vendita
per i contenitori per carichi secchi si è stabilizzato
negli ultimi mesi e che essa è stata in grado di controbilanciare
gli effetti degli aumenti dei prezzi delle materie prime mediante
l'attento controllo della produttività e dei costi. Al
fine di conseguire maggiori economie di scala, la produzione delle
unità per carichi secchi e dei flatracks pieghevoli si
è incrementata del 12,5% rispetto alla prima metà
del 1998 sino a 40.222 TEU.
I risultati produttivi della società saranno resi ancora
migliori in seguito all'accordo finalizzato a farla diventare
operatore e gestore congiunto della infrastruttura Shun An Da
(Shunde Shun An Da Container Manufacturing) di Shunde, in Cina.
La fabbrica, che produce contenitori convenzionali per carichi
secchi, così come unità speciali da 45 e 48 piedi,
ha una capacità annua pari a 120.000 TEU, sebbene la produzione
dello scorso anno sia stata di appena 46.000 TEU. Tra i principali
clienti della fabbrica vi sono la Textainer, la Hapag-Lloyd, la
Hamburg-Süd, la Capital Lease, la Gold Container, la UCS,
la CAI, la Interpool e la Maersk.
"Questo accordo mette la Singamas in condizione di istituire
una più ampia rete produttiva che si estende dalla parte
centrale a quella meridionale della Repubblica Popolare della
Cina e di capitalizzare la crescente domanda di contenitori, in
particolar modo nella parte meridionale del paese" afferma
Chang Yun Chun, presidente del gruppo.
Attualmente, la Singamas dispone di quattro infrastrutture produttive
in Cina e di una a Surabaya, in Indonesia. Queste fabbriche hanno
prodotto complessivamente 73.000 TEU nel 1998. L'aggiunta dell'impianto
di Shunde rafforzerà la presenza della società nella
Cina meridionale, specialmente nella regione di Guangdong. La
fabbrica di Shunde ha due linee di produzione e possiede e gestisce
un proprio terminal ed ormeggio dotati di avanzate infrastrutture
per il carico. "Noi crediamo che le avanzate infrastrutture
produttive di Shun An da, il personale qualificato ed esperto
e la localizzazione strategica, unitamente alla già affermata
base clientelare della società, migliorerà notevolmente
la nostra competitività" aggiunge Chang. "A meno
di circostanze imprevedibili, confidiamo di conseguire risultati
migliori nella seconda metà dell'anno".
Come se la pressione dall'alto da parte degli acquirenti di containers
non fosse già abbastanza, vi è anche la pressione
esercitata (letteralmente) dal basso. I prezzi della pavimentazione
dei contenitori, infatti, sono saliti alle stelle lo scorso anno,
da circa 420 dollari USA a circa 700 dollari USA per metro cubo.
Tale aumento è dovuto alla crescita a spirale dei prezzi
del compensato indonesiano, cioè il legno più comunemente
usato per la pavimentazione dei contenitori, che è stata
indotta per lo più dalla crescente domanda dell'industria
edilizia asiatica, che si trova nel mezzo di una sostenuta ripresa
dopo 18 mesi di difficili momenti.
L'industria cinese ha tentato di ridurre la propria dipendenza
dai materiali importati per la produzione di containers e ha fatto
passi importanti nella ricerca di buona qualità, ad esempio
di acciaio prodotto localmente. Ma il compensato da pavimentazioni,
che rappresenta il 15% circa del costo totale di costruzione di
un container, è ancora nelle mani dei fornitori d'oltremare,
per lo più dall'Indonesia. Fonti industriali stimano che
qualcosa come l'85% del materiale da pavimentazione utilizzato
dai produttori cinesi di containers lo scorso anno provenisse
dall'Indonesia.
La Camera di Commercio Cinese ha fatto pressioni sui produttori
affinché cercassero fornitori alternativi, sia dal punto
di vista geografico (cioè, alcuni paesi africani produttori
di legno tropicale) sia per il tipo (bambù invece del compensato).
La CIMC è un costruttore di contenitori che si è
attivata alla ricerca di fornitori alternativi di pavimentazioni.
Il 26 luglio scorso si è svolta una manifestazione presso
l'impianto di Xinhui della CIMC allo scopo di comunicare pubblicamente
la fondazione della Xinhui CIMC Container Floor Board Manufacture
Co. Questa nuova società, che dispone di un capitale di
2,3 milioni di dollari USA, è un'associazione commerciale
tra il gruppo CIMC, la Silverroad Investment di Hong Kong e la
Xinhui Da'o Economic Development General Co.
La nuova associazione si giustifica nel contesto dell'intenzione
della CIMC di attenuare la propria dipendenza dalla produzione
di un gran numero di unità per carichi secchi. Nel mese
di ottobre la proprietà della fabbrica di refrigerati di
Qingdao è stata trasferita alla CIMC; la società
che ne è risultata è stata denominata Qingdao CIMC
Reefer Container Manufacturer Co Ltd. Essa dovrebbe cominciare
la produzione una volta portate a termine le procedure di vendita
ed una volta realizzata la fusione delle attività della
nuova fabbrica con le attuali operazioni della CIMC. L'intenzione
della CIMC è quella di diventare il più grosso produttore
di refrigerati in Cina.
La nuova associazione commerciale è il risultato del trasferimento
di tutte (fatta eccezione per una partecipazione del 16,2%) le
quote dell'impianto appartenenti alla Hyundai Precision &
Industry al gruppo holding della CIMC ed alla società affiliata
di Hong Kong. La CIMC ora detiene il 75,2% della fabbrica, mentre
il restante 8,6% è controllato dalla Commissione Amministrativa
della Jiaozhou Economic & Technological Development Construction
General Co. Lo scorso anno, la produzione della CIMC ha totalizzato
330.399 TEU, con un aumento del 16% rispetto al 1997. I volumi
di vendita sono aumentati del 19% sino a 335.552 TEU. Nella prima
metà di quest'anno, la società ha venduto 165.433
TEU di unità per carichi secchi, rispetto ad una produzione
complessiva di 168.648 TEU. I profitti sono aumentati marginalmente,
malgrado il calo del fatturato.
(da: Container Management, settembre 1999)
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