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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 7-8/2001 - LUGLIO/AGOSTO 2001 |
Studi e ricerche
Ancora più giù
I nuovi prezzi dei containers possono anche essere ricresciuti
del 10% nel 2000, ma la maggior parte di questa crescita è
stata già ridimensionata dopo i primi tre mesi del 2001.
I prezzi dei containers per le rinfuse solide sono leggermente
saliti nel 2000, ma sono di nuovo in caduta libera oggi. L'ultima
discesa nei prezzi è stata così dura che praticamente
tutto il guadagno dell'anno scorso - per la precisione circa un
10% negli ultimi 18 mesi - è stato annullato. Invero, i
prezzi dei containers terminati sono scesi ai livelli ultrabassi
del 1999, portando un irrimediabile senso di déjà
vu ai manifattori di containers. Molti ritrovano le vecchie
pressioni finanziarie e, sebbene la maggior parte della produzione
di containers standard per rinfuse solide sia controllata da pochi
gruppi dislocati in Cina, potrebbe essere in vista qualche nuovo
progetto di consolidamento e fusione tra imprese produttrici.
Tornando alla metà del 1999, il prezzo di un container
standard da 20ft si aggirava intorno a US$1,350, per produzioni
cinesi con sede a Shanghai. Il prezzo corrispondente per impianti
nel Sud della Cina era leggermente superiore e constava di US$1,400.
Il costo, invece, di un container standard da 40ft (8ft 6in) era
circa di 1,6 volte superiore di quello del container 20ft, e se
la stazza era di 40 ft (9ft 6in) ovvero high-cube si poteva dover
pagare un supplemento del 5% sul prezzo del container 40ft (8ft
6in).
Questi prezzi, che soino un minimo storico dopo ben oltre 25 anni,
sono paragonabili a quelli quotati per le produzioni in programma
per essere consegnate nella seconda metà del 2001. La situazione
corrente contrasta duramente con quella del tardo 2000, quando
il prezzo di un container 20ft era in media di US$1,550 presso
le principali locazioni produttive nel Nord e nel Sud della Cina.
Il prezzo corrispondente di un container 40ft (8ft 6in) ha poi
toccato quota US$2,500, e ha raggiunto gli US$2,600 per i containers
da 40ft di tipo high-cube. Anche a Shanghai, il prezzo di un container
da 20ft è salito a più di US$1,500. I prezzi sopra
indicati hanno tenuto per un breve tempo all'inizio del 2001,
ma poi sono scesi drasticamente nel secondo trimestre man mano
che la domanda per containers diminuiva progressivamente. Sono
scesi ancora di circa il 10% solo nel mese di Maggio e all'inizio
di Giugno.
Il valore complessivo della produzione standard di containers
è stato, per tutto il 2000, superiore del 7% sui dati calcolati
nel 1999. il maggior gruppo di manifattori di containers del mondo,
il CIMC, avendo generato ricavi in eccesso di US$885,000,000 su
una produzione totale di 655.000 Teus di containers standard per
le rinfuse solide, ha indicato un prezzo di consegna approssimativamente
pari a US$1,500 per i containers di 20ft. Il prezzo corrispondente
applicato dalla compagnia per quelli a 40ft (8ft 6in) è
ammontato a US$2,400, mentre per quanto concerne gli high-cube
da 40ft si è rimasti intorno agli US$2,520.
Per converso, l'output mondiale di containers da 20ft ha fatto
registrare un prezzo medio di US$1,400 nel 1999 per ogni unità.
Il prezzo pagato per i containers da 40ft (8ft 6in) era US$2,240,
mentre l'high-cube si aggirava intorno a US$2,350. I prezzi medi
per i containers per rinfuse solide del 2001 (sotto US$1,450 per
i 20ft) dovrebbero essere, stando alle previsioni, molto più
vicini a quelli applicati nel 1999. solo nel settore dei containers
frigo i prezzi dovrebbero resistere un po' di più, intorno
a US$18,500 per high-cube da 40ft. Questo si confronta con una
media di US$19,000 per gli high-cube da 40ft nel 2000 e US$17,500
per tutto il 1999.
Il piccolo recupero dei prezzi nel 2000 è stato un riflesso
diretto della congiuntura favorevole del mercato dei containers,
che è stato alimentato da una crescita più grande
del previsto nel commercio globale per quell'anno e grazie anche
alle nuove consegne richieste dall'aumento del numero delle nuove
navi da containers. Questo si è tradotto in un record annuale
di output di equipaggiamenti per containers e containers stessi,
e si è raggiunto anche un picco storico di produzione.
Soprattutto, l'output ha superato i 2 milioni di Teus nel 2000,
oltre il 30% in più del risultato ottenuto nel 1999. Del
resto, questo boom di produttività è stato di breve
vita, e dalla fine del 2000 la domanda era già in discreto
calo.
La situazione è poi peggiorata con la costruzione in massa
di equipaggiamento per containers e containers in surplus in tutta
l'Asia, e in particolare in Cina, che ha causato una saturazione
del mercato in questione. Attualmente deve essere ancora venduta
parte della produzione del 2000.
La maggior parte dell'attrezzatura è stata acquistata da
vettori oceanici, che - dopo essere rimasti a corto di containers
nel 2000 - si sono dati da fare nel comprare equipaggiamenti.
Siccome moti vettori hanno registrato rilevanti aumenti nella
domanda, e sono stati anche in grado di aumentare le tariffe su
molte delle rotte chiave, non si sono accorti prontamente dei
tentennamenti del mercato. Alcune compagnie di navigazione hanno
pure pensato di aumentare gli ordini prima che l'anno finisse,
dato che si attendevano forti aumenti nei prezzi.
Alcuni temevano anche un ritorno della congiuntura post 1908,
quando i prezzi dei containers prodotti in Corea del Sud erano
cresciuti di oltre il 50% nell'arco di soli due anni. Anche le
previsioni più caute, nella metà del 2000, suggerivano
che i prezzi dei containers di nuova produzione avrebbero toccato
gli US$1,600 (per un 20ft) dall'inizio del 2001. invece detta
crescita nei prezzi non si è mai verificata, e anzi gran
parte dei containers ordinati non si sono rivelati essere altro
che equipaggiamento extra.
Le compagnie di leasing sono state anch'esse colpevoli nell'acquistare
più containers del dovuto durante tutto il 2000, sebbene
non facessero altro che rispondere alle richieste delle compagnie
di navigazione che volevano sempre più materiale. Molte
di esse hanno reagito alla situazione creatasi tagliando drasticamente
gli ordini di containers di nuova produzione. La maggior parte
dei vettori oceanici sta facendo lo stesso, e riduce i propri
ordini di containers nuovi, nonostante la consegna imminente di
un ulteriore grande quantitativo di navi portacontainers e la
continua disponibilità di finanziamenti agevoli.
È pertanto certo che l'output di containers cadrà
sostanzialmente in tutto il 2001, e forse anche più in
basso dei livelli del 1999. molte aziende di produzione cinesi
di containers stanno registrando riduzioni significative nel volume
di affari e la situazione si pensa che non migliorerà se
non nella seconda metà dell'anno. Sono già stati
cancellati ordini dalle agende, e non si sono esercitate le opzioni
riguardanti gli aumenti di produzione.
L'inversione di tendenza si ha già prodotto un'inevitabile
e, in qualche modo, inarrestabile reazione da parte dei produttori
di containers. Molti hanno optato per la strategia, invero alquanto
tradizionale, del taglio dei prezzi, allo scopo di attrarre un
maggior volume di affari e mettere in difficoltà i concorrenti.
Come si poteva prevedere, i tagli più aggressivi nei prezzi
sono stati fatti dalle imprese della regione sovraffollata di
Shanghai, dove si riscontrava della sovracapacità già
prima della svolta del mercato. Però, la discontinuità
regna sovrana nella regione in via di sviluppo dell'area meridionale
del Guangdong, dove impianti per la produzione di containers sono
molto concentrati, e anche presso le localizzazioni più
rade del Nord, tra cui Qingdao, Tianjin e Dailan.
Uno dei fattori chiave dell'accelerazione della riduzione dei
prezzi in tutte le regioni è stato l'accresciuta predominanza
dei grandi gruppi di costruttori, capeggiati da CIMC e Singamas
Holdings, che attualmente operano su diverse zone in un'ottica
multi-plant e garantiscono ai consumatori un prezzo sempre più
standardizzato applicabile all'intero network di industrie. La
spiegazione di questo comportamento sta nel voler attrarre un
numero maggiore di ordini da grandi compratori, che hanno bisogno
di acquistare da diverse localizzazioni, e questo ha causato un
restringimento nei differenziali regionali di prezzo. Come rilevato
in precedenza, sebbene Shanghai offra ancora il prezzo più
basso di tutti per containers di nuova produzione rispetto al
resto della Cina, i prezzi sono stati anche severamente tagliati
dalle imprese della Provincia del Guangdong e del suo hinterland.
Così si è verificata un'ulteriore riduzione del
differenziale di prezzo tra impianti produttivi meridionali e
centrali, all'incirca di US$30-40 per containers da 20ft di nuova
produzione.
Questo differenziale è rimasto un po' più largo
per la produzione della Cina del Nord, e resta di circa US$50
superiore (sempre per i 20ft) se paragonato a Shanghai. Però,
anche qui il gap si sta colmando lentamente. Le imprese collocate
al Nord sono state costrette di recente a confrontarsi con i prezzi
di Shanghai semplicemente per assicurarsi un adeguato giro d'affari.
In media, le fabbriche del Nord devono quotare US$1,400 o meno
(per un 20ft) un container nuovo, se vogliono assicurarsi degli
ordini (almeno di 5,000 Teus se non superiori). La media di prezzi
nell'area Sud del Guangdong è invece di US$1,380 (per un
20ft) e di US$1,350 nel distretto di Shanghai, se non più
basso.
L'unico sollievo per i costruttori di containers è che
almeno i costi delle materie prime e quelli di produzione stanno
ugualmente scendendo. La stessa inversione di tendenza che sta
colpendo il traffico containers da, per e all'interno stesso dell'Asia
(e la conseguente minore domanda per nuovi containers) ha avuto
anch'essa un impatto decisivo sul costo delle materie prime, compreso
l'acciaio, il legname e vari prodotti chimi che l'industria dei
containers impiega. Questi materiali - dopo essere aumentati un
po' nel prezzo in gran parte del 1999 e per tutto il 2000 - stanno
costando sempre di meno, con molti materiali da costruzione per
containers scesi addirittura del 10% nel prezzo rispetto all'inizio
del 2001. Lo stesso trend discendente ha interessato anche il
prezzo dell'acciaio inossidabile, il principale componente per
costruire un container.
Il prezzo di acciai inossidabili e Corten è cresciuto drasticamente
nel 2000. Avevano toccato il minimo storico lungo un trend durato
dieci anni, ma poi hanno recuperato sul prezzo il 25% nell'anno
precedente alla metà del 2000 e sono cresciuti ancora fino
al primo 2001. il costo dell'acciaio Corten ha raggiunto il picco
di US$400 la tonnellata. Il prezzo medio del compensato nello
stesso periodo è aumentato del 50%, superando US$600 al
metro cubo. Quest'ultimo materiale proviene principalmente dall'Indonesia,
che detiene de facto il monopolio della manifattura globale
di pavimentazione per containers.
La produzione di Corten e di altri acciai speciali utilizzati
nella costruzione di containers resta centralizzata in Giappone
e Corea del Sud, sebbene stiano crescendo dei produttori di questo
materiale in Cina. La disponibilità sempre più crescente
di acciaio prodotto localmente naturalmente ha aiutato a far scendere
i costi e ha contribuito, almeno in parte, alla discesa nei prezzi
dei containers finiti. Lo stesso si può dire delle altre
materie prime e componenti dei containers, dalla verniciatura
ai pezzi di angolo di fusione, tutti ormai sempre più di
produzione cinese, e a un costo di volta in volta inferiore.
Molti produttori sono ormai consapevoli e accettano il fatto che
molti dei guadagni ottenuti nel 2000 sono stati rosicati dal costo
elevato delle materie prime, cosicché i margini di profitto
non sono granché cresciuti. Però, la maggior parte
dei costruttori è riuscita a conseguire elevati livelli
di produttività e conseguentemente a realizzare economie
di scala dalle proprie linee di prodotto, con un continuo lavoro
durante tutto l'anno. Ormai il quadro presentato non sussiste
più nel 2001, e ci sono aspettative concrete che la discesa
nel prezzo dei containers ultimamente verificatasi, unitamente
ad un calo forte negli affari, causerà la chiusura di molti
impianti produttivi o operazioni di concentrazione e fusione.
Particolarmente minacciato è il gruppo coreano Jindo Corp,
che è in regime di amministrazione controllata da qualche
mese. La compagnia in questione ha già chiuso le sue infrastrutture
di produzione di containers frigo e si dice che stia vendendo
i suoi tre impianti cinesi di costruzione di containers per rinfuse
solide per pagarsi i debiti. Anche se queste ultime operano indipendentemente
dalla Jindo, e non siano coinvolte, pertanto, nell'insolvenza
dell'impresa madre, la compagnia coreana detiene una partecipazione
di maggioranza nelle stesse.
Il probabile compratore sarà la CIMC, che già possiede
sette fabbriche per containers standard localizzate a Guangdong,
Shanghai, Dailan, Qingdao e Tianjin.
Altre operazioni del tipo coinvolgeranno impianti di produzione
più piccoli in tutta la Cina, alcuni dei quali hanno già
tagliato la produzione - per eliminare i prodotti in esubero -
o sono addirittura chiusi. La Cina resterà, nonostante
tutto, sicuramente ancora il maggiore centro di produzione dei
containers. Questo Paese da solo produce il 90% dell'output mondiale
misurato in Teus standards e poco più del 70% dei containers
frigo.
(da:Containerisation International, Agosto 2001)
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