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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 9/2002 - SETTEMBRE 2002 |
Porti
I porti statunitensi: una forza con cui fare i conti
Dal momento che vi sono troppi porti importanti perché
li si possa menzionare individualmente, le questioni attinenti
il settore dei porti statunitensi possono essere affrontate attraverso
l'analisi del funzionamento della AAPA (Associazione Americana
delle Autorità Portuali), un organismo unico che rappresenta
le autorità portuali pubbliche del paese e parla in loro
nome. Essa non rappresenta invece il settore dei porti privati,
sebbene naturalmente abbia stretti collegamenti anche con loro.
Negli Stati Uniti esistono 185 scali marittimi commerciali che
includono 1.941 terminal marittimi pubblici e privati con 3.214
ormeggi per navi a pescaggio profondo. Essi sono situati in zone
costiere ma anche sui Grandi Laghi oppure nell'ambito di sistemi
fluviali interni.
I porti a pescaggio profondo accolgono le navi a lungo raggio
che movimentano oltre il 95% dei traffici statunitensi d'oltremare
in relazione al peso ed il 75% di loro in relazione al valore.
I porti degli USA movimentano più di 2 miliardi all'anno
di tonnellate di carichi interni ed in importazione/esportazione,
mentre ci si aspetta che l'ammontare dei carichi trasportati via
acqua venga triplicato entro il 2020.
Gran parte della produzione nazionale complessiva di derrate
di base e di prodotti finiti viene trasportata dal settore marittimo.
A titolo di indicazione, circa i due terzi di tutto il frumento
e della farina di frumento degli Stati Uniti, un terzo della produzione
di semi di soia e riso e quasi i due quinti della produzione statunitense
di cotone vengono esportati attraverso i porti statunitensi.
E' interessante notare come i porti pubblici statunitensi comprendano
un certo numero di svariate forme di proprietà, organizzazione
ed amministrazione inerenti ad enti governativi non federali.
Ad esempio, sono stati identificati 11 sistemi giurisdizionali
portuali, tra cui porti che in realtà costituiscono dipartimenti
municipali (Los Angeles e Long Beach), agenzie statali (Hawaii
e Maine), distretti di navigazione per scopi speciali ed autorità
bi-statali come New York/New Jersey.
Oggi, l'AAPA rappresenta 150 autorità portuali pubbliche
e nell'emisfero occidentale i suoi 85 porti statunitensi sono
situati lungo le coste dell'Atlantico, del Pacifico, del Golfo
del Messico e dei Grandi Laghi, così come dell'Alaska,
delle Hawaii, di Porto Rico, di Guam e delle Isole Vergini statunitensi.
Inoltre, vi sono 363 membri sostenitori ed associati, ditte e
singoli individui che abbiano interessi negli scali marittimi
dell'emisfero occidentale.
Ma perché dar vita ad un'Associazione delle Autorità
Portuali Pubbliche?
Sul finire del secolo, era divenuto chiaro a molti che un raggruppamento
così grosso di porti pubblici in concorrenza allora esistente,
oltretutto separati geograficamente da grandi distanze e differenze
regionali, avesse bisogno di un organismo potente e rappresentativo
che perseguisse gli interessi ed il benessere del settore.
In effetti, gli albori dell'AAPA possono essere fatti risalire
al 1912, allorquando venne esteso un invito ai responsabili dei
porti pubblici di tutto il paese affinché partecipassero
ad una conferenza delle autorità portuali statunitensi
a New York, allo scopo di "scambiare idee in ordine all'organizzazione
portuale, promuovere lo scambio di informazioni e lo sviluppo
di metodi uniformi di amministrazione e possibilmente assicurare
una qualche forma di organizzazione permanente tra le principali
autorità portuali". L'ispirazione della riunione fu
dovuta a Calvin Tompkins, Commissario dei Moli della Città
di New York - il padre dell'AAPA - che era ben conscio della difficoltà
di persuadere tali aspri rivali ad incontrarsi e a lavorare a
titolo di collaborazione.
Tuttavia, i rappresentanti di Mobile, Los Angeles, San Francisco,
Jacksonville, Baltimora, Cleveland, Filadelfia, Providence, Norfolk,
New Jersey e - naturalmente - New York City presero poi parte
alla riunione in occasione della quale venne abbozzato e ratificato
l'atto costitutivo di quella che in seguito sarebbe stata conosciuta
come l'Associazione Nazionale delle Autorità Portuali.
Vennero istituite due classi di partecipazione. La Classe Uno
venne riservata agli amministratori dei porti pubblici, mentre
gli altri con interessi correlati alla portualità furono
classificati come "membri associati".
Venne eletto un certo numero di dirigenti e nel giro di un mese
11 porti avevano pagato la quota d'iscrizione e si erano registrati
quali membri. Gli 11 erano: Baltimora, Filadelfia, Norfolk, Mobile,
Rhode Island, Boston, Los Angeles, New Orleans, New York City,
San Francisco ed il Consiglio del Commercio e della Navigazione
dello Stato del New Jersey. E' interessante notare come tutti
loro, o i loro successori amministrativi, siano ancora membri
attivi dell'AAPA.
Quando l'associazione venne costituita, l'amministrazione portuale
pubblica era ancora allo stadio infantile. Sebbene in un certo
numero di stati e città portuali esistessero agenzie portuali
pubbliche, poche - se non nessuna - realmente possedeva o gestiva
terminali marittimi. I porti commerciali erano per la maggior
parte dominati da potenti società ferroviarie, cui appartenevano
i terminal e che controllavano l'accesso alle baie.
Nel corso del tempo, crebbe una vibrante protesta nei confronti
del monopolio ferroviario che si concretizzò sotto forma
di un movimento "per la libertà delle baie" in
tutto il paese. Questi sentimenti erano alla base della decisione
di convocare l'incontro a New York, dove essi vennero espressi
in maniera particolarmente sostenuta da Calvin Tompkins, che dichiarò
che i porti erano troppo importanti per essere lasciati ai capricci
di potenti società di lucro. Invece, disse, i terminal
degli scali marittimi dovrebbero essere realizzati con fondi pubblici
e gestiti sotto controllo pubblico al fine di assicurare uguale
accesso a tutti i vettori e caricatori. "Il settore pubblico,
e non la sfrenata impresa privata, dovrebbero avere la meglio".
Si riconobbe che le agenzie portuali pubbliche sarebbero state
amministrate in modo efficiente da professionisti competenti e
ben addestrati "di levatura morale inattaccabile". Data
questa esigenza, ne conseguì che era essenziale che le
autorità portuali lavorassero insieme "al fine di
promuovere la scienza dell'amministrazione di supporto, di sviluppare
la professionalità tra i loro membri, e, in genere, di
lavorare assieme per il bene comune". Così, il proposito
di conseguire questi obiettivi portò alla costituzione
dell'associazione e le diede un oggetto preciso.
Negli anni successivi, l'associazione raggiunse parecchie pietre
miliari. Ad esempio, in seguito allo scoppio in Europa della Prima
Guerra Mondiale, venne deciso di estendere la possibilità
di partecipazione a porti situati in tutto l'emisfero occidentale
e, di conseguenza, l'associazione venne ridenominata AAPA (Associazione
Americana delle Autorità Portuali). I primi porti membri
latino-americani dell'associazione furono Para, in Brasile, ed
Arica, in Cile, mentre i suoi primi membri caraibici furono Ciudad
Trujillo e la Repubblica Dominicana, che entrarono a farvi parte
nel 1949.
Negli anni '20, venne pubblicato un bollettino mensile, World
Ports, che si rivelò un successo immediato. In seguito
a ciò, l'AAPA allora produsse un certo numero di importanti
documenti nel corso degli anni. Nell'ambito del bollettino, vennero
realizzati un repertorio annuale dei porti del Nord America così
come un glossario di terminologia portuale, e furono anche pubblicate
un'indagine sulle prassi finanziarie portuali ed una accurata
bibliografia dei libri e degli articoli inerenti ai porti ed agli
argomenti ad essi correlati.
Alla fine degli anni '70, l'AAPA aveva subito un enorme cambiamento.
Vennero stabiliti un programma governativo di relazioni a tempo
pieno, nonché frequenti udienze al Congresso e costanti
contatti con agenzie federali-chiave e, in generale, una maggiore
presenza a Washington caratterizzò quel periodo.
Alla fine degli anni '80, si erano verificati una notevole espansione
del ruolo di appoggio dell'associazione a livello nazionale ed
internazionale (con speciale accento sulle materie del dragaggio
e dell'ambiente), il lancio di un programma di consapevolezza
nazionale pubblica ed un vigoroso risveglio della sua politica
dei "puertos amigos" che venne estesa ai porti latino-americani
e caraibici.
Ma che cosa fa l'associazione, e come lavora?
Attualmente, l'AAPA - che ha sede ad Alexandria, in Virginia,
appena fuori Washington - fornisce una varietà di servizi
al fine di far fronte alle esigenze dei dirigenti portuali professionisti
a tempo pieno.
Essa fornisce programmi di formazione ed addestramento ai dirigenti
portuali; lavora al fine di espandere la consapevolezza pubblica
dei porti ed offre servizi di ricerca ed informazione sul settore
portuale. Fornisce altresì servizi di appoggio sulle materia
normativa e regolamentare statunitense, sebbene attualmente questi
ultimi vengano espletati solamente per conto dei membri statunitensi
dell'AAPA.
Come spiega Rexford Sherman, direttore servizi ricerche ed informazioni
dell'AAPA, "i nostri membri possono beneficiare di un'ampia
gamma di seminari, conferenze e programmi, che vengono strutturati
al fine di migliorare la professionalità portuale, accertare
l'eccellenza dei programmi e dei singoli e dare un contributo
alla realizzazione delle politiche del settore.
"A questo fine, l'AAPA offre un'ampia gamma di programmi
formativi e di addestramento che riguardano quasi tutte le aree
di interesse del settore portuale. Questi programmi forniscono
informazioni di valore incalcolabile sulle ultime linee di tendenza
e sugli sviluppi afferenti gli scali dell'emisfero occidentale.
Molti dei programmi di formazione ed addestramento fanno altresì
obbligatoriamente parte del programma di certificazione PPM®
(Dirigente Portuale Professionale) dell'AAPA, istituito nel 1995.
Le finalità del PPM® mirano ad incoraggiare e promuovere
gli standard professionali della dirigenza portuale pubblica nonché
ad assistere le autorità e le agenzie portuali pubbliche
nell'assunzione e promozione di personale qualificato di livello
superiore per gli scali marittimi".
L'AAPA è strutturata su 13 commissioni permanenti tecniche
e 3 politiche. Le commissioni tecniche possono comprendere singoli
individui provenienti da tutte le categorie di partecipanti; i
membri delle commissioni politiche comprendono solo membri associati
ed in genere affrontano questioni di politica legislativa e di
gestione dell'associazione. Queste commissioni svolgono un ruolo
decisivo nelle attività dell'AAPA e l'aiutano a definire
le politiche, a sviluppare nuovi programmi e fungono altresì
da valida risorsa per i membri dell'AAPA.
In seguito agli eventi dell'11 settembre 2001, l'AAPA venne improvvisamente
spinta a capofitto sulla ribalta in ordine alla questione della
sicurezza nei porti degli Stati Uniti, soggetto in relazione al
quale pochi porti, poche autorità e persino poche agenzie
governative avevano in precedenza qualsiasi esperienza significativa,
e sicuramente laddove venivano coinvolte le questioni della sicurezza
in patria e della lotta al terrorismo internazionale.
Le autorità portuali avevano urgentemente bisogno di consulenza
ed assistenza da parte di un organismo centrale, coordinato ed
esperto e, quasi immediatamente, l'AAPA si è assunto quella
veste. In breve, essa divenne la voce autorevole del settore quasi
nel giro di una notte, ed i principi che essa ha formulato, molti
dei quali di conseguenza sono stati adottati, hanno costituito
il fondamento delle future azioni e della formazione politica
per l'intero settore portuale statunitense.
Kurt Nagle, presidente dell'AAPA dal 1995, chiarisce che "l'AAPA
supporta energicamente l'emanazione della normativa federale e
l'adozione delle regole finalizzate a migliorare la sicurezza
marittima ed a proteggere gli scali marittimi americani da atti
di terrorismo e da altri delitti di competenza federale. La sicurezza
della patria è una priorità nazionale e la protezione
dei porti americani è un fattore cruciale per la crescita
e la vitalità economica della nostra nazione".
"Di conseguenza, l'AAPA ed i suoi membri porti pubblici
stanno lavorando a stretto contatto con la Guardia Costiera degli
Stati Uniti, le Dogane statunitensi ed altre agenzie federali
allo scopo di migliorare la sicurezza marittima ed essere sempre
più un valido partner nell'azione di protezione della nostra
patria".
Scendendo nei dettagli, Nagle ha esposto le questioni-chiave
che a giudizio dell'AAPA dovrebbero essere incluse in qualsiasi
nuovo programma federale che prenda in considerazione la sicurezza
degli scali marittimi.
Ad esempio, per quanto attiene ciò che egli definisce
"l'approccio associativo", Nagle argomenta che "la
protezione dei confini dei nostri scali marittimi internazionali
dovrebbe rappresentare una responsabilità condivisa tra
i governi federale, statali e locali, i porti e l'industria privata".
Tuttavia, dal momento che è essenziale continuare a proteggere
i porti americani e non rallentare la movimentazione dei carichi,
le agenzie federali come la Guardia Costiera ed i servizi doganali
incaricati della protezione degli scali marittimi americani devono
ricevere maggiori fondi affinché possano disporre delle
risorse necessarie a fare tale lavoro in modo appropriato.
Inoltre, sostiene Nagle: "Dall'11 settembre, dato che i
porti hanno preso provvedimenti più rigorosi per quanto
concerne la sicurezza - ed a questo riguardo occorrono altri miglioramenti
- le autorità portuali pubbliche statunitensi hanno bisogno
di un aiuto finanziario federale. I 93,3 milioni di dollari (95
milioni di euro) concessi dal Congresso ai porti rappresentano
un buon primo passo, ma vi è l'esigenza di molti altri
finanziamenti".
Inoltre, l'AAPA ritiene che la sicurezza dei singoli porti debba
essere coordinata a livello locale ed il porto attualmente lavora
a stretto contatto con la Guardia Costiera statunitense allo scopo
di costituire commissioni locali per la sicurezza negli scali
marittimi che svilupperanno un programma sulla sicurezza finalizzato
a far fronte alle singole necessità di ciascun porto.
Queste commissioni dovranno espletare gli accertamenti in ordine
alla vulnerabilità portuale, collaborare riguardo agli
argomenti dei reati terroristici commessi in ambito portuale e
sviluppare suggerimenti che dovranno essere accolti dagli operatori
terminalistici in occasione dello sviluppo di programmi di sicurezza
per le loro infrastrutture. Questi ultimi dovranno successivamente
essere rivisti a livello locale allo scopo di occuparsi di specifici
argomenti relativi alla sicurezza in concreto.
Come tale, "l'AAPA supporta lo sviluppo degli standard delle
prestazioni che riflettono la natura mutevole dei rischi di un'infrastruttura
portuale e che fungono da eccellenti strumenti per determinare
se i metodi usati per mettere in sicurezza un porto o un'infrastruttura
sono stati conseguiti".
Esiste, tuttavia, un certo numero di altre importanti questioni
che devono essere affrontate in ordine ai programmi sulla sicurezza
sia esistenti che nuovi. Come ha spiegato Nagle, "in relazione
al terrorismo, il governo federale ha in atto programmi finalizzati
ad adeguare la vulnerabilità di ciascun porto a tali azioni".
"Anche se i porti vogliono lavorare a stretto contatto con
il governo federale su questo serio argomento, è importante
che le agenzie federali se ne assumano la responsabilità,
se non altro a causa della loro esperienza in questo settore.
Inoltre, la situazione dovrebbe essere rigorosamente monitorata.
I porti e le agenzie con giurisdizione sulla sicurezza portuale
hanno bisogno di condividere le informazioni affinché le
commissioni locali sulla sicurezza portuale possano sia concentrare
i propri sforzi sia rafforzare la sicurezza nell'ambito dell'area
portuale".
Un altro vantaggio derivante dalla condivisione delle informazioni,
a giudizio dell'AAPA, sta nel fatto che il miglioramento dello
scambio internazionale di informazioni sui reati e sulla sicurezza
fornirà un'opportunità per ridurre il flusso degli
stupefacenti e degli altri trasporti illegali negli Stati Uniti.
Di conseguenza, l'associazione ritiene che il Dipartimento di
Stato statunitense dovrebbe svolgere un ruolo maggiore ed assumersi
la responsabilità nella condivisione a livello internazionale
delle informazioni, mentre l'Amministrazione Marittima statunitense
ed altre agenzie competenti dovrebbero coordinare un programma
internazionale di scambio sui reati e sulla sicurezza.
Non sorprende, quindi, il fatto che l'AAPA incoraggi lo sviluppo
di programmi appropriati finalizzati all'addestramento del personale
della sicurezza portuale in ordine alle materie inerenti la sicurezza
nello scalo secondo standard riconosciuti e certificati in cui
i propri attuali programmi di addestramento possano servire da
modelli.
Nel contesto di ciò che essa considera quale un proprio
dovere nei confronti dei propri membri e del settore portuale,
l'AAPA tiene un dossier e fornisce consigli su diverse questioni
quali il dragaggio, l'ambiente ed altri argomenti trasportistici,
che sono tutti quanti essenziali perché il settore possa
continuare ad operare e crescere, adesso ed in futuro.
A titolo indicativo dell'importanza di queste materie, Sherman
sottolinea alcuni fatti che sono istruttivi ed illuminanti.
"Oltre il 90% dei principali 50 porti del paese movimentano
circa il 93% di tutto il commercio statunitense annuo di origine
marittima, e tutti quanti hanno bisogno di regolare dragaggio
di manutenzione, che è stato espletato in collaborazione
con l'USCE (Corpo degli Ingegneri degli Stati Uniti) sin da quando
la legge del 1824 aveva istituito l'USCE quale "agenzia responsabile
del sistema di navigazione per il mantenimento dell'accesso dal
lato marittimo alle infrastrutture portuali".
Al fine di migliorare la comprensione del fenomeno del dragaggio,
Sherman precisa: "Ciò che la maggior parte della gente
non capisce è che oltre 300 milioni di yarde cubiche di
materiale dragato vengono rimossi dai canali navigabili ogni anno,
mentre altri 100 milioni di yarde cubiche vengono dragati dagli
ormeggi e dai terminal privati. E questi 400 milioni di yarde
cubiche di materiali dragati equivalgono ad una autostrada a quattro
corsie, profonda 20 piedi e 6 pollici, da New York City a Los
Angeles".
La maggior parte dei porti non sono profonde baie naturali e
molti di loro sono situati alla foce dei fiumi dove la corrente
contraria raccoglie il suolo del territorio, che poi viene trasportato
dalla corrente a favore e depositato là dove le baie terminano.
Molti porti sono stati realizzati dall'uomo attraverso un processo
di dragaggio e riempimenti del terreno.
Di pari passo con l'incremento delle dimensioni delle portacontainers
e delle altre navi, deve aumentare anche il pescaggio dei canali
navigabili. Alla fine del '700, la goletta media a tre alberi
aveva bisogno di una profondità di 8 piedi (2,4 metri).
All'inizio degli anni '30, il vapore medio aveva bisogno di 26
piedi (7,9 metri) di pescaggio. Oggi, le moderne portacontainers,
ad esempio, è probabile che presto avranno bisogno di profondità
sino a 50 piedi (15,2 metri) ed i porti devono essere dragati
se gli Stati Uniti vorranno continuare ad essere competitivi nei
traffici internazionali.
Oltre al dragaggio, come continua Sherman, "un trasporto
efficiente dipende dai collegamenti tra la strada, la rotaia e
l'acqua. Allo scopo di movimentare rapidamente i carichi di origine
marittima da e per l'hinterland, l'autotrasporto e le ferrovie
debbono avere libero accesso ai porti. Per alcuni porti, l'anello
debole nelle proprie catene logistiche è situato alle loro
porte sul retro, dove le autostrade intasate o le inadeguate connessioni
ferroviarie ai terminal marittimi causano ritardi e fanno aumentare
i costi di trasporto".
"Date le previsioni secondo cui i traffici dovrebbero triplicarsi
in meno di tre decenni, le infrastrutture della nostra nazione
dovranno affrontare la sfida dell'adeguamento a tale incremento
delle movimentazioni di merci, specialmente in conseguenza dei
crescenti intasamenti cagionati da altro traffico commerciale
e passeggeri. Problemi quali la semplice mancanza dei segnali
di traffico sulla mano sinistra per i camion che partono dai terminal
marittimi, ovvero i passaggi a livello ferroviari sulle strade
locali, possono strozzare il traffico e creare colli di bottiglia
per il trasporto di merci".
In termini di investimento, i porti prevedono che allo scopo
di aggiornare ed ammodernare le proprie infrastrutture, essi spenderanno
poco più di 8,3 miliardi di dollari nel periodo dal 2000
al 2004.
Al fine di far sì che i porti siano in grado di finanziare
questi investimenti, molti di loro sono entrati in società
con l'industria privata, il che è qualcosa che l'AAPA non
solo approva, ma cerca anche di favorire.
Molti organismi portuali di tutti gli Stati Uniti per lungo tempo
hanno tenuto fermo il convincimento che le operazioni portuali
avrebbero dovuto essere lasciate al settore privato, ma, secondo
l'AAPA, il dibattito ora volge nel senso che la privatizzazione
costituisce una delle principali soluzioni ai problemi che si
ritiene debbano essere affrontati dai porti pubblici statunitensi,
quali la mancanza di esposizione alle pressioni verso operazioni
commerciali del tutto competitive, l'operatività a livelli
meno che efficaci, nonché l'essere soggetti a pressioni
politiche indebite.
A fronte di queste argomentazioni, vi è il convincimento
secondo il quale il sistema portuale degli U.S.A. è già
assai decentrato, altamente competitivo, estremamente efficiente
e già privatizzato mediante varie forme giurisdizionali.
Inoltre, i discorsi sulla privatizzazione dovrebbero sempre essere
temperati dalla comprensione che le autorità portuali erano
state in origine costituite negli Stati Uniti al fine di porre
fine al monopolio ed agli abusi del settore privato e di fornire
le infrastrutture ed i servizi essenziali che il settore privato
non era in grado (o non voleva) assicurare.
Quali che siano i pro ed i contro delle suddette argomentazioni,
la questione è troppo complessa ed esiste tanta confusione
in molte teste quando si cerca di comprendere lo scenario portuale
statunitense.
Ad esempio, in diversi casi, il desiderio di commercializzare
le operazioni portuali pubbliche ha indotto alcune autorità
portuali a costituire consociate operative quasi private, com'è
accaduto per la Autorità Portuale della Virginia (Virginia
International Terminals), l'Amministrazione Portuale del Maryland
(Maryland International Terminals) e l'Autorità Portuale
di Tampa Bay (Tampa Bay International Terminals).
In effetti, una recente indagine dell'AAPA sui suoi porti associati
ha identificato 31 porti in cui la movimentazione dei carichi
viene espletata da personale dell'autorità portuale, 34
porti in cui tali funzioni vengono svolte da operatori terminalistici
affittuari e 7 agenzie operative portuali che noleggiano alcune
infrastrutture e ne gestiscono in proprio altre.
Così, come si può vedere, il settore privato è
ben radicato negli USA; molti porti noleggiano i singoli terminal
direttamente agli stivatori ed agli armatori. La P&O Ports,
la SSA, la Hanjin Shipping, la Maersk SeaLand, la Evergreen e
la OOCL sono solo alcuni degli affittuari che occupano i terminal
in porti pubblici quali Los Angeles, Long Beach, Seattle, New
York/New Jersey, Baltimora e Huston, per nominarne solo qualcuno.
Tuttavia, dato che gli Stati Uniti non hanno al riguardo alcun
organismo normativo nazionale ed i suoi porti costituiscono una
materia affidata ai singoli stati con relative varianti sia per
quanto attiene la politica sia per ciò che riguarda le
procedure, "la AAPA può essere d'aiuto ad unificare
i porti e contribuire alla professionalità dell'amministrazione
portuale, e noi speriamo di servire al settore portuale per molti,
molti decenni ancora in futuro" ha concluso Nagle.
(da: Cargo Systems 2002, Speciale Porti)
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