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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 7-8/2001 - LUGLIO/AGOSTO 2001 |
Trasporto marittimo
I sogni dell'India
L'India ha sempre avuto il sogno di costruire un suo proprio porto
di transhipment per essere più concorrente nei confronti
di Singapore, Colombo e Dubai, ma ritardi burocratici, mancanza
di fondi e indecisione sono stati ostacoli non indifferenti all'avanzamento
del progetto. Ma non è ancora tutto perduto.
Cochin, sulla costa sudoccidentale, è stato il primo porto
indiano a ricevere una nave portacontainers nel 1973. dieci anni
dopo, esso è stato identificato quale potenziale terminal
containers con funzioni di transhipment, ma poi il progetto è
sfumato perché il governo indiano non aveva abbastanza
soldi per finanziare l'acquisto delle dovute e necessarie infrastrutture.
Comunque è di nuovo in programma, anche grazie allo sviluppo
del Rajiv Gandhi Container Terminal (RGCT) negli anni Novanta.
Sebbene sia stato costruito solo per la movimentazione del carico
locale, ha, dalla sua costruzione, fatto valere la sua posizione
strategica a sole 10 miglia nautiche dalla principale arteria
stradale tra l'Europa e l'Asia.
Equipaggiato con gru da banchina e altre attrezzature moderne
per la movimentazione dei cargos, il terminal containers pienamente
funzionale ha visto crescere i traffici portuali da 52.144 Teus
tra il 1991 e il 1992 a 143.115 Teus l'anno scorso. In più,
il porto è situato in una posizione sicura sulla costa
e protetta dai cicloni che spesso si manifestano in India e comoda
dal punto di vista infrastrutturale e dei collegamenti stradali
e ferroviari.
Con tutti questi vantaggi in mente, è stato naturale per
la Cochin Port Trust elaborare dei piani più ambiziosi
per costruire un terminal containers di prima classe a livello
mondiale all'Isola di Vallarpadam, un'area disponibile di acque
profonde appena a Nord del principale canale di navigazione. Varie
ricerche condotte in merito hanno indicato che i costi di deviazione
per le navi merci tra Suez e Singapore sarebbero più che
superati dai benefici e dai risparmi in costi di transhipment
da Colombo. Non si può però affermare lo stesso
per gli altri porti dell'India.
Sebbene la fattibilità del progetto Vallarpadam sia stata
studiata dallo studio di consulenti di Frederick Harris all'inizio
degli anni Novanta, fino ad oggi non si è ancora intrapresa
alcuna iniziativa diretta per le scarse risposte date dal Cochin
Port Trust. A quel tempo, si è detto che gli investitori
stranieri avevano perso fiducia nell'India e nel suo progetto
di privatizzazione degli scali portuali.
Da allora, però, Jawaharlal Nehru Port (Nhava Sheva o JNP),
vicino a Mumbai, Chennai e Tuticorin hanno iniziato a privatizzare
in parte o sono già all'opera per la privatizzazione, con
concessioni per operare ai terminals containers assegnate alla
P&O Ports (P&OP) e alla PSA Corporation (PSA). Senza stupore,
il processo ha suscitato interesse nel progetto Vallarpadam.
Seguendo uno studio aggiornato di fattibilità sottoposta
da Harris nell'Ottobre del 1998 alle Autorità Portuali
- studio che ha stimato che il costo totale del progetto ammonterebbe
a Rs 18.740 (US$339 - in milioni) - è stato deciso che
la Cochin Port Trust sarebbe dovuta entrare in un accordo di joint
venture con un developper di piani di sviluppo portuali.
Il reportage di Harris ha ancora una volta enfatizzato che se
il progetto Vallarpadam sarà implementato, il Subcontinente
Indiano testimonierebbe uno scenario logistico assai più
vasto e completo dal punto di vista marittimo, con un nuovo hub
a vocazione di transhipment in grado di mettere in difficoltà
anche il gigante Colombo. È stato infatti sottolineato
che il 70% del traffico totale di Colombo - per un totale di 1,7
milioni di Teus - è costituito da business di transhipment,
di cui l'85% carico da porti indiani.
Il carico di transhipment dal Subcontinente indiano, compresi
Pakistan e Bangladesh, è equamente ripartito tra Singapore,
porti del Medio Oriente e Colombo. Ma se si considera il solo
carico di transhipment unicamente dall'India, il market leader
è senz'alcuna ombra di dubbio Colombo. Perciò si
rende necessario il progetto Vallarpadam, che carpirebbe 270.900
Teus dei 413.600 Teus del business di transhipment che attira
Colombo. Lo studio mostra, però, che il commercio dalla
costa orientale indiana continuerà a passare attraverso
la tappa Colombo, più economica.
A parte le entrate extra che otterrebbe la Cochin Port Trust per
la maggiore movimentazione di carichi, il progetto renderebbe
l'India capace di risparmiare sugli investimenti stranieri nelle
spese di transhipment. V. K. Duggal, Presidente della Standing
Commitee for Promotion of Exports (SCOPE), ha detto di recente
che in assenza di scali frequenti e regolari di navi di grandi
compagnie i ritardi nel transhipment dei containers costano all'incirca
intorno ai 70 milioni di dollari l'anno. Altri 100 milioni di
dollari sono i costi per i tempi di attesa prolungata, e pesano
anche sui conti delle Autorità Portuali e dei privati anche
le spese di controstallia.
Sebbene addirittura sette compagnie di navigazione abbiano già
espresso interesse in un documento di offerta presentato successivamente
dall'Autorità Portuale, sorprendentemente solamente un
tentativo di appalto è stato sottoposto - quello della
P&OP India, sussidiaria della P&O Ports, Australia, operatore
della Nhava Sheva International Container Terminal (NSICT), uno
dei due terminals al JNP.
Dopo lunghi dibattiti sul fatto che una singola offerta si potesse
considerare o meno per la concessione sul progetto in questione,
del tipo Build, Operate and Transfer (BOT), la Cochin Port Trust
ha finalmente deciso nel Settembre del 2000 di raccomandarsi al
Ministero della Navigazione. Si temeva una risposta ancora più
fredda, ma non c'era più l'intenzione di perdere ulteriore
tempo, dato che il progetto Vallarpadam era già stato ritardato
di oltre 10 anni, ritardo considerato dal National Shipping Board
quale grave perdita e danno a livello nazionale, dato che la conseguenza
era che circa l'80% del carico del Paese era trasportato attraverso
porti stranieri come Colombo.
Sono state sollevate forti obiezioni alla cessione del Progetto
Vallarpadam International Container Transhipment Terminal alla
P&OP da parte della stampa indiana non appena il colosso dello
shipping ha presentato la sua offerta. In realtà era solo
l'ostruzionismo della burocrazia indiana del Ministero della Navigazione,
che voleva così mascherare e giustificare i ritardi nei
processi di approvazione del progetto.
La principale obiezione è centrata sul fatto che nella
cessione della concessione alla P&OP le Autorità rimpiazzerebbero
semplicemente l'attuale monopolio governativo con un monopolio
privato, dovuto al fatto che la P&OP ha già ottenuto
delle concessioni a JNP e Chennai. Ma la P&OP ritiene che
non si verrebbe a creare alcuna situazione di monopolio, dato
che il progetto Vallarpadam scaturirebbe da una joint venture
in cui la Cochin Port Trust tratterrebbe il 26% del capitale.
Jimmy Sarbh, direttore regionale della P&O Ports per il Sud
Asia, ha così commentato: "Siamo un piccolo terminal
container operator all'interno di un porto controllato dal governo,
dove le operazioni di pilotaggio, rimorchio, manutenzione e tutti
gli altri movimenti navali sono controllati dall'Autorità
Portuale. Le tariffe sono regolamentate dall'Authority direttamente,
in specie la Tariff Authority for Major Ports (TAMP), e allora
come potrebbe generarsi una situazione di monopolio in questo
contesto?".
Ci sono altre obiezioni, ma la più recente, e anche la
più plausibile, è quella che afferma che quando
Vallarpadam sarà un diretto concorrente del porto di Colombo,
come potrà, la P&OP essere autorizzata a continuare
a operare al proprio container terminal a Colombo? Sarbh spiega
così l'evolversi dei fatti: "Senza guardare agli interessi
che la P&OP ha in tutti i suoi progetti, una volta che noi
ci impegniamo in un piano d'azione specifico, la nostra intenzione
è quella di svilupparlo nel modo più esteso possibile.
In più, si dovrebbe notare che tutto il container terminal
di Colombo non è sotto controllo di privati. Una larga
parte di esso è ancora sotto il controllo più o
meno diretto delle autorità governative".
Mentre la raccomandazione della Cochin Port Trust sulla proposta
della P&OP ha sollevato polvere tra gli scaffali del Ministro
della Navigazione a Nuova Delhi, il governo ha fatto pressione
affinché JNP e Chennai Port si sviluppassero come porti
a vocazione di hub. Questo ha inevitabilmente portato a timori
nella comunità portuale di Cochin sul fatto che il progetto
Vallarpadam potesse essere in qualche modo accantonato. Ma il
Primo Ministro Atal Bihari Vajpayee e il Ministro della Navigazione
Arun Jaitley, che hanno visitato Kerala lo scorso Dicembre, hanno
entrambi assicurato che il progetto in questione sarà presto
implementato senza ulteriori ritardi.
Il Segretario del Ministro M. P. Pinto però continua a
adottare un atteggiamento un poco più cauto e ambiguo allo
stesso tempo. Si dice che abbia detto al Presidente della Cochin
Port Trust, Dr. Jacob Thomas, che il governo procederà
al lancio di una nuova offerta oppure darà pieno appoggio
ai piani della P&OP. dal canto suo Thomas spera ancora che
il progetto non sia abbandonato, e la P&OP sembra avere già
perso la speranza.
Un portavoce della P&OP ha così commentato: "Siccome
abbiamo fatto un'offerta trasparente e abbiamo vinto la gara in
modo leale, saremmo molto dispiaciuti se saranno fatte delle nuove
gare per delle concessioni. Che segnali darebbe in tal caso il
governo indiano agli investitori se decidesse di cancellare i
risultati delle gare vinte in modo onesto dai terminal operators?
Il governo dovrebbe invece apprezzare il fatto che abbiamo dovuto
sostenere costi incredibili nel sottoporre la nostra offerta,
pertanto se dovessimo vederla respinta senza una ragione legittima
o di natura legale saremmo molto più che seccati".
Il Ministro di stato indiano della Navigazione Hukumdeo ha recentemente
detto al Parlamento che i due terzi del numero totale di containers
che trasportano carichi di imports ed exports sono movimentati
in modalità transhipment presso porti stranieri localizzati
molto vicino alle rotte marine internazionali. Egli stima che
l'India stia perdendo Rs 5.000 ($106) - in milioni - per operazioni
di transhipment presso porti esteri, e afferma inoltre che il
governo è determinato a fermare questo trend. Per converso,
Cochin potrebbe essere messo presto in agenda, ma non è
stata presa ancora alcuna decisione definitiva.
Nel frattempo, un discreto numero di compagnie di navigazione
straniere ha cominciato a mostrare interesse nel mandare le loro
principali navi a JNP per i miglioramenti nel porto relativi ai
pescaggi e alle banchine. Ulteriori piani sono stati fatti per
rendere il canale ancora più profondo in modo tale da ospitare
imbarcazioni della quarta e quinta generazione, dato che ora possono
entrare nel porto solamente quelli di seconda e terza generazione.
E ci sono stime che negli anni a venire il carico da porti come
Kandla, Pipavav, Cochin e Tuticorin sarà consolidato a
JNP mediante connessioni di feederaggio lungocosta, nella speranza
che maggiori volumi di merci attraggano più compagnie di
navigazione e le inducano a far partire i propri servizi direttamente
dall'India.
Un ulteriore competitor per la posizione concorrenziale del porto
quale hub, ovvero Chennai, ha già intrapreso progetti ed
azioni per attrarre più navi. Questo sarà il compito
assegnato alla P&OP, che è stata selezionata per sviluppare
il container terminal del porto. Sfortunatamente, il progetto
è in fase, attualmente, di stallo, ma questa volta a causa
di tattiche ostruzioniste attuate dagli operatori portuali. Altri
problemi e questioni spinose sorgono dalle unioni dei lavoratori,
e l'Autorità Portuale non è in grado di dire se
il terminal sarà gestito dalla P&OP nell'implementazione
del programma di sviluppo.
Tuticorin ha anche aspirazioni di hub da quando è sotto
il controllo della PSA, ma il Presidente dell'Autorità
Portuale, S. Machindranathan, non è molto ottimista. Commenta
infatti così: "Non abbiamo molto traffico di contenitori,
come Chennai o Mumbai. Siamo più simili a Cochin sotto
questo aspetto".
Qualunque cosa il governo indiano decida di fare poi, deve in
ogni caso essere preoccupato del fatto che ulteriori ritardi nell'avanzamento
del progetto saranno tutti a favore dei nuovi aspiranti hubs quali
Salalah e Aden, dove non esistono ancora inibizioni di questo
tipo. Il governo deve essere anche preoccupato che, qualunque
sia alla fine l'opzione scelta, i porti a vocazione di transhipment
devono offrire banchine con pescaggi di almeno 12 metri per essere
competitivi, e questo elimina già in partenza la maggior
parte degli scali indiani.
Per quanto concerne Cochin, se il progetto Vallarpadam sarà
implementato senza ulteriori ritardi potrebbe presto divenire
la "Regina del Mar Arabo". Ma se il progetto fosse archiviato,
il porto senza dubbio continuerebbe a fare la figura di Cenerentola
tra tutti gli altri porti indiani.
(da: Containerisation International, Luglio 2001)
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