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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 11/99 - NOVEMBRE 1999 |
Leasing
La Capital Lease e le riparazioni dei containers: una questione
di fiducia
Nello sforzo di ridurre le spese inerenti alla gestione ed alla
logistica dei propri contenitori, i vettori marittimi adesso sorvegliano
con molta attenzione il costo complessivo del container noleggiato.
La durissima concorrenza tra le società di noleggio ha
tenuto le tariffe di leasing ad un livello molto basso, ma le
compagnie di navigazione di linea si sono convinte del fatto che
tutti i costi non indispensabili debbono essere eliminati dalle
procedure di inizio e fine noleggio. Secondo un noleggiatore,
i costi medi di inizio/fine noleggio per le linee di navigazione
ammontano a 300-450 dollari USA per contenitore e ciò "non
ha senso dal punto di vista economico" in ordine alle operazioni
a breve termine.
Sarebbe alquanto scorretto affermare che il settore del noleggio
non ha fatto nulla per affrontare il problema. Negli ultimi anni,
è stata intrapresa una serie di iniziative finalizzate
a far fronte ai costi dell'inizio/fine noleggio. Tra esse vi è
l'introduzione di criteri maggiormente tolleranti di ispezione
e riparazione, unitamente all'uso dell'EDI (e, in futuro, di Internet)
al fine di automatizzare le relazioni di perizia e l'amministrazione.
Significativo è stato altresì il lancio di programmi
di revisione dei depositi. Per mezzo di un monitoraggio più
completo delle prestazioni dei depositi, nonché dell'autorizzazione
automatica delle riparazioni sino ad un determinato tetto tariffario,
i programmi di revisione hanno contribuito a ridurre le singole
perizie sui containers, eliminando gli oneri di perizia e facendo
diminuire i costi di movimentazione.
Ora, un certo numero di noleggiatori sta cercando il modo di
smantellare il "triumvirato del fine noleggio" rappresentato
da noleggiatore, affittuario e deposito. Essi sostengono che la
tradizionale prassi della doppia fatturazione - secondo la quale
i depositi fatturano al noleggiatore le voci relative all'usura
ed al logorio e separatamente inviano all'affittuario la fattura
inerente alle riparazioni dei danni - è ingombrante e fonte
di inefficienza per tutti. Quando si tratta di riparazioni di
fine noleggio, il deposito dovrebbe dialogare solamente con il
suo cliente, e cioè la società di noleggio. Quest'ultima
dovrebbe a sua volta fatturare le riparazioni dei danni al suo
cliente, vale a dire il vettore marittimo, attraverso un meccanismo
di prezzi concordati.
Questa - a detta di Arthur Jansma, direttore tecnico per l'Europa
della Capital Lease - è la filosofia che connota l'approccio
della sua società alle procedure di fine noleggio del container.
"I nostri depositi non dovrebbero avere responsabilità
dirette nei confronti dei nostri clienti. Noi dovremmo disporre
del controllo sulle procedure dal varco di uscita a quello di
accesso" ritiene. Ai sensi del programma CURE (Taglio delle
spese di riconsegna non necessario), questo è proprio ciò
che accade. I depositi della Capital fatturano tutti i costi di
riparazione alla società di noleggio. La Capital quindi
fattura ai propri affittuari un onere di riconsegna fondato sulla
tradizione di riparazioni del singolo cliente che viene regolarmente
rivista ed adeguata.
"Il CURE funziona" dice Jansma. "Le linee di navigazione
risparmiano sui costi e pagano al prezzo di costo. In tutto ciò
per noi non c'è alcun profitto. Nella maggior parte dei
casi, abbiamo riscontrato che possiamo davvero far credito ai
clienti". La Capital si è compiaciuta del modo in
cui il CURE è stato accolto sia dai clienti che dai depositi,
afferma Jansma. Essa, peraltro, riconosce che il CURE non rappresenta
la soluzione definitiva. Molte questioni correlate restano da
risolvere. Ciò che forse è più importante,
è il fatto che la fiducia tra deposito, noleggiatore ed
affittuario alle volte manca ancora.
Recentemente, la Capital ha intrapreso un'iniziativa congiunta
in relazione ai depositi che - spera - contribuirà ad alimentare
quella fiducia di cui si parlava in precedenza, affrontando le
questioni dell'inizio/fine noleggio che davvero preoccupano i
suoi clienti, nonché le sue imprese di riparazione. L'iniziativa,
denominata "Una nuova via in avanti" ha lo scopo finale
- a detta della società - di "ridurre su base fiduciaria
i costi operativi complessivi per tutte le parti coinvolte".
In occasione del suo incontro annuale con i depositi, il noleggiatore
ha chiesto ai rappresentanti delle compagnie di navigazione e
delle imprese di riparazione di fare una distinta fra le voci
inerenti al deposito che richiedono iniziative e poi di classificarle
in ordine di importanza. Il personale della Capital ha fatto la
stessa cosa. In maniera forse non sorprendente, l'esperimento
ha rivelato una diversità fra le priorità dei depositi,
delle linee di navigazione e della Capital Lease. Tuttavia, tutti
e tre i gruppi hanno dichiarato di considerare le perizie singole
sui containers come la voce meno importante delle 13 che sono
state individuate come bisognose di iniziative.
E' stato riscontrato un ampio consenso tra la Capital ed i suoi
clienti vettori sulle "cinque voci principali". I parametri
di ispezione e riparazione sono risultati in cima ad entrambe
le liste, seguiti dai costi di pulizia, dalle ore di riparazione
e dai criteri di pulizia (sebbene non nello stesso ordine). La
lista delle iniziative dei depositi è apparsa un po' diversa,
tuttavia. I parametri di ispezione erano sì nelle prime
cinque voci, ma al terzo posto dopo la riduzione dell'amministrazione
e delle movimentazioni nei depositi. I depositi, altresì,
considerano l'autorizzazione automatica alle riparazioni e la
qualità delle riparazioni quali argomenti ad alta priorità.
I ritrovati dei gruppi facenti capo a noleggio, trasporto marittimo
e deposito sono stati messi assieme al fine di pervenire ad una
lista integrata. In definitiva, le cinque voci che richiedono
l'attenzione più urgente sono state identificate come segue:
- parametri di ispezione
- parametri di riparazione
- riduzione dell'amministrazione
- criteri di pulizia
- riduzione delle movimentazioni nei depositi.
Sulla base dei risultati dell'incontro, e delle relazioni delle
imprese che non sono state in grado di partecipare, sono stati
costituiti alcuni gruppi di lavoro, ciascuno composto da una compagnia
di navigazione, un deposito e da un rappresentante della Capital.
Ogni gruppo di lavoro deve occuparsi di due o tre voci di iniziative,
ripartite in questo modo:
Gruppo uno: parametri di ispezione, parametri di riparazione
e criteri di pulizia;
Gruppo due: costi di riparazione, ore di riparazione per
voce di riparazione e costi del materiale;
Gruppo tre: qualità di riparazione, riduzione dell'amministrazione
e misurazione delle prestazioni dei depositi;
Gruppo quattro: riduzione delle movimentazioni nei depositi
ed implementazione di un programma di revisione;
Gruppo cinque: introduzione dell'autorizzazione automatica
alle riparazioni ed individuazione dei casi in cui necessitano
perizie singole.
I parametri di ispezione sono già stati affrontati e adesso
sono in corso i lavori sulle ore di riparazione ed i prezzi delle
tariffe. A detta di Jansma, le raccomandazioni effettuate in ordine
ai parametri delle ispezioni hanno fondamentalmente appoggiato
la decisione della Capital di abbandonare lo IICL-5 a favore dei
propri criteri CLEAR. Il CLEAR si basa sui parametri di servizio
operativi dei vettori. Egli, peraltro, ha fatto sapere che la
Capital sarebbe felice di sostituire il CLEAR con il nuovo standard
di interscambio universale portato avanti dalla Camera Internazionale
Marittima se questo fosse ciò che i clienti desiderano.
Una delle principali preoccupazioni sollevate dai clienti è
costituita dalla difformità tra le ore di riparazione ed
i costi dei materiali sia fra le imprese di noleggio che rispetto
ai programmi di servizio operativi dei vettori marittimi. "Le
compagnie di navigazione ci dicono che questo deve cambiare"
afferma Jansma. Nel contesto dell'iniziativa congiunta, la Capital
vorrebbe confrontare i propri dati sulle ore di riparazione e
sui costi del materiale con gli standard propri delle linee di
navigazione.
Jansma ammette che i progressi in questo caso sono stati più
lenti di quanto sperasse, con una risposta alquanto limitata da
parte dei clienti. Egli ravvisa in tale situazione un'ulteriore
dimostrazione che "l'ostacolo più grosso è
il fattore fiducia. Sfortunatamente, i tempi ristretti e la pressione
sotto cui tutti quanti lavoriamo possono costituire notevoli inibitori".
Ma del resto, nessuno ha mai preteso che fosse facile affrontare
metodi ed attitudini inveterati.
(da: Container Management, ottobre 1999)
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