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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 5/2002 - MAGGIO 2002 |
Trasporto ferroviario
La liberalizzazione delle infrastrutture ferroviarie dell'Unione
Europea
L'infrastruttura ferroviaria dell'Unione Europea dovrebbe aprirsi
alla libera e leale concorrenza in relazione al traffico containerizzato
di attraversamento transfrontaliero entro il marzo 2003. In teoria,
questo significa che servizi di treni-blocco più veloci
e maggiormente affidabili potrebbero presto divenire la realtà.
La domanda, peraltro, è: chi li fornirà?
Mentre alcuni nuovi operatori stanno già cominciando a
sgomitare per guadagnare posizioni, un certo numero di soggetti
già presenti nel settore si sono messi in azione allo scopo
di affrontare la sfida. Uno di questi è l'operatore di
trasporto merci ferroviario nazionale belga B Cargo, la divisione
della società ferroviaria statale (SNCB) che fornisce servizi
di trasporto merci.
Il nome non sarà familiare a molti, dato che la B Cargo
raramente dialoga direttamente con i caricatori o con i vettori
marittimi per il trasporto containerizzato. Fino adesso, essa
ha invece preferito lavorare mediante "aggregatori"
per questa parte della propria attività, quali la IFB (Interferry
Boats) e la (ICF) Intercontainer-Interfrigo per i contenitori
marittimi, nonché la Hupac e la TRW per i carichi intra-europei.
In ogni caso, essa funge un po' da cavallo da tiro dietro le
quinte. Nel 2001, infatti, ha trasportato circa 61 milioni di
tonnellate di carichi per conto di tutti i clienti, due terzi
delle quali erano costituite da traffico internazionale ed un
terzo invece da carichi locali. Il traffico intermodale rappresenta
una parte importante della sua attività, costituendo il
25% circa del suo totale.
A differenza della B Cargo, la IFB rappresenta una consociata
della SNCB separatamente quotata in borsa, con la società-madre
che possiede l'87% delle sue quote. Lo scorso anno la IFB ha trasportato
circa 370.000 TEU, per lo più inerenti ad attività
marittime, rispetto ai 426.000 TEU del 2000. La differenza è
stata principalmente dovuta al ritiro a giugno della Maersk Sealand
dai suoi servizi ferroviari da Anversa a Rotterdam a favore del
trasporto con chiatte. Ciò ha rappresentato una perdita
di circa 70.000 TEU. Un altro servizio era in predicato di prendere
il suo posto con altri clienti nel primo trimestre del 2002.
Altri 18.000 TEU sono andati perduti quando la Evergreen ha ridotto
la propria domanda da Zeebrugge ad Anversa per una parte dell'anno,
mentre 15.000 TEU di traffico interportuale ad Anversa sono stati
perduti a causa della carenza di carri ferroviari.
Anche la IFB ha acquistato servizi di treni-blocco dalla B Cargo
in ordine a svariati servizi navetta che passano attraverso il
centro di snodo ferroviario di Muizen a cura della NEN (North
European Network Group). La sua composizione azionaria attualmente
comprende la Maersk Sealand, la P&O Nedlloyd, la francese
CNC, l'operatore terminalistico belga Athus e la IFB. Nel 2001,
la NEN ha movimentato complessivamente circa 115.000 TEU, al 50%
dei quali ha provveduto la IFB.
La SNCB, e quindi la B Cargo, possiede altresì il 45%
circa dell'aggregatore di carichi intra-europei con sede in Belgio
TRW, il che sottolinea ancora di più la natura "incestuosa"
del mercato ferroviario belga. E non è il solo: altri paesi
sono non meno colpevoli, di modo che non è difficile capire
come mai sia stato così difficile per i nuovi concorrenti
entrare nel mercato.
Ad esempio, se la Maersk Sealand volesse dare inizio ad un servizio
in Belgio competitivo nei confronti della IFB, dovrebbe prima
prendere contatti per l'assistenza con il maggiore azionista del
suo concorrente. Questa è l'area in cui ci si aspetta che
il mercato cambi dopo il marzo 2003 e dove, infatti, esso ha già
cominciato a cambiare.
Detto ciò, la SNCB è stata una dei pochi a fornire
supporto finanziario alla TRW in un momento in cui il trasporto
intermodale in Belgio ne aveva grande bisogno e sarebbe potuto
sparire del tutto se non fosse stato per tale investimento. In
altre parole, la sua quota attuale era stata costituita solamente
al fine di prendere il posto degli investitori privati ritiratisi.
Inoltre, si dice che le relazioni della B Cargo con la IFB siano
abbastanza allentate allo scopo di proteggere le sue relazioni
con gli altri clienti che domandano accesso leale alle quotazioni
di trasporto.
In questo momento è di moda censurare i monoliti ferroviari
statali per avere causato il declino degli standard di servizio
ferroviario in Europa negli ultimi 30 anni, il che ha comportato
il calo della quota di mercato delle ferrovie dal 35% al 15%,
in particolar modo sulle corte distanze. I governi, peraltro,
sono stati senza alcun dubbio colpevoli di scarso finanziamento
e di indecisione.
Albert Counet, direttore generale della B Cargo, commenta: "Per
la prima volta in 30 anni, adesso abbiamo altra gente dalla nostra
parte. Si ritiene nuovamente che il trasporto ferroviario sia
sensibile all'ambiente, e, pertanto, politicamente corretto. Allo
scopo di agevolare ciò, l'Unione Europea ha chiarito di
desiderare un incremento dell'ordine del 50% dei volumi ferroviari
nei prossimi 10 anni. Starà a noi vedere come questo si
possa ottenere".
Uno dei suoi passati problemi era consistito nella carenza di
locomotori. Ma Counet ribatte: "Non è tanto una questione
di disponibilità dei treni, quella che affligge la nostra
affidabilità, bensì di produttività. Ad esempio,
sappiamo che i camionisti in Belgio percorrono più di sei
volte tanto la distanza percorsa ogni anno dai macchinisti dei
treni. I locomotori possono percorrere solo due volte tanto quella
distanza. Se fossimo in grado di incrementare la produttività
sia dei macchinisti che dei treni, potremmo eliminare molti di
questi problemi".
La B Cargo attualmente è in trattative con il personale
coinvolto al fine di vedere come si possa risolvere la situazione.
Tuttavia, la minaccia ora consiste nel fatto che se non si fa
subito qualche progresso, altri saranno più facilmente
in condizione di venire a fare quel lavoro al posto loro. Conclude
Counet: "Se vogliamo sopravvivere, dovremo ricollocare le
risorse; non c'è altro da fare".
La SNCB dovrà altresì investire in treni più
moderni in grado di passare dal sistema ferroviario di un paese
a quello di un altro - capacità di voltaggio multiplo compresa
- per poter competere con successo nel traffico transfrontaliero.
Essa afferma di essere ben più avanti degli altri sotto
questo aspetto, dato che dispone di treni che già viaggiano
alla volta di Metz, Lilla, Frethun, Aulnoye, Sittard e Maastricht.
Counet si dimostra inoltre critico in relazione al modo in cui
le imprese ferroviarie sono da sempre organizzate al proprio interno.
Spiega infatti: "Tutte le società devono avere una
produzione razionale dal punto di vista dei costi, ma in passato
ciò si è dimostrato difficile da realizzare perché
avevamo una struttura di gestione dell'attività piuttosto
ingombrante. Ad esempio, sino alla metà del 2001, tutto
il nostro personale era organizzato per sezioni responsabili di
ciascuna delle nostre unità di attività, quali ferro
ed acciaio, carta, prodotti chimici, intermodale ecc.".
Continua Counet: "Ciò voleva dire, ad esempio, che
al lunedì, per il trasporto intermodale, il mio assistente
per l'acciaio avrebbe potuto avere un incontro con la sua controparte
della SNCF in Francia. Il giorno dopo, l'assistente responsabile
della carta avrebbe potuto avere lo stesso tipo di riunione con
il suo collega francese, e così via. Molto spesso, nessuno
di questi responsabili neppure sapeva delle riunioni degli altri.
A rendere le cose ancora peggiori, la settimana successiva avrebbe
potuto essere organizzato lo stesso numero di riunioni da parte
dei responsabili di produzione di ciascuna unità di attività".
"Abbiamo cambiato tutto ciò. Adesso, abbiamo dirigenti
addetti alle attività che sono responsabili di tutte le
merceologie, perché è quello che i clienti vogliono,
ed abbiamo dirigenti addetti alle tratte. Una persona è
responsabile di ciascuna funzione per il nord ed un'altra per
il sud. I dirigenti addetti alle attività sono responsabili
dei relativi proventi, mentre quelli addetti alle tratte sono
responsabili della fornitura di ciascun servizio al miglior prezzo
possibile".
Un'altra fonte di preoccupazione riguarda il modo in cui la B
Cargo compete sulle brevi distanze. Dato che oltre l'80% del trasporto
in Belgio si riferisce a distanze inferiori ai 150 km, occorre
necessariamente affrontare il problema. L'organizzazione deve
diventare altresì maggiormente competitiva sulla fascia
dei 200-400 km. Sulle lunghe distanze, essa afferma di avere già
una quota superiore in media al 40%, che talvolta può arrivare
al 70%.
Precisa Counet: "Ciò di cui abbiamo bisogno è
una rete capillare più efficace per la distribuzione locale.
Ciò che oggi siamo bravi a fare è solo andare da
un grosso hub ad un altro. Dopo di che, tutto quanto va su camion.
Questo, peraltro, non è di grande supporto alla mobilità,
poiché i nostri hub sono situati in prossimità ma
non all'interno dell'abitato, laddove gli intasamenti non rappresentano
un problema insormontabile. I problemi maggiori sono all'interno
e attorno alle grandi città".
Continua poi: "Al fine di risolvere il problema, abbiamo
bisogno di una rete di terminals più piccoli ad una distanza
tra 50 e 150 km dai principali hub. Peraltro, tali navette non
sono in grado di produrre profitti, poiché c'è bisogno
di un'utilizzazione media tra l'85% circa ed il 90%. E questo
non si potrà mai conseguire, perché ogni volta che
ci si arriva vicino, i clienti dicono di volere un servizio in
più al giorno, cioè uno al mattino ed uno alla sera,
e così via".
Di conseguenza, la B Cargo ha recentemente chiesto al proprio
ministro dei trasporti un supporto finanziario. La risposta è
stata incoraggiante, sebbene siano state poste delle condizioni.
Il servizio dovrà essere aperto al pubblico e sarà
finanziato solo parzialmente e per un periodo di tempo limitato.
Inoltre, deve essere strutturato su gara d'appalto, di modo che
la B Cargo potrebbe anche perderla. Commenta Counet: "Se
questo è il prezzo che dobbiamo pagare per il progresso,
sia. Noi non abbiamo paura della concorrenza".
Un altro settore suscettibile di miglioramenti è rappresentato
dal modo in cui la B Cargo provvede alla fluttuazione della domanda.
Counet entra nei particolari: "Nel mercato odierno, tutti
quanti devono essere flessibili; e questo è molto difficile
per le società ferroviarie. Oggi, abbiamo la necessità
di ordinare alcune tracce relative ad infrastrutture internazionali
con due anni di anticipo. Tali richieste devono essere fatte ai
dirigenti delle infrastrutture regionali, e questa è la
sfida che ci attende". Resta da vedere se le direttive transfrontaliere
della Commissione Europea prenderanno alla fine posizione in ordine
a tale questione.
Counet è anche assai critico circa il modo in cui la priorità
sulle tratte viene sempre assegnata ai servizi passeggeri a causa
delle pressioni politiche dall'alto. Egli ritiene che, se i governi
fossero seriamente intenzionati ad incoraggiare il dirottamento
modale dalla strada alla rotaia, allora si dovrebbe attribuire
maggiore importanza all'assegnazione di priorità dei servizi
di trasporto merci. Dichiara infatti: "Senza dubbio, si tratta
di qualcosa che sfugge al nostro controllo. Noi possiamo solo
fungere da catalizzatori per il cambiamento".
Continua Counet: "Dobbiamo altresì migliorare l'efficienza
della gestione del nostro parco carri mediante il nuovo RIV. Si
tratta di andare sul tecnico, ma lo scopo è quello di rendere
i possessori di carri come noi molto più responsabili in
ordine agli interessi correlati alla flotta". La B Cargo
controlla un parco di 15.000 carri, 2.700 dei quali vengono utilizzati
per il trasporto intermodale.
E' interessante notare come egli affermi che la B Cargo non sia
attualmente disposta ad unirsi alla Railion, l'agglomerato ferroviario
che ora comprende i suoi equivalenti operatori olandese (NS Cargo),
tedesco (DB Cargo) e danese (DSB Goods).
Precisa Counet: "Il nostro mercato non si attesta nella
direzione che adesso è stata presa dalla Railion. Noi facciamo
affidamento per lo più su traffici portuali. Circa il 60%
del nostro traffico va ad un porto o ne proviene, di solito Anversa,
Gand e Zeebrugge. Il nostro principale mercato transfrontaliero
è la Francia, seguita da Germania, Italia, Svizzera, Lussemburgo
e Paesi Bassi. Questi sei partners rappresentano approssimativamente
il 95% della nostra attività internazionale. La Railion
è molto più concentrata sul nord".
Perciò, tenendo conto di tutti questi cambiamenti in atto,
la B Cargo è preoccupata dai nuovi concorrenti che stanno
facendo di tutto per fare il proprio ingresso nel mercato transfrontaliero
dopo il marzo 2003, come anche nel suo mercato locale nel 2006?
Risponde Counet: "Fino a quando la B Cargo resterà
il migliore operatore nel proprio hinterland, che comprende Rotterdam,
Parigi, Lione, Basilea, Lussemburgo, Colonia e Duisburg, non avremo
nulla da temere. E questo è l'obiettivo della nostra attività".
(da: Containerisation International, Aprile 2002)
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