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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS | ANNO XXIV - Numero 6/2006 - GIUGNO 2006 |
Trasporto marittimo
Lieve flessione per la Maersk
Il gruppo AP Møller-Maersk ha fatto registrare risultati finanziari contrastanti nel 2005. Mentre il fatturato del gigante trasportistico è aumentato del 31,5% sino a 34,8 miliardi di dollari USA ed i profitti operativi sono cresciuti del 23,9% sino a 8,3 miliardi di dollari USA, i profitti netti sono calati del 27,9% sino a 3,4 miliardi di dollari USA, il che è stato dovuto per lo più ad un maggior carico fiscale, così come alle perdite inerenti alle acquisizioni di interessi nel settore petrolifero nel Regno Unito ed ai costi relativi all'acquisizione ed alla integrazione della RPONL (Royal P&O Nedlloyd).
Gran parte della diminuzione dei profitti è da attribuire alla massiccia divisione "trasporto marittimo containers ed attività correlate" del gruppo, in cui i profitti netti sono scesi da 1,51 miliardi di dollari USA a 1,28 miliardi di dollari USA.
Ciò, malgrado l'aumento delle entrate del 36,2% sino a 21,5 miliardi di dollari USA - in parte agevolato dall'acquisizione della RPONL ad agosto - e della crescita dei profitti operativi del 21,88% sino a 3,42 miliardi di dollari USA. Inoltre, i suoi conseguenti guadagni sulle vendite del 15,9% sono risultati ben al di sopra della norma.
Detto questo, bisogna ricordare che la divisione comprende in sé gli interessi terminalistici in crescita della APMT (APM Terminals), un settore industriale che attualmente è in un periodo assai prosperoso. I traffici della APMT sono aumentati del 17% sino a 24,1 milioni di TEU, superando così la crescita del mercato complessiva.
D'altro canto, i traffici della Maersk Sealand sono aumentati solo del 6%, una percentuale al di sotto del 4% circa rispetto alla crescita del mercato complessiva. Si dice che i tassi medi di trasporto merci siano aumentati approssimativamente del 10%.
L'intera divisione "containers ed attività correlate" ha messo ancora a bilancio un costo per l'integrazione della RPONL pari a 500 milioni di dollari USA, per lo più a copertura degli esuberi e delle spese di rilocalizzazione. Nel 2005, lo stesso costo ammontava a soli 298 milioni di dollari USA.
Le notevoli perdite, dovute alla necessità di riallineare la politica di deprezzamento delle navi della RPONL, così come i costi di integrazione correlati alla fusione degli orari delle navi e dei sistemi di formazione, sono in cima alla lista dei fattori di costo.
Non c'è da meravigliarsi, perciò, del fatto che, quando a Jacques Saadè, presidente della CMA CGM, è stato recentemente chiesto se avesse paura delle nuove dimensioni della Maersk Line, abbia risposto: "Penso che, al momento attuale, ciò rappresenti più un problema per loro. Hanno un serio problema di digestione e, mentre loro sono alle prese con questo problema, noi possiamo continuare a concentrarci su questioni maggiormente produttive".
(da: Containerisation International, maggio 2006, pag. 1)
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