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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVI - Numero 11/2008 - NOVEMBRE 2008
Trasporto marittimo
L'applicazione delle corrette procedure nel trasporto
marittimo containerizzato di merci pericolose
Nessuno potrebbe affermarlo con certezza, ma le linee di
navigazione containerizzate stimano che fra il 5 ed il 10% di tutti
i box trasportati sulle proprie navi contengano merci pericolose.
Sempre che queste merci siano imballate e consegnate ai sensi
delle disposizioni del Codice Internazionale Marittimo sulle Merci
Pericolose, non dovrebbero esserci problemi per la nave o
l'equipaggio.
Tuttavia, le cose non stanno sempre così.
L'Organizzazione Marittima Internazionale stima che qualcosa
come il 30% delle spedizioni di merci pericolose non soddisfi i
requisiti previsti dal Codice IMDG; tale stima è supportata
da indagini occasionali delle autorità portuali e delle
autorità marittime, che in passato avevano indicato un
livello anche più alto di non conformità.
Ciò che può andare storto quando i rischi
comportati da merci pericolose imballate impropriamente vanno fuori
controllo è stato illustrato graficamente troppe volte in
passato.
Il cloruro di calce ed i fuochi d'artificio sono solo due degli
articoli che hanno causato le maggiori perdite di portacontainer,
dalla DG Harmony e la CMA Djakarta alla fine degli anni '90 alla
Hanjin Pennsylvania e la Hyundai Fortune più recentemente.
Anche quando le merci pericolose costituiscono un soggetto
"innocente" negli incidenti che coinvolgono le
portacontainer, come nel caso della collisione della Ever Decent e
dello spiaggiamento della MSC Napoli, la loro presenza può
procurare dei grattacapi ai soccorritori ed agli equipaggi che
devono occuparsene.
In ogni caso, quale che sia il loro ruolo nel contesto
dell'incidente, esse comportano enormi costi per gli armatori ed i
loro assicuratori.
Quando sulla DG Harmony si verificò un incendio in un
contenitore con cloruro di calce al largo della costa del Brasile
nel novembre del 1998, la nave andò totalmente perduta.
Venne dichiarata l'avaria comune ed il risarcimento complessivo
si attestò su quasi 60 milioni di dollari USA.
La CMA Djakarta ebbe a subire un incidente simile al largo
dell'Egitto, con una perdita totale assicurata di 40 milioni di
dollari USA, e, nel periodo intercorrente fra questi due eventi, si
sono verificati altri incendi, che hanno probabilmente coinvolto il
cloruro di calcio, a bordo della Sea Land Mariner al largo di Creta
e della Aconcagua al largo dell'Ecuador.
Quest'ultimo incendio potrebbe in effetti essere stato innescato
da lingotti di magnesio, che sono stati altresì la possibile
causa suggerita per l'esplosione sulla Hyundai Fortune a marzo del
2006.
Il costo di questi incidenti è in costante aumento.
La Hanjin Pennsylvania, che dovette subire un incendio fatale a
novembre del 2002, è costata agli assicuratori 130 milioni di
dollari USA ed il costo massimo probabile della perdita della
Hyundai Fortune potrebbe aggirarsi sui 300 milioni di dollari ed
oltre.
Ciò che preoccupa gli assicuratori è che, se un
incidente simile dovesse accadere su una delle superportacontainer
della nuova generazione, a pieno carico, con la perdita totale della
nave e di tutto il suo carico, il conto potrebbe aggirarsi su più
di 2,1 miliardi di dollari.
Il ruolo-chiave nella minimizzazione dei rischi
La IMO certamente ha un ruolo da svolgere nella minimizzazione
dei rischi del ripetersi di un incidente.
Ad esempio, una volta valutati in modo appropriato i rischi
indotti dal cloruro di calce, sono state apportate delle modifiche
alle disposizioni del Codice IMDG al fine di ridurre la probabilità
che una consegna possa auto-incendiarsi.
Tuttavia, ci sono ancora caricatori che non si attengono al
codice, sia intenzionalmente, allo scopo di evitare i costi
aggiuntivi imposti dei vettori marittimi, sia inconsapevolmente, a
causa di ignoranza.
In teoria, è il comandante della nave o il primo
ufficiale che deve occuparsi di far sì che ogni contenitore
caricato sulla nave sia conforme alle regole pertinenti.
In pratica, ciò è semplicemente impossibile: ci
sono troppi contenitori e non c'è abbastanza tempo.
Perciò, è il personale di terra che rappresenta la
prima linea di difesa contro i rischi comportati da merci pericolose
imballate scorrettamente o mal dichiarate.
Tuttavia, al momento attuale non è previsto alcun obbligo
di addestrare il personale di terra ai sensi del Codice IMDG per
quanto attiene la ricognizione e l'imballaggio delle merci
pericolose.
A settembre del 2007, il TT Club, con il supporto del Regno
Unito, ha presentato una proposta alla Sottocommissione merci
pericolose, carichi solidi e contenitori dell'IMO che mira a rendere
obbligatorio un periodo di addestramento.
Alcuni delegati hanno ritenuto che l'IMO non svolga attività
inerente alla regolamentazione delle operazioni a terra, ma una
disposizione simile esiste per la modalità aerea ed i rischi
assai concreti indotti dalle merci pericolose sono stati l'argomento
del giorno.
Le suddette regole non sono ancora entrate in vigore: esse
dovranno essere approvate dalla Commissione sulla sicurezza
marittima quest'anno prima di diventare l'Emendamento 34-08 nel
Codice IMDG, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2009 e
diventerà vincolante un anno dopo.
Tuttavia, gli organismi deputati alla formazione stanno già
riferendo di un aumento della domanda di addestramento inerente al
Codice IMDG.
Un altro significativo cambiamento in arrivo per il Codice IMDG
è la revisione dei requisiti relativi all'inquinamento
marittimo.
Ciò fa seguito ad un mutamento dei criteri di
classificazione che risultano dal lavoro fatto per un sistema di
classificazione ed etichettatura dei prodotti chimici armonizzato a
livello globale.
Al momento attuale, il Codice IMDG fornisce una lista di
sostanze che debbono essere considerate inquinanti per il mare,
alcune delle quali vengono indicate come "seriamente inquinanti
per il mare" nella lista delle merci pericolose.
Ognuna di loro richiede un'etichettatura ed un'apposizione di
cartellini aggiuntive dei contenitori.
Ai sensi dell'Emendamento 34-08, tuttavia, la lista degli
inquinanti marittimi sarà solo indicativa: saranno i
caricatori ad assumersi la responsabilità di controllare se i
prodotti che stanno immettendo nella filiera del trasporto soddisfi
i criteri previsti dalla norma.
E' stato suggerito che, piuttosto che compiere lo sforzo e
sostenere le spese di testare ogni sostanza, i caricatori finiranno
semplicemente per catalogarle tutte come "inquinanti del mare",
specialmente perché non c'è ancora nessuna indicazione
sulla effettiva applicazione delle disposizioni.
Questa soluzione, anche se elegante ed economica, finisce per
eludere lo scopo della norma e quindi può darsi che l'IMO
debba tornare a rivedere il modo in cui la regola è stata
scritta.
Fornire una guida ai caricatori
Il TT Club ed un certo numero di altri importanti assicuratori
hanno interesse a ridurre il numero dei reclami correlati al
trasporto di merci pericolose e sono nella situazione tale da poter
assicurare una guida agli armatori ed ai caricatori circa il modo
migliore per minimizzare i rischi.
Il TT Club dispone di uno specifico documento contenente
linee-guida nella propria serie "Stop Loss" sulle merci
pericolose ed attualmente è alla ricerca del modo in cui i
dati storici sugli incidenti si possano utilizzare per identificare
le linee di tendenza ed i settori ad alto rischio.
Infatti, quegli incidenti di rilievo prima evidenziati
rappresentano solo la punta dell'iceberg.
Si ritiene che piccole fuoriuscite e piccoli incendi si
verifichino tutte le settimane ma che raramente si parli di loro.
In effetti, è la comunità degli assicuratori che
spesso dispone delle informazioni necessarie a supportare le nuove
iniziative inerenti alla sicurezza delle persone e ora sembra che ci
stia muovendo verso uno scenario in cui quella comunità sia
maggiormente disposta a condividere più diffusamente quelle
informazioni, allo scopo di ridurre le perdite e, non
dimentichiamolo, le lesioni e gli incidenti mortali dei marittimi e
del personale di terra. (da: Lloyd's List - TT Club 40th
Anniversary 1968-2008, pagg. 16-17)
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